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I giovani del Pd in marcia «Nel governo Bersani idee e ministri nuovi», di Simone Collini

Non hanno perso tempo i trenta-quarantenni del Pd che puntano a un rinnovamento del partito e della piattaforma programmatica del centrosinistra. Sabato si sono visti a Pesaro, invitati dal presidente della Provincia Matteo Ricci e dal viceresponsabile Informazione del Pd Francesco Verducci, europarlamentari come Roberto Gualtieri e Debora Serracchiani, membri della segreteria come Stefano Fassina e Matteo Orfini, responsabili dipartimentali come Andrea Orlando, segretari regionali come Stefano Bonaccini, Enzo Amendola e Andrea Manciulli, quello dei Giovani democratici Fausto Raciti, amministratori locali come Nicola Zingaretti. E da oggi sarà sulla pagina Facebook “Rifare l’Italia” un documento che fa da sintesi dell’incontro e da base per l’avvio della discussione.
CICLO
Si parte da fatto che compito del Pd «non è semplicemente la costruzione di un’alternativa a questo governo ma la chiusura di un intero ciclo ventennale e l’apertura di una nuova fase della vita del paese». Si prendono a riferimento le parole pronunciate a Rimini dal Capo dello Stato (è da vent’anni che rallenta la crescita della nostra economia echeè inaumentoladiseguaglianza nella distribuzione del reddito) sostenendo poi che «le ragioni di questo ventennale declino sono essenzialmente politiche» e che «sarebbe riduttivo limitarsi a denunciare le colpe del berlusconismo».
La crisi, scrivono i trenta-quarantenni del Pd «ha riguardato tutta la classe dirigente» e «nessuno può considerarsi privo di responsabilità». Viene denunciato un «intreccio di conservatorismo e “nuovismo” neoliberale che ha reso la politica italiana ipertrofica e impotente, invadente e al tempo stesso fortemente subalterna di fronte al peso degli interessi costituiti, delle corporazioni, dei localismi».
E viene contestato anche il bipolarismo di questi anni, «imperniato su coalizioni e leader invece che su grandi e solidi partiti di tipo europeo»: «Ha garantito una rendita di posizione agli spezzoni di classi dirigenti sopravvissuti al naufragio della prima repubblica e al tempo stesso ha impedito la realizzazione di vere riforme».
Nella parte riguardante la necessità di rinnovamento nel Pd, i trenta-quarantenni dicono di riconoscersi nella leadership di Bersani «e nel progetto su cui si è affermata» proprio perché lega l’obiettivo di rinnovare la classe dirigente a quello di fare del Pd il «protagonista di una svolta» che porti il Paese «fuori dalle secche della seconda repubblica». Dicono che il ruolo che ricoprono dimostra che uno «sforzo di rinnovamento e di promozione di una nuova classe dirigente è in atto nel Pd», ma sottolineano anche che «il rinnovamento non avviene mai per cooptazione» e che «è tempo che la nuova generazione di dirigenti democratici si assuma fino in fondo le proprie responsabilità» e soprattutto che non si possono «riproporre le idee e gli uomini» dei governi dell’Ulivo e dell’Unione.
Governi che «non hanno saputo affrancarsi da quell’intreccio di conservatorismo e subalternità al liberismo che nel nostro Paese ha impedito l’affermazione di una solida ed incisiva azione riformatrice di respiro europeo»: «Il governo guidato da Bersani dovrà segnare una discontinuità politica, culturale e programmatica prima ancora che generazionale, con quella stagione».
EUROPA
L’Europa, scrivono, va assunta come «dimensione entro cui si definisce il confronto tra progressisti e conservatori e non come un mero vincolo esterno», mentre sul piano politico dicono che bisogna «superare la logica delle coalizioni coatte». Si legge anche nel documento che qualsiasi sarà la legge con cui si voterà «le liste dovranno essere redatte sulla base di primarie di collegio».
Il documento si chiude con un neanche troppo implicito riferimento a Matteo Renzi: «L’illusione e la retorica della tabula rasa produce in realtà l’effetto opposto di tenere artificialmente in vita sotto forma di ingombranti rottami quel passato che si vorrebbe superare. Rottamare è dunque inutile e controproducente: occorre rinnovare».

L’Unità 05.09.11