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"Stime errate e norme illegittime. I tecnici «bocciano» la manovra", di Bianca Di Giovanni

Inizia l’iter della manovra in Senato. Schifani interviene in Commissione. I tecnici della Bilancio accusano: disposizioni vaghe e cifre troppo ottimistiche. Non convincono neanche le previsioni sul Pil.

La norma sul contributo di solidarietà darà un gettito «sensibilmente inferiore» a quello stimato, così come la cosiddetta Robin Tax sui petrolieri. La disposizione sul taglio ai ministeri è di difficile applicazione, quella sul Tfr dei pubblici dipendenti potrebbe risultare discriminatoria, per non parlare del comma 6 dell’articolo 1 – cioè la parte che riguarda il riordino delle agevolazioni fiscali e il decreto su un eventuale aumento delle tasse indirette e le accise – che è addirittura a rischio costituzionalità. Infine, ultima «pillola avvelenata»: il governo dovrebbe chiarire gli effetti del decreto di Ferragosto sul Pil, tema su cui Giulio Tremonti si è limitato a confermare le stime del Def di aprile. Il mondo è cambiato, ma il Pil italiano resta uguale. Credibile? Molto poco, così come sono sotto osservazione parecchi capitoli della manovra.
I tecnici della commissione Bilancio la «impallinano» con una sfilza di obiezioni. La relazione tecnica confezionata dalla Ragioneria non convince: i numeri sono poco credibili, le disposizioni troppo generiche. Dietro le norme si legge l’affanno per la rincorsa dei mercati.

ITER
Intanto in Commissione inizia la discussione generale, con un primo piccolo braccio di ferro con la Lega, che chiede più tempo, almeno fino a martedì, per preparare gli emendamenti rispetto al termine di venerdì chiesto dalle opposizioni. Finirà con un compromesso: le modifiche dovranno pervenire entro lunedì alle 20. C’è chi ha già deciso di intervenire, anticipando tutti: è il ministro Giancarlo Galan, che chiede la soppressione dell’abolizione degli enti sotto i 70 dipendenti, e l’esclusione del personale con funzioni di tutela dei beni culturali dai futuri tagli. Oggi la discussione continuerà, mentre da domani prendono il via le audizioni con le parti sociali e gli enti locali. Martedì sarà la volta delle istituzioni: Bankitalia, Istat, Corte dei Conti, Cnel. E il ministro? Per ora non si scopre: venire in parlamento senza un’intesa politica sarebbe come presentarsi davanti a un plotone d’esecuzione. Ci vuole tempo perché si arrivi alla «quadra» sulle modifiche: per ora il passaggio è strettissimo. Ci pensa Renato Schifani a inviare un messaggio inequivocabile al parlamento. Con un gesto irrituale, partecipa alla prima seduta in Commissione. «Ho soltanto augurato buon lavoro – spiega all’uscita – esprimo un invito a giudicare con grande attenzione le proposte di modifica, e a dare il massimo della professionalità in un confronto che sia il più ampio, costruttivo e sereno possibile per l’interesse del Paese». Parole pesate con il bilancino, che di fatto invitano i parlamentari a evitare «incidenti di percorso». Come dire: la manovra va varata in fretta.
Ma più si studiano le misure presentate dal governo, più i nodi si affastellano.
I tecnici della Bilancio si chiedono come mai, per valutare il gettito atteso dal contributo di solidarietà siano stati considerati i redditi relativi al 2008, essendo disponibili quelli del 2009. «Utilizzando tali dati – scrivono – il gettito risulterebbe pari a 2,14 miliardi, cifra sensibilmente inferiore a quella stimata dalla relazione tecnica». Su quella misura pende anche il rischio di elusione, perché a causa del prelievo per i dirigenti «potrebbe determinarsi un utilizzo più ingente di fringe benefits al fine di ridurre il reddito». Durissimo il richiamo sulla disposizione che prevede la riduzione delle agevolazioni, e in subordine un decreto che rimoduli le imposte indirette.
Tutto per recuperare 4 miliardi nel 2012. Per i tecnici la misura non è compatibile con l’articolo 23 della Costituzione, che per un’imposizione fiscale prevede comunque una disposizione di legge con indicazioni precise. In questo caso l’unico vincolo è il gettito: rastrellare quei miliardi. Poco attendibili anche i tagli ai ministeri (6 miliardi), che richiederebbero per alcune voci disposizioni di legge. Così come non sono chiari i risparmi dalla diminuzione del personale. Insomma, c’è molto da riscrivere.

da L’Unità

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«Anche il rischio elusione sull´eurotassa, per sostituirla manovra Iva da 6 miliardi», di Valentina Conte

