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Napolitano: migliorare la manovra

Una manovra da cambiare e da rendere «più efficace e credibile» dopo che il responso dei mercati anche oggi è stato «allarmante», con una nuova «impennata» dello spread. Dopo giorni di pressing e moral suasion arriva l’affondo di Giorgio Napolitano sulla manovra, sicuro che «si è ancora in tempo» per introdurre nuove «misure capaci di rafforzarla» ora che approda in aula al Senato. Provvedimento che si stava avviando a una approvazione in tempi rapidi, rivisto e corretto dalla commissione Bilancio, probabilmente già mercoledì, rispondendo proprio al richiamo del Colle a fare presto, mantenendo il confronto responsabile tra le parti, ribadito più volte nei giorni scorsi.

Ma dopo una nuova giornata di passione a Piazza Affari, Napolitano consegna una nota durissima a maggioranza e opposizione, chiarendo che «nessuno può sottovalutare il segnale allarmante rappresentato dall’odierna impennata del differenziale tra le quotazioni dei titoli del debito pubblico italiano e quelli tedeschi», segnale «di persistente difficoltà a recuperare fiducia come è indispensabile e urgente», facendo appello a «tutte le parti politiche perchè sforzi rivolti a questo fine non vengano bloccati da incomprensioni e da pregiudiziali insostenibili». Quando arriva la nota il presidente del consiglio è ad Arcore mentre il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti è nel suo studio in via XX settembre. Le richieste del presidente della Repubblica non potranno certamente rimanere inascoltate e quindi sarà necessario mettere nuovamente mano alla manovra.

Il richiamo forte di Napolitano arriva dopo i tentativi messi in atto dal ministro dell’Economia e, insieme, dal premier, di convincere Umberto Bossi a riaprire il capitolo pensioni, in un incontro di due ore a via Bellerio. Tentativo, a quanto pare, fallito. Quale possa essere la leva per dare «credibilità» alla manovra non è dato sapere: oltre alle pensioni l’altra misura strutturale da fare subito potrebbe essere l’Iva, di cui molto si è parlato, anche se dal Tesoro, ancora nel pomeriggio, si chiariva che non era allo studio nessun intervento in materia. C’è poi lo spettro, ventilato dall’opposizione, della necessità di una imposta sui grandi patrimoni.

Nel pomeriggio la strada appariva sgombra per una veloce approvazione delle misure già messe a punto. Le opposizioni (esclusa l’Idv), avevano dato la loro disponibilità a fare approvare il provvedimento in due giorni a patto che il governo rinunci alla fiducia. Obiettivo confermato anche da Maurizio Gasparri che aveva pronosticato una chiusura «in 48 ore» se tutti i gruppi si impegnano a ridurre, o ritirare proprio, gli emendamenti (che al momento sono qualche centinaio).

Domani, comunque, sarà la capigruppo convocata per domani prima dell’avvio dei lavori dal presidente del Senato, Renato Schifani, a rimodulare la tempistica per l’esame dell’assemblea. Quanto la nodo fiducia (che in ogni caso a Palazzo Madama può essere messa in qualsiasi momento e votata subito dopo), da ambienti del Senato trapela che sia una questione ancora aperta.

Le distanze tra maggioranza e opposizione, in ogni caso, al di là delle intenzioni, restano ampie e sempre sulle stesse questioni. Da un lato i tagli agli enti locali (con gli amministratori ancora sul piede di guerra perchè così com’è la manovra impedisce «di fornire i servizi ai cittadini»), dall’altro il nodo più difficile da sciogliere del pacchetto lavoro, con la Cgil che domani scenderà in piazza, dove ci saranno anche i leader di Pd e Idv, Pier Luigi Bersani e Antonio Di Pietro. E proprio sull’articolo 8 della manovra si concentrerebbero le preoccupazioni di Giorgio Napolitano, che, secondo fonti parlamentari dell’opposizione, guarderebbe con attenzione agli effetti delle possibilità di deroga introdotte col provvedimento. Non c’è solo il passaggio cruciale dei licenziamenti, infatti, ma anche il timore che si possa derogare anche sulla sicurezza sul lavoro.

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Segnali allarmanti, rafforzare efficacia manovra»

Il presidente della Repubblica, dopo la pessima performance di oggi della Borsa (Piazza Affari -4,8%, in Europa bruciati 254mld), e l’impennata del differenziale tra Btp e Bund, lancia l’allarme: «Nessuno può sottovalutare il segnale allarmante rappresentato dall’odierna impennata del differenziale tra le quotazioni dei titoli del debito pubblico italiano e quelli tedeschi».

La preoccupazione di Napolitano è che il decreto elaborato dal Governo, e in discussione in questi giorni al Parlamento, non basti a calmierare i Mercati: «È un segnale di persistente difficoltà a recuperare fiducia come è indispensabile e urgente – spiega – si è ancora in tempo per introdurre in Senato nella legge di conversione del decreto del 13 agosto misure capaci di rafforzarne l’efficacia e la credibilità».

Quinti, l’appello «a tutte le parti politiche perchè sforzi rivolti a questo fine non vengano bloccati da incomprensioni e da pregiudiziali insostenibili».

Del resto, anche Draghi oggi aveva messo in guardia i governi europei a non cullarsi di fronte alle azioni di salvataggio e di aiuto messi in atto nei mesi scorsi dalla Banca Centrale Europea – come per esempio l’acquisto dei nostri titoli di Stato. L’Italia è avvisata. Non c’è più tempo da perdere.

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