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"Marcia pdl sul decreto, Lega sotto assedio", di Francesco Lo Sardo

“Arditi” berluscones scatenati su Iva e pensioni. Il Capo tace

Il disordine ha raggiunto il clou. Campane sempre più a morto per il prelievo di solidarietà sui redditi oltre i 90mila euro, viceversa Iva al galoppo, mentre resta ancora alta la tensione tra Pdl e Lega sulle pensioni di anzianità. Queste le ultime confuse notizie che arrivano dal fronte della maggioranza. Parte in commissione al senato l’iter parlamentare della manovra bis e sul decreto legge di Ferragosto da 45,5 miliardi lo scontro nella maggioranza si acuisce.
La crisi morde, la Bce continua a invitare a far presto: i tempi per l’approvazione del decreto sono strettissimi, ma i suoi contenuti continuano a cambiare di ora in ora. Dietro lo scontro sulla manovra si gioca del resto una partita di potere, di ridefinizione dei rapporti di forza nella maggioranza i cui esiti saranno rilevantissimi per l’evoluzione della situazione politica. Stavolte nell’estenuante braccio di ferro Tremonti- Berlusconi – che non poteva non investire anche la manovra – sono apertamente e rumorosamente entrate in campo forze organizzate di tre gruppi interni al Pdl che stanno testando, nel fuoco dell’azione, il loro peso specifico: il correntone di Scajola, gli “arditi” di Crosetto e Stracquadanio, il pianeta Formigoni. Per un verso questi gruppi, che marciano divisi sulla manovra tremontiana, giocano di sponda con Berlusconi in chiave anti-Tremonti, per altro si muovono già in una logica di autonomia postberlusconiana.
Il Cavaliere, come Mussolini ai tempi della marcia su Roma, resta prudente a Milano, lascia fare e tace: se l’operazione di attacco a Tremonti e alla Lega andrà bene, allora ci metterà il cilindro sopra.
Ieri gli scajoliani hanno annunciato i loro emendamenti: aumento delle aliquote Iva al 21 e all’11 per cento, correzione della tassa di solidarietà con il quoziente familiare, soppressione delle province più grandi. Tutte ipotesi invise alla Lega (e finora stoppate da Tremonti). Mai tanto invise quanto la riforma delle pensioni su cui puntano gli “arditi” di Crosetto e Stracquadanio, che ci aggiungono un’ondata massiccia di liberalizzazioni delle municipalizzate: due opzioni aborrite dalla Lega che, di fronte a questo sospetto pressing pidiellino non censurato dal Cavaliere, si sente sempre più sotto assedio. Oggi i due gruppi del Pdl tenteranno una saldatura, per presentarsi con più forza dal fedelissimo segretario di Berlusconi Alfano e spingere il Cavaliere ad alzare la posta con la Lega e Tremonti. La tassa di solidarietà, il tallone d’Achille del decreto, scricchiola. Ieri ne ha denunciato la facile elusività anche il servizio bilancio del senato: se sotto i colpi del Pdl questa tassa cade o se ne ridurrà il gettito, si dovranno individuare altri soldi per mantenere invariati i saldi. A quel punto saranno fatalmente investite e forse travolte le trincee su Iva a pensioni difese da Tremonti e Bossi. A meno di ricorrere all’arma finale: quella, finora esclusa, del condono tributario tombale e forse anche valutario per i patrimoni “in nero” occultati all’estero.

da www.europaquotidiano.it

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“Manovra al Senato, il governo la blinda”, di Carlo Bertini
Ma emergono dubbi dei tecnici sulle misure

Fuori, sotto l’afa cocente, i serpentoni di turisti sfilano in canottiera, incuriositi da quei signori in giacca e cravatta che varcano sudati la soglia di Palazzo Madama. Dentro, al fresco del piano ammezzato, sotto l’auspicio di Schifani di un confronto «sereno e costruttivo» liberato dall’appartenenza politica, le commissioni cominciano la via crucis della manovra. Smontata, ancor prima che dalle opposizioni, dai dossier del servizio Bilancio del Senato. Dossier sempre severi e puntigliosi, ma stavolta fa effetto sfogliare la Nota di Lettura riservata ai senatori, con 84 pagine che mettono in dubbio risparmi, entrate e tagli di spesa mirati a metterci al riparo dalla tempesta dei mercati.

