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"L'opposizione va all'attacco. Bersani: il governo si dimetta", di Maria Zegarelli

Un governo «in stato confusionale» costretto a fare retromarcia sulla norma che escludeva gli anni del militare di leva e dell’università ai fini del calcolo della pensione, che adesso corre e si affanna a trovare nuove misure per far quadrare i conti senza far saltare la maggioranza. L’opposizione assiste all’ennesima giornata surreale, con vertici di maggioranza, richiami del presidente del Senato a fare presto con gli emendamenti e un’Europa che guarda allo Stivale con perplessità. Maggioranza nel «caos» dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani che auspica sia il Parlamento a prendere in mano la situazione «con un’assunzione di responsabilità alla quale, pur dall’opposizione, ci rendiamo disponibili con le nostre proposte. Poi, il governo prenda finalmente atto della sua condizione e passi la mano». Un governo «incapace di guidare la barca in acque piuttosto difficili» con un timoniere che ha perso la bussola. Un governo «totalmente imbambolato. Rincretinito, nel pallone, smentito dalla sua stessa maggioranza che ha presentato 600 emendamenti e che ancora non riesce a presentare una manovra che sia credibile», rincara dall’Idv Antonio Di Pietro che come il Pd indica un’unica strada per uscire dalle secche: «Mandarlo a casa». E Pierferdinando Casini, che si era detto disponibile al confronto, davanti al balletto delle norme che entrano e escono dalla manovra prende atto: «Impossibile dialogare con questi continui cambiamenti», una presa in giro per gli italiani. E sembra di vederli gli italiani: incollati davanti alla tv un giorno apprendono che saranno chiamati a versare un contributo di solidarietà, il giorno dopo che no, è meglio sottrargli gli anni del servizio di leva e dell’università e il giorno dopo ancora vai a capirlo. «Se si usa il linguaggio della verità, l’Italia capisce», capisce che deve fare dei sacrifici, osserva Walter Veltroni, ma di fronte «all’orrenda sarabanda di queste ore è peggio del calciomercato».
Casini a fine serata, se apprezza soddisfazione «per l’inserimento all’interno della manovra della riforma della giustizia civile e della riorganizzazione degli uffici giudiziari», misura proposta «dal Terzo Polo», poco prima aveva però sottolineato come il ddl sia ormai «senza padrini e madri e, soprattutto, senza copertura finanziaria. Il governo cambia idea ogni giorno. Questo è veramente un insulto agli italiani, che avrebbero bisogno prima di tutto di serietà». Frena Felice Belisario dall’Idv: «Il governo è ormai palesemente senza guida e ha presentato solo un emendamento per la riorganizzazione degli uffici giudiziari», quindi «non ha senso» discuterne.
AVVERTIMENTO
Bersani avverte: «Da molto tempo diciamo che maggioranza e governo non sono in grado di portarci fuori dai pericoli, ma solo di aggravarli». E se a luglio il Pd accolse l’invito di Napolitano ad assumere senso di responsabilità e accettò di far votare la manovra in soli tre giorni, stavolta parte a testa bassa. O dalla maggioranza si accolgono le proposte dei democratici o sarà battaglia durissima in Parlamento. «Giulio Tremonti si sarebbe dovuto dimettere – commenta Michele Ventura dal palco della Festa democratica di Pesaro – si sarebbe dovuto dimettere lui, che ha dimostrato di non essere all’altezza del compito che è chiamato a svolgere e si sarebbe dovuto dimettere anche il presidente del Consiglio». A questo punto, ragiona Ventura, qualunque cosa, anche le elezioni anticipate, sarebbe meglio «di questo governo». E concorda il segretario di Rc Paolo Ferrero, ospite dei democratici. «Ma nessun governo di transizione, meglio pensare al modo in cui, attraverso la convergenza sui punti programmatici, mandare a casa Berlusconi».
Tante le cose non piacciono all’opposizione, dalle misure che cambierebbero il regime di agevolazioni fiscali alle Coop (Udc e Pd chiedono al governo di ripensarci); all’articolo 8 che consente alla contrattazione aziendale di derogare leggi e contratti sul lavoro, alla mancata tassazione dei capitali scudati rientrati in Italia con un’aliquota irrisoria. Il segretario Pd sfida la maggioranza anche sulla riduzione dei costi della politica, dal dimezzamento del numero dei parlamentari agli interventi sulla pubblica amministrazione: le proposte ci sono, insiste, basterebbe calendarizzarle e votarle. Intanto Francesco Boccia si chiede perché il governo, ad esempio, continui «ad essere omertoso sul concordato fiscale con la Svizzera, in linea con gli accordi appena chiusi da Germania e Regno Unito». Sottoscrivere quel concordato, «facendo pagare imposte tra il 27 e il 48% a tutti gli italiani che hanno capitali in quel Paese – spiega il parlamentare – permetterebbe di recuperare 30 miliardi di euro». Proprio quello che Berlusconi non vuole. Come la tassa di solidarietà. Per questo aveva brindato quando dopo il “verticebeffa” di Arcore con Bossi era saltata. A fine serata dal Pdl Giuliano Cazzola dice che sì, «Quasi quasi inizio a pensare che siaarrivato il momento di un governo tecnico, con una persona chenon sia Cordero di Montezemolo, ma comunque una persona in gradodi dire: signori, la situazione è questa ed un governo che dice la sua e tira dritto». Peccato, conclude, che lui conta «come il due di coppe»…