Pure per la Robin Hood Tax gettito sovrastimato: due miliardi di incasso sono troppi
Rilievi degli uffici tecnici del Senato sulla retroattività del prelievo per i redditi 2010

Tutte le strade portano all´Iva. Anche quelle che passano dal Senato. Nel giorno di esordio della manovra bis in commissione Bilancio, l´ufficio studi di Palazzo Madama mette i primi paletti al contributo di solidarietà, ma anche alla Robin Hood Tax, la tassa sugli utili delle società energetiche. Osservazioni che incrinano le “una tantum”, a favore di un ritocco, giudicato da molti inevitabile per fare subito cassa, dell´imposta sui consumi, dopo lo stop definitivo della Lega al capitolo pensioni. L´aumento di un punto di Iva – 6,6 miliardi di incassi annui attesi, stima Confcommercio, se applicato su tutte e tre le aliquote – sale dunque sempre più nel borsino delle modifiche plausibili al decreto. «In fase emendativa si terrà conto di tutto», assicura Azzollini, relatore della manovra.
La prima stoccata degli esperti del Senato arriva, dunque, all´eurotassa. Il prelievo “solidale” del 5 e 10% (3 e 7% reali, dopo la deduzione) sui redditi sopra i 90 mila euro, che in tre anni assicurerebbe 3,8 miliardi di euro, non convince. Primo, perché è retroattivo: si applica difatti già quest´anno sui redditi 2010, in contrasto con l´articolo 3 dello Statuto del Contribuente, la legge 212 del 2000, che lo vieta. Secondo, perché può essere facilmente evaso. «Potenziali strategie elusive potrebbero incidere negativamente sull´entità del gettito atteso», scrivono i tecnici che si riferiscono ad un «uso più ingente di fringe benefits» da parte degli imprenditori o alla mancata distribuzione di utili per tre anni, ma anche all´effetto «disincentivo alla produzione del reddito o a una sua integrale dichiarazione» come mezzi per abbassare l´imponibile. Terzo, perché l´incasso previsto dalla supertassa potrebbe essere sovrastimato in quanto calcolato sui redditi 2008 e non 2009, più bassi per la crisi (il Pil nel 2009 è sceso del 5%).
Lo scenario dell´eurotassa, dunque, si complica. O scompare, come vuole Confindustria (ieri la Marcegaglia l´ha definito «folle»). Oppure viene rimodulata su due anni e tenendo conto del quoziente familiare, come chiedono le componenti cattoliche del governo, la Cisl, l´Udc (non paga chi ha più di tre figli è la proposta di Giovanardi, ad esempio). In sostituzione, parziale o totale, si può agire sull´Iva. Su tutte e tre le aliquote, quella ordinaria del 20% e quelle agevolate del 4 e del 10%. Oppure sulle due maggiori. O anche, come propone la Lega e l´Idv, alzandola solo sui beni di lusso: yacht, barche, ville, gioielli. I commercianti (ma anche il ministro del Turismo Brambilla) sono contrari. Temono la contrazione dei consumi: un punto in meno di Pil, calcolano. L´Iva è un´imposta regressiva, colpisce di più i redditi bassi, ed è la più evasa in Italia: 35,5 miliardi nel 2009 su 124,5 di gettito totale sottratto al fisco. Solo il 12,5% degli autonomi la versa, contro il 50,3% dei lavoratori dipendenti. In ogni caso, un ritocco Iva è già previsto dalla delega fiscale qualora non andasse in porto il riordino dei bonus fiscali.
Per quanto riguarda la Robin Hood Tax, l´aumento dell´Ires al 10,5%, anche qui il gettito è retroattivo e sovrastimato (2 miliardi), avvertono i tecnici. La tassa potrebbe inoltre deprimere i dividendi delle società coinvolte, penalizzando così anche le casse dello Stato nella sua veste di azionista di alcuni colossi quali Eni, Enel, Terna, SnamReteGas. Si nota, poi, che il recente calo in Borsa dei titoli può avere ricadute sui dividendi e assicurare «minori entrate» fiscali. Pasticci non secondari da sbrogliare, se si vuole raggiungere il pareggio nel 2013, a saldi invariati, come chiesto dalla Bce.

da La Repubblica

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«Manovra, stop del Governo sul condono. Allo studio soglia più alta per il contributo di solidarietà», di Ce. Do.

