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"Caso Penati, la partita adesso si gioca sulla Milano-Serravalle", di Giuseppe Vespo

Filippo Penati annuncia che potrebbe rinunciare alla prescrizione e si difende. Scrive al suo partito perché tutti conoscano le sue ragioni e attacca i suoi principali accusatori, gli imprenditori sestesi Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, a loro volta sotto indagine. L’ex sindaco di Sesto san Giovanni è indagato dai pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia nell’ipotesi che per circa 15 anni sia stato il dominus di un sistema di presunte tangenti. L’inchiesta della procura è tentacolare: i capitoli più importanti sono quelli legati alla riqualificazione dell’ex area industriale delle acciaierie Falck di Sesto, dal Duemila al 2005 in mano a Giuseppe Pasini, e quello dell’acquisto da parte della provincia del 15 per cento della società Milano-Serravalle, comprate dal gruppo Gavio al prezzo di 2,9 euro per azione e rivendute nel 2005 alla provincia di Penati a 8,9 euro. Su questo fronte la procura di Monza ha chiesto una consulenza per rivalutare la congruità dell’operazione. Già i magistrati di Milano avevano disposto una perizia che si è chiusa con un parere positivo sull’acquisto fatto dalla Provincia. Per contro però, la Corte dei Conti ha stabilito che quell’affare ha causatoundanno erariale. Più volte nel corso degli anni Penati ha sostenuto l’operazione Milano-Serravalle, ricordando le indagini non abbiamo mai portato a nulla. Allora perché oggi gli investigatori riaprono quel filone, partendo dai fascicoli dei colleghi contabili? Perché fino al giugno del 2010 non si conoscevano le dichiarazioni di Piero Di Caterina e poi quelle di Giuseppe Pasini. Il primo, imprenditore di Sesto attivo nei trasporti con la «Caronte » ma con interessi anche nell’edilizia, viene chiamato in procura dai magistrati di Milano che indagano sulle bonifiche del quartiere Santa Giulia, altra grossa inchiesta che coinvolge due big delle costruzione e delle bonifiche – indagati anche a Monza:Giuseppe Grossi e Luigi Zunino. Di fronteai giudici milanesi Di Caterina inizia però a parlare di Sesto. Perché? È lui stesso a scriverlo il 26 aprile 2010 a Penati e al suo braccio destro – indagato – Giordano Vimercati in una lettera email trovata dalla Gdf: «In questa lettera (…) affronto l’argomento relativo ad una serie di versamenti di denaro che in oltre 10 anni, oserei dire 15 anni, ho elargito in contanti a favore di Filippo Penati. (…) Le ultime dazioni di denaro risalgono alla campagna elettorale di quest’anno per la candidatura alla
Presidenza della Regione, perun ammontare di circa 50.000,00 Euro. Io sono stato costretto a pagare queste notevoli somme nel corso degli anni perché nel sistema dei trasporti pubblici milanesi si è verificato un abuso da parte di Atm nella ripartizione degli introiti di tariffazione. Da qui nasce l’esigenza di avere una protezione politica (…)». Riguardo al filone d’inchiesta sulla Milano-Serravalle è sempreDi Caterina a mettere a verbale di aver sentito da un altro indagato – l’ex dirigente provinciale Antonino Princiotta – di alcune trattative segrete per stabilire il «sovrapprezzo» dell’operazione che in parte sarebbe stato poi versato anche a Penati. A queste trattative avrebbe partecipato anche il dirigente di Banca Intesa Maurizio Pagani. I magistrati motivano la sua iscrizione nel registro degli indagati come un «atto dovuto». Perché chi indaga ha presente la necessità di trovare riscontri inconfutabili alle parole dell’imprenditore. È questo, a giudizio di Penati uno dei punti deboli dell’accusa: ci sono solo le dichiarazione di due «imprenditori con il malanimo derivato dai loro insuccessi».
L’esponente democratico aggiunge poi una domanda: «Di Caterina asserisce di avermi anticipato fino al 1997 somme per oltre 2 miliardi di lire, che gli sarebbero state restituite nel 2001 dalla tangente di Pasini versata su un suo conto in Lussemburgo. C’è da chiedersi come avrebbe fatto Di Caterina a sapere molti anni prima che Pasini avrebbe comprato le aree Falck?». Infatti probabilmente non lo sapeva: l’imprenditore, da quanto mette a verbale, pagavanon con l’intento di avere indietro, ma per oliare una macchina con la quale – a suo dire – poteva fare affari. Le cose, sostiene sempre Di Caterina, vanno avanti fino al 2003. Poi «degenerano» e lui decide di tirarsi indietro. C’è però quello che viene definito dal giudice l«’indizio principe» dei rapporti tra Di Caterina e Penati: «Il preliminare di vendita concluso il 14-11-2008 da Di Caterina e da Binasco Bruno», un «mero strumento giuridico volto a fornire una giustificazione del passaggio dal Gruppo Gavio a Di Caterina della somma di 2 milioni di euro». Il dubbio è che l’affare sia un ritorno della Milano-Serravalle.
Una volta davanti ai magistrati, Di Caterina tira in ballo anche Pasini, che al quel punto parla. Penati lo accusa di aver taciuto per anni, anche quando si è presentato alle elezioni per il sindaco di Sesto. Ad ogni modo, nel rigettare la richiesta di arresto per Penati – e nel derubricare le accuse da concussione e finanziamento illecito a corruzione – il gip di Monza Anna Mapelli sostiene che ci sono «gravi indizi di reato», non le esigenze di custodia perché il reato è prescritto. I pm Mapelli e Macchia hanno fatto ricorso. Il Riesame deciderà intorno alla metà di settembre.

L’Unità 01.09.11