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"Bimbi fuori dalle materne addio tempo pieno, classi "pollaio": si parte così", di Valeria Tancredi

A pochi giorni dall’inizio della scuola, la confusione e lo sgomento degli operatori scolastici non accennano a diminuire. La drammatica situazione in cui si trova la scuola bolognese, tra le più penalizzate d’Italia dai tagli ai fondi per la scuola pubblica, non verrà infatti alleviata da nessuna misura straordinaria, pur necessaria, di aumento dell’organico di diritto. Il cahier dès dòleances lo stila Sandra Soster, segretaria della Cgil Flc, che ci racconta i «problemi aperti più clamorosi». Intanto, «proprio nella terra che ha visto nascere e svilupparsi una scuola d’infanzia di eccellenza dice Soster-invidiata e studiata in tutto il mondo, quest’anno per la prima volta ben 450 bambini dai 3 ai 5 anni di età resteranno fuori da qualsiasi struttura, statale, comunale o privata. Vale a dire che viene negato un diritto a tantissime famiglie e si arriverà al paradosso che molti bimbi, dopo aver frequentato i nidi, resteranno a casa». L’assessore regionale Marzocchi aveva ipotizzato di finanziare con proprie risorse almeno 40 sezioni per tamponare l’emergenza, ma l’ulteriore mannaia ai trasferimenti agli enti locali contenuta nell’ultima manovra finanziaria ha cancellato anche queste residue speranze. I paesi che più soffrono di questa carenza sono quelli a più alto indice demografico: quelli della pianura e delle Terre d’Acqua mentre i quartieri di Bologna più colpiti sono Borgo Panigale, Savena e Navile. Non va meglio per i bimbi più grandicelli della scuola primaria. Al contrario delle rassicurazioni iniziali del Ministro Gelmini «il tempo pieno non verrà toccato» disse introducendo tre anni fa la stagione dei tagli indiscriminati il tempo pieno, assolutamente indispensabile per quelle famiglie, ormai la maggioranza, in cui entrambi i genitori lavorano, sta lentamente scomparendo, lasciando il posto ad alternative fantasiose per lo più a carico degli stessi genitori. «Che a quel punto osser- va la sindacalista considerando anche l’aumento della refezione scolastica, decidono di mandare i figli alle scuole private che costano poco di più. Non a caso le scuole paritarie stanno vivendo un boom». Nella provincia bolognese Incidente sulla Variante Due operai sono rimasti feriti in un incidente sul lavoro avvenuto in un cantiere della Variante di Valico, nel territorio di Rioveggio, sull’Appennino bolognese. un ventottenne di Caserta è caduto da un’impalcatura alta circa quattro metri, finendo addosso a un collega che si trovava a terra, un napoletano di 55 anni. Le loro condizioni sono di media gravità. 450i bambini tra i tre e i cinque anni che potrebbero rimanere per la prima volta fuori da qualsiasi tipo di scuola materna, anche privata. quest’anno mancano all’appello 64 sezioni di tempo pieno. E le rassicurazioni del Ministro? «La Gelmini intendeva dire che non sarebbero diminuite le sezioni già esistenti spie- ga Soster ma se aumentano gli alunni, come è il caso dell’Emilia Romagna che è la regione italiana con la più alta crescita della popolazione scolastica, con picchi a Bologna e Modena, è naturale che crescano le richieste. E il tetto fissato nel 2007 non basta più». Quest’anno in regione ci sono 2.400 alunni in più e 309 unità di personale (ATA e docenti) in meno. Anche le scuole medie, con 850 ragazzi in più e 3 classi in meno, non ridono. «Si cerca di ovviare a questa situazione che non consentirebbe neanche l’apertura delle scuole, sdoppiando alcune classi. È così che le sezioni di tempo pieno che mancano all’appello nel Bolognese rispetto alle richieste fatte dalle famiglie, nonostante le rassicurazioni della Gelmini. si sta creando il fenomeno delle classi “pollaio”, troppo numerose, dove qualità didattica, norme di sicurezza e dell’integrazione dell’handicap ne risentono irrimediabilmente», racconta Soster. L’Emilia Romagna non “vanta” solo il primato sulla crescita della popolazione scolastica, ma anche quello della precarietà degli addetti delle sue scuole. «Soprattutto negli istituti superiori i docenti sono precari, con ovvie ripercussioni sulla qualità della didattica. Gli insegnanti di sostegno lavorano con un rapporto 1 a 2,55 vale a dire che ognuno di loro si occupa di 2,55 bambini disabili. E la precarietà nella scuola bolognese oramai non risparmia nemmeno i presidi. Basta pensare che oggi ci sono 33 reggenze, cioè 33 presidi si occupano di 66 scuole», conclude la sindacalista.-;55 la media dei bambini disabili in carico ad ogni insegnante di sostegno nel Bolognese: il rapporto è salito dopo i tagli.

