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«Patto sociale un bene pubblico Ci aspetta un autunno difficile», di Simone Collini

«L’impatto della manovra è fortemente recessivo e tale da scompaginare le tutele sociali». Ma la preoccupazione che Pier Luigi Bersani esprime nel corso dell’incontro nella sede del Pd con leader sindacali e rappresentanti del mondo bancario e dell’imprenditoria non è riferito soltanto al prossimo triennio. Riguarda anche tempi più stretti. «Sarà un autunno difficile», dice facendo correre lo sguardo sui volti dei vertici di Cgil, Cisl e Uil, di Confindustria, dell’Abi. Il leader del Pd prosegue avanzando agli interlocutori una proposta: «Penso sia opportuno stabilire un rapporto permanente,
insediare un tavolo per proseguire il confronto e affrontare l’emergenza». Nessuna voce contraria si fa sentire, e anzi il fatto che i 10 punti della cosiddetta contro-manovra targata Pd ricevano
molti apprezzamenti tanto dal segretario della Cgil Susanna Camussoquanto dal direttore generale di Confindustria Giampalo Galli viene giudicato un segnale incoraggiante: un po’ tutti hanno condiviso le critiche al contributo di solidarietà, mentre Galli ha contestato la proposta di tassare i capitali scudati.
Il direttore generale di Confindustria ha anche proposto agli altri un nuovo incontro per dare un’interpretazione comune sul contestato articolo 8 della manovra (che per Pd e Cgil mette a rischio il patto sociale e quindi va stralciato) e Bersani ha auspicato che questo avvenga in tempi utili per condizionare il governo. E però c’è anche un’altra preoccupazione che il leader del Pd confessa di avere: che si apra una frattura all’interno di un fronte che necessariamente, vista la gravità della situazione, ora deve restare unito.
«La convergenza tra le parti sociali è un bene pubblico», dice non a caso il leader del Pd nel corso dell’incontro al terzo piano del Nazareno.
CISL, UIL E CONFINDUSTRIA VS CGIL
Il fatto è che questo appuntamento si svolge nel giorno in cui si accende una polemica sullo sciopero generale indetto dalla Cgil per il 6 settembre. Al tavolo ci sono Susanna Camusso, che poco prima dal presidio davanti al Senato ha detto che Cisl e Uil sbagliano a contestare la scelta di Corso Italia («stanno subendo il fascino di questo governo e non pensano a come cambiare questa manovra») e a qualche posto di distanza siedono il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini e quello della Uil Luigi Angeletti, che non hanno gradito le parole del segretario Cgil. Entrambe le organizzazioni sindacali si sono espresse contro lo sciopero e anche il direttore di Confindustria Galli critica la decisione presada Corso Italia dicendo che «non serve».
IL PD E LO SCIOPERO
Bersani sa che deve muoversi su uno stretto crinale, e lo fa con la massima prudenza. Nonci sono solo i possibili alleati del fronte che dovrebbe portare «oltre Berlusconi» a dividersi, con Idv e Sel che appoggiano la decisione della Cgil e con il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini che parla di «grave errore politico» e chiede al Pd
di abbandonare «ogni ambiguità» e scegliere «da quale parte stare». C’è anche una parte dello stesso Pd che critica la decisione di indire lo sciopero (Beppe Fioroni dice che «non è il modo più responsabile per uscire dalla crisi e per il Pd sarebbe irresponsabile andare»). Questo, mentre alcuni senatori Democratici (tra cui Paolo Nerozzi e Vincenzo Vita) hanno partecipato al presidio della Cgil davanti al Senato e il responsabile economico del partito Stefano Fassina assicura che il partito sarà «in piazza con i lavoratori», pur sottolineando che il «punto politico è lavorare per l’unità contro i sabotaggi del governo e forse lo sciopero non è lo strumento più
efficace in questo senso». L’unità delle forze sociali è proprio ciò che più interessa ora a Bersani. E anche per questo schierarsi, come vorrebbe Casini, è proprio ciò che secondo lui in questo caso un partito non deve fare. Alla sede del Pd raccontano che il segretario non avrebbe gradito la tempistica scelta dalla Cgil per lanciare lo sciopero generale, giusto nelle ore in cui iDemocratici presentavano le loro proposte per correggere la manovra introducendo le misure che per Bersani dovrebbero assicurare «risparmi veri nella pubblica amministrazione, riequilibio dei sacrifici, misure di stimolo all’economia». Ma c’è anche qualcos’altro sul piano del merito, se Bersani dice: «Noi siamo un partito che è presente dove sono forze sociali che si muovono su principi compatibili con i nostri, ma la nostra preoccupazione principale è che non si disperda la convergenza raggiunta tra le forze sociali con l’accordo del 28 giugno» (e che per Bersani viene invece cancellata dall’articolo 8 della manovra, d’accordo su questo con Camusso, mentre Bonanni e Angeletti la pensano diversamente). Poi il leader del Pd aggiunge che «il governo si prende una responsabilità micidiale se lavora sulle divergenze», ma forse non è solo al governo che pensa quando continua dicendo che vanno rispettate le «strategie sindacali» che ciascuno persegue, e che però ora è prioritario «ricompattare e non disperdere i punti di intesa».

L’Unità 25.08.11