E mentre la Lega e il Pdl fibrillano in ordine sparso, non sorprende che il ministro Sacconi si compiaccia che al primo voto in commissione, il terzo polo si sia unito alla maggioranza per dire sì all’articolo 8 sulla disciplina del lavoro con gli accordi aziendali. Un buon viatico per la maggioranza scossa dalle tensioni, tale da indurre il ministro ad un apprezzamento di questo «segnale». Preceduto da una cauta e diplomatica apertura sul tema delle pensioni: perché, chiarisce Sacconi, «il governo ha già fatto molto in tre anni mettendo in sicurezza a regime il sistema previdenziale e dunque la riforma organica è sostenibile». Al massimo, quindi, «si potrà discutere del regime transitorio», con due condizioni di metodo: «coniugare esigenze di sostenibilità finanziaria e sociale», primo. Secondo, «i sindacati riformisti», tradotto Cisl e Uil, «restino interlocutori privilegiati del percorso».

Ma in questa giornata convulsa di riunioni e tavoli tecnici dei partiti per mettere a punto le proposte di modifica, sono in pochi a credere che saranno le pensioni a stravolgere l’impianto della manovra. Piuttosto i nodi sono la riduzione dei parlamentari, la patrimoniale e il contributo di solidarietà dei ceti medi che molti nel Pdl vorrebbero attutire. Fino al 5 settembre e cioè per due settimane, con «tempi non adatti per un paese sul baratro», osservano i Radicali, la manovra rimpallerà tra le commissioni Lavoro, Affari Costituzionali, Industria, Finanze e Tesoro, che dovranno sfornare i loro «pareri» alla commissione principe, la Bilancio. Che tanto per cominciare, ha deciso un ciclo di audizioni, Istat, forze sociali e così via, fissando alle 20 di lunedì prossimo il termine per gli emendamenti.

Non a caso Bersani si affretta a dire che il Pd è pronto a scodellare già venerdì il suo articolato a saldi invariati: il messaggio è che la maggioranza ha bisogno di tempo per risolvere le sue paturnie. «Al massimo toccheranno l’Iva per togliere il contributo di solidarietà, ma forse neanche quello», pronostica il vicecapogruppo Pd Nicola Latorre. In ogni caso c’è tempo per le trattative: fino al 5 settembre il governo potrà dire la sua in aula, chiudendo i giochi con la fiducia sul testo votato in commissione, che con ogni probabilità sarà blindato anche alla Camera. Quindi è comprensibile la mestizia dei senatori «condannati» ad interrompere le ferie per correre in commissione a studiare i dossier: volti abbronzati e aria sconsolata. Il Palazzo ancora semi operativo, il portone principale sbarrato per il rifacimento del manto stradale in corso Rinascimento, pure il casellario postale chiuso per lavori, ma il ristorante a prezzi «politici» è aperto, ancora col menù bloccato con le cifre pre-scandalo.

I leghisti latitano, «in commissione Industria stamattina in effetti non ce ne era nessuno», racconta Latorre. Quelli che da giorni sono in piena attività sono proprio i funzionari del servizio Bilancio che fanno le pulci, punto per punto, alla manovra del governo: i tagli di province potrebbero non portare i risparmi previsti, soprattutto nella fase di transizione per il passaggio di funzioni, risorse umane e finanziarie. Quelli dei comuni anche per «i possibili oneri» delle nuove istituzioni, le unioni municipali, dotate di propri organi. E ancora: il contributo di solidarietà per il 2011 è in contrasto con lo Statuto del contribuente, perché «le modifiche si applicano al periodo d’imposta successivo a quello in corso». E anche per i viaggi in economy e il numero dei consiglieri, la manovra potrebbe ledere le prerogative di autonomia di regioni ed enti locali.

da www.lastampa.it

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«Berlusconi e il grande gelo con Bossi: “Non controlla più i suoi uomini”», di Carmelo Lopapa

Il Senatur: lui dice la sua, io la mia. Attesa per il vertice. Il Pdl punta ad intese col Terzo Polo ma non esclude la fiducia già al Senato. L´incontro tra i due leader fissato per lunedì ma si tenta di anticiparlo per stringere i tempi