Manovra, riprende l’esame al Senato

Sulla possibilità di un condono da infilare nelle pieghe della manovra aggiuntiva arriva il brusco stop del Governo. «L’ipotesi di condono assolutamente non esiste. La smentiamo assolutamente», taglia corto il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero. Poco prima, sulla proposta ventilata da alcuni settori della maggioranza, era arrivata anche la frenata di Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato dove si cerca la quadratura sulla manovra. «Noi non condividiamo nuovi condoni», aveva detto l’esponente pidiellino a poche ore dall’incontro, fissato in serata a Palazzo Madama, tra il segretario politico Angelino Alfano e i direttivi del partito, con in agenda le modifiche al decreto. Proprio l’ex guardasigilli è tornato oggi, dal meeting Cl di Rimini, sul tema caldo della previdenza. «Sulle pensioni, voglio dire una parola chiara: coloro i quali hanno già una pensione, non la vedranno toccata. Non vogliamo creare un conflitto generazionale fra padri e figli. Vogliamo pensare al futuro dei giovani italiani e costruire un grande patto per loro».

Allo studio innalzamento della soglia per la supertassa
Tornando alle modifiche, Gasparri ribadisce che sul tavolo delle proposte c’è anche un possibile rialzo dell’Iva. «Stiamo valutando se sfruttarla anche in questa fase, capire se agire subito». Resta in campo il capitolo pensioni, poi, anche se, ammette Gasparri, «vogliamo evitare accelerazioni che possano portare allo scontro sociale». Ed è allo studio una “rimodulazione” del contributo di solidarietà, «che tenga conto della condizione familiare, che salvaguardi le famiglie numerose». Con una correzione della soglia più alta «120-130 mila euro» che riconsideri anche i redditi parlamentari. Il capogruppo del Pdl frena poi anche ull’eventualità di una estensione della Robin Tax ad altri settori regolati, come suggerito nel parere della commissione Industria del Senato. «La Robin Tax va bene così come è stata proposta».
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Disappunto per l’assenza del Governo in commissione Affari costituzionali
L’esame e il confronto procede, dunque. E sono già arrivati i pareri favorevoli delle commissioni (Lavori pubblici, Industria, Lavoro, Ambiente e politiche comunitarie), che hanno già trasmesso la loro valutazione alla Bilancio. Incaricata di esaminare il decreto in sede referente. Mentre si sta svolgendo la discussione presso la commissione Affari costituzionali, chiamata a formulare il parere di costituzionalità sulla manovra economica. E qui non sono mancati i fuoriprogramma, con il presidente, il pidiellino Carlo Vizzini, spazientito per l’assenza del governo. Una irritazione messa tutta nero su bianco. «La commissione intera ha espresso il proprio fermo disappunto e l’assoluto stupore per la circostanza che nessuno dei 60 componenti dell’esecutivo riesce a garantire una presenza anche allo scopo di fornire risposte e spiegazioni ai rilievi mossi da tutti i gruppi».

Industria: sì alla Robin Tax per altri settori regolati
Quanto alle valutazioni espresse dalle commissioni, tutti i pareri promuovono il decreto ma sono da registrare alcune annotazioni.
In particolare, la commissione Industria, come detto, invita a valutare l’opportunità che in relazione alla Robin Tax «vengano escluse dall’applicazione dell’Ires le società operanti nel settore delle energie da fonti rinnovabili; che l’aliquota che dovrà avere necessariamente natura provvisoria venga mantenuta al livello attuale al fine di non bloccare gli investimenti già programmati e quelli in fase di programmazione nel settore energetico». Si segnala inoltre di valutare «l’eventuale estensione dell’aliquota ad altri settore regolati, al fine di garantire un gettito analogo a quello originariamente previsto dal provvedimento d’urgenza».

X Commissione: si valuti meccanismo per risarcire imprese colpite dalla crisi libica
La commissione sottolinea quindi l’esigenza di apportare le necessarie modifiche per «non danneggiare il turismo» e segnala l’opportunità di «ulteriori interventi a favore dell’occupazione e della ricerca con particolare riguardo a quella svolta in ambito industriale». Infine si invita a valutare la possibilità di inserire «un meccanismo che assicuri un risarcimento per le imprese italiane che hanno subito dei danni a seguito della recente crisi libica».

Ambiente: ok manovra ma va ripristinato il Sistri
Parere favorevole anche dalla Commissione Lavoro – che suggerisce, tra l’altro, l’accorpamento delle festività civili alla domenica nella forma più ampia e strutturale – e dalla Commissione Territorio e Ambiente. Che approva la manovra correttiva a condizione di ripristinare il Sistri, il sistema informatico sulla tracciabilità dei rifiuti. Inoltre la XIII commissione ritiene «opportuno escludere» dalle riduzioni di spesa del ministero dell’Ambiente, i fondi «indispensabili per le misure di prima urgenza connesse al rischio idrogeologico». La manovra correttiva prevedeva infatti una riduzione dei costi dei ministeri attraverso la riduzione dei fondi Fas che, nel caso del dicastero guidato da Stefania Prestigiacomo, vanno a finanziare gli interventi in difesa del suolo.

da www.ilsole24ore.it