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"E' ora di mobilitarsi contro la distruzione della scuola", di Giuseppe Caliceti

Sembra impossibile, ma l’anno scolastico ai blocchi di partenza si annuncia ancora una volta peggiore dei precedenti. Gli enti locali delle regioni più virtuose, coi propri fondi ridotti ai minimi storici, non riusciranno più a tamponare i tagli epocali a fondi e personale inferti alla scuola pubblica dalla Gelmini in questi tre anni. A cui si aggiungono ora quelli della nuova manovra, in cui si rovesciano vergognosamente le tasche di bambini e ragazzini alla ricerca di qualche spicciolo. Dopo aver imposto regole per le immissioni in ruolo per favorire un’indecente campagna della Lega contro i docenti meridionali, – è questo il merito di cui si parla? – Gelmini ha rinunciato a governare la situazione. Le immissioni in ruolo si stanno svolgendo nel caos più assoluto. Gli uffici scolastici regionali applicano norme a piacimento – È questa l’autonomia? -. Migliaia di lavoratori e lavoratrici della scuola vivono nell’incertezza: non sapranno il loro orario di lavoro definitivo prima di fine settembre. Tanti alunni e studenti inizieranno il nuovo annosenza sapere l’effettiva offerta formativa a loro proposta (comunque al ribasso), come sarà articolato l’orario settimanale di studi, quali e quanti saranno i loro docenti – quelli dell’anno passato o altri? Per tentare di salvare quel che resta della scuola pubblica italiana resta sempre meno tempo a disposizione. Saranno i genitori di alunni e studenti a decidere. Chi ha soldi, può farlo individualmente: passando a una privata. Chi non ce li ha, o imparerà a rassegnarsi o dovrà imparare in fretta a farsi sentire. Mostrando la sua indignazione. Reclamando la scuola di cui parla la nostra Costituzione. Chiedendo le dimissioni del ministro all’Istruzione. È una questione di civiltà e di amore per i propri figli: per garantire loro i diritti,nonbasta più sperare in un miracolo, ora occorre impegnarsi in prima persona e ricostruire ciò che è statodistrutto e si sta finendo di distruggere. Ogni silenzio equivale a un colpevole assenso auna politica scolastica irresponsabile.

L’Unità/Emilia-Romagna 28.08.11