Avanti a fari spenti. Senza uno straccio di accordo con la Lega. Berlusconi, ancora chiuso ad Arcore, non riesce a scorgerlo nemmeno all´orizzonte. Anche perché «Bossi non controlla più i suoi uomini, il Carroccio procede in ordine sparso» è l´amara considerazione alla quale si è abbandonato con più di un interlocutore tra i tanti sentiti ieri. Amarezza che nelle ultime ore ha camminato di pari passo con l´irritazione per lo sciopero proclamato il 6 settembre da «quegli irresponsabili» della Cgil.
La telefonata di lunedì sera con Calderoli, dopo la segreteria leghista, non lo ha rassicurato più di tanto. Resta in agenda un mezzo impegno per un faccia a faccia con Umberto Bossi. Ma lunedì prossimo. Anche se sono già in moto le «diplomazie» dei due partiti per tentare di anticipare l´armistizio a questa settimana e consentire così di presentare entro la scadenza di lunedì al Senato emendamenti condivisi alla manovra. Il fatto è che per ora i due leader hanno poco da dirsi, dopo la bocciatura da parte del Senatùr di quella revisione dell´anzianità di pensione sulla quale invece puntava il presidente del Consiglio per ridurre la stretta fiscale. Il comunicato in chiave anti-Lega diffuso a sorpresa dal premier due giorni fa ha fatto il resto. «Berlusconi dice la sua, io dico la mia» avrebbe tagliato corto il leader leghista da Gemonio, con chi gli chiedeva un commento sulla sortita dell´alleato. È un dialogo tra separati in casa, per adesso. Che riduce in stallo le trattative sulla manovra. Anche per questo, dopo i primi passi ieri in commissione al Senato, è stato rimandato a lunedì prossimo il termine per la presentazione degli emendamenti.
Anche perché parecchio si discute per quadrare i conti persino dentro il Pdl, non senza divergenze. Dopo la cena chiarificatrice di lunedì sera a Roma con il “frondista” Guido Crosetto, il segretario Pdl Angelino Alfano ieri si è chiuso per tutto il pomeriggio in via dell´Umiltà con i coordinatori La Russa e Verdini, con il ministro Paolo Romani, con lo stesso Crosetto e con il sottosegretario all´Economia Casero. Un via vai incessante di auto blu fino a sera, davanti alla sede Pdl, per mettere a punto una proposta unitaria da avanzare stasera in occasione del direttivo dei gruppi parlamentari. A fine giornata, un ministro che ha partecipato agli incontri racconta che si fa sempre più strada l´ipotesi di proporre l´innalzamento di un punto Iva. Allo scopo di ridurre se non azzerare il contributo di solidarietà. Sebbene la proposta sia destinata a scontrarsi con la netta opposizione del ministro dell´Economia (intenzionato a far leva sull´Iva solo in seconda battuta, nei prossimi mesi, quando sarà varata la delega fiscale, in sede cioè di riforma) oltre che di Bossi. Iva a parte, in cima alla lista che verrà illustrata stasera ai gruppi, Alfano avrebbe inserito una revisione del contributo di solidarietà: innalzamento della soglia e detrazioni in base ai familiari a carico. Mentre il sottosegretario all´Economia Alberto Giorgetti starebbe studiando la proposta di condono tombale (su Iva e Irpef) che gli hanno sottoposto i deputati Laboccetta e Mazzocchi e i ministri non sanno come far fronti ai tagli ai loro dicasteri per 6 miliardi. Parecchia carne al fuoco, insomma, altrettanta confusione. Il momento è complicato. E i vertici del partito si spostano in serata nello studio di Gianni Letta a Palazzo Chigi. Se la situazione restasse così critica, nel Pdl non si esclude che possa maturare un maxi emendamento con fiducia che blindi la manovra anche al Senato. Soluzione che a Palazzo Chigi dicono di voler scongiurare.
Quel che è certo è che, con questi chiari di luna col Carroccio, il dialogo dei berlusconiani in queste ore si è fatto più fitto con centristi e finiani. Suona quasi come un avvertimento alla Lega, in questa chiave, il messaggio del presidente del Senato Schifani ad apertura dei lavori, quell´invito a esaminare «le proposte nel merito, a prescindere dalla paternità». Senza vincolo di maggioranza, dunque. E la prima intesa Pdl-Terzo polo andata in scena in commissione in materia di contrattazione aziendale sarebbe il primo riscontro. Operazione non priva di rischi per la tenuta stessa del governo, come si intuisce dai toni della Padania, di giorno in giorno sempre più bollettino di guerra. «Meglio concordare ogni proposta con la Lega – avverte i suoi un berlusconiano che conosce il Nord come Crosetto – diversamente qui cade il governo».

da la Repubblica.it