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"I mercati, il voto anticipato e le due anime dell'esecutivo", di Marcello Sorgi

Basterà la versione quattro della manovra a placare la tempesta dei mercati? Benché il varo delle ennesime nuove misure sia avvenuto in modo abbastanza rapido, dopo il sollecito giunto lunedì sera dal Quirinale, nel Consiglio dei ministri convocato d’urgenza ieri in serata, sulla risposta da dare a questa domanda il governo resta diviso. Con Tremonti e la Lega contrari all’inseguimento infinito delle Borse e al nuovo giro di vite inflitto ieri con l’aumento dell’Iva, l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato e il recupero della tassa sugli alti redditi, e Berlusconi e gran parte dei ministri convinti che solo così si poteva tentare di risalire la china. Il premier in altre parole è disposto a pagare qualsiasi prezzo per evitare che il governo sia travolto dalla crisi. Bossi (e sotto sotto anche Tremonti) non escludono invece che a un certo punto risulti politicamente più conveniente andare ad elezioni anticipate, che non rassegnarsi alla rincorsa della speculazione finanziaria. Un’eventualità, quest’ultima, esclusa dal Quirinale, che ritiene che il governo debba fronteggiare la congiuntura cercando anche di apparire più credibile e accelerando al massimo l’iter parlamentare.

Sull’accelerata che stasera dovrebbe mettere i senatori in condizione di dare in aula la loro definitiva approvazione al testo, hanno pesato anche le scadenze dei prossimi giorni, il vertice Bce previsto per domani e il G7 dedicato all’economia annunciato per il fine settimana. Chi li ha visti ieri nell’ora delle decisioni descrive un Berlusconi rasserenato e sicuro che la nottata passerà, e un Tremonti incupito e in privato preoccupato dal continuo rimaneggiamento della manovra, che agli occhi degli osservatori stranieri rischia di contare alla fine di più dello stesso contenuto dei provvedimenti.

L’annuncio del voto di fiducia al Senato sul maxiemendamento ha ovviamente irritato l’opposizione, con cui il presidente Schifani s’era impegnato a garantire un confronto senza forzature, e i sindacati: nel giorno dello sciopero della Cgil, anche Cisl e Uil hanno reagito subito negativamente alle novità, in particolare alla decisione di tornare a cambiare le pensioni pochi giorni dopo aver solennemente rinunciato a toccarle. Il clima politico e sociale insomma è ulteriormente deteriorato, e non è affatto detto che la manovra quater non sia destinata a subire ulteriori aggiustamenti alla Camera. Come possa