L’Unità 01.09.11

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Bersani: “Il governo a casa” Casini: “Insulto agli italiani”, di ALBERTO CUSTODERO

«Una sarabanda». «Un´araba fenice». «Una pantomima ignobile». «Il governo è in stato confusionale. Rincretinito. Nel caos. Passa dalle truffe alle comiche. Insulta gli italiani». Continua con accenti sempre più aspri la protesta dell´opposizione alla manovra-bis. Bersani detta la linea del Pd: «Siamo pronti a dare un contributo di idee e di proposte per la manovra finanziaria – dice – poi il governo vada a casa perché non è in grado di assicurare la guida del Paese». Il segretario democratico assicura che il Pd è «assolutamente intenzionato» a chiedere la calendarizzazione della proposta di dimezzare i parlamentari perché può essere approvata in tempi brevi». E ricorda che «la proposta di mettere i redditi online era un´idea di Visco».
Il capogruppo pd al Senato, Anna Finocchiaro, avverte che «l´esame in Aula della manovra potrebbe anche slittare» mentre Veltroni definisce «una sarabanda la confusione nella quale sono precipitati l´esecutivo e la maggioranza». «Il tira e molla messo in scena dalla maggioranza – aggiunge – è peggio del calciomercato». Toni duri anche dall´Idv, con il leader Di Pietro che, dopo aver dato del «rincretinito», dell´»imbambolato» e dell´»incapace di intendere e volere» al governo, auspica di «mandarlo a casa». «L´esecutivo – tuona Di Pietro – viene smentito dalla sua stessa maggioranza che ha presentato 600 emendamenti e ancora non riesce a presentare una manovra che sia credibile». La butta in sarcasmo il capogruppo dei senatori idv, Felice Belisario: «Sembra di assistere ad una delle migliori farse di Totò, ma qui c´è da piangere. Hanno perso tre settimane, ora la manovra non può essere approvata in tre giorni». A chi dalla maggioranza invita l´opposizione al dialogo, replica il leader Udc, Pier Ferdinando Casini: «Noi vogliamo collaborare, ma su che cosa? Il governo cambia idea ogni giorno, è veramente un insulto agli italiani che avrebbero bisogno prima di tutto di serietà». Ironizzano anche dal Terzo Polo i finiani. «Il governo sta rinviando di ora in ora e di giorno in giorno la presentazione dei suoi emendamenti in commissione Bilancio. A questo punto – si legge in una nota di Fli – la manovra-bis sembra diventare un´araba fenice. Che ci sia ognun lo dice. Come sia, nessun lo sa».

La Repubblica 01.09.11