L’Unità/Emilia Romagna 04.09.11

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“Roma: La scuola riapre con il freno a mano tirato, fra cattedre vuote, carenze di bidelli e proteste”, di Alessandra Migliozzi

La scuola riapre con il freno a mano tirato, fra cattedre vuote, carenze di bidelli e proteste. Il ministro Gelmini ha assicurato un ritorno fra i banchi «regolare», ma nella Capitale sarà segnato dalle difficoltà.
Oggi il liceo Tasso inaugura l’anno. All’Albertelli si rientra l’8. L’avvio ufficiale è atteso per il 12 e l’umore non è alto. Il Lazio quest’anno ha perso 1.989 posti da insegnante (oltre 1.700 solo a Roma e provincia), gli ausiliari, tecnici e amministrativi in meno sono 1.220 (più di mille fra la Capitale e l’area provinciale). I numeri si traducono in disagi e già scattano le prime proteste: domani lo sciopero dei sindacati di base contro la manovra economica potrebbe mettere a rischio gli esami di riparazione e le lezioni delle classi che hanno anticipato l’apertura. Dal 7, invece, il Coordinamento precari scuola di Roma sarà sotto alla sede dell’ex Provveditorato per contestare i tagli al settore. E stamattina l’assegnazione delle supplenze parte nel caos. Solo per la primaria ci sono 1.200 cattedre da assegnare fra sostegno e posti comuni. All’infanzia sono 200. Ma all’Ufficio scolastico il personale scarseggia e le convocazioni per la chiamata dei docenti già segnano diverse rettifiche a una settimana dall’inizio ufficiale delle lezioni. «Gli elenchi delle sedi sono pieni di errori che abbiamo segnalato», conferma Antonio Cucinella, della Flc Cgil di Roma. «L’amministrazione lavora giorno e notte, ma il governo ha dato il via libera tardi alle operazioni», aggiunge Rosetta Mazziotta, Cisl Scuola.
Le scuole aspettano con ansia di poter abbinare le classi al nome dei loro docenti e intanto si preparano all’emergenza bidelli. La loro carenza, spiega Paolo Mazzoli, presidente Associazione scuole autonome del Lazio, «mette a rischio la sicurezza». Per questo sono partite le prime denunce alla Procura della Repubblica, come quella sporta dalla scuola di Via Gentile di Cinecittà: «Volevamo segnalare- spiega la vice preside- che non possiamo garantire la completa sicurezza dei bambini con così poco personale di sorveglianza». Nel frattempo le aule sono sovraffollate: le prime nella scuola di via Gentile partono con 28 alunni. Al liceo D’Assisi va peggio: ne hanno 31. I genitori della scuola Di Donato, fra le più multietniche di Roma, hanno fatto ricorso al Tar contro i tagli, l’8 ci sarà la sentenza. È partito anche un appello on line firmato, fra gli altri, dal regista Paolo Sorrentino, che ha i figli in questo plesso. Con meno docenti anche il tempo pieno diventa un lusso: non c’è posto per tutti. Così ci sono scuole, come l’Istituto Regina Elena, dove chi non ha ottenuto il servizio paga 20 euro al mese per accedere alla mensa. In altri istituti per offrire il tempo pieno a tutti i richiedenti è stato ridotto l’orario complessivo delle classi. Al comprensivo di via Tiburzi erano rimaste fuori 23 famiglie e il monte ore settimanale è stato portato a 27 invece di 30 nelle classi a tempo normale e da 40 a 37 in quelle a tempo pieno. Al 75° circolo si fanno 39 ore a settimana invece di 40.
Sono quasi spariti, infine, gli specialisti di inglese alla primaria. A Roma da 400 che erano sono diventati 98: da quest’anno «how are you?» lo insegnano i maestri di italiano e matematica addestrati con un corso breve. «Molti docenti- rivela Andrea Caroni, preside del 21° circolo- vengono disperati a confessarmi che non se la sentono di fare inglese, ma ormai sono obbligati».

Il Messaggero 05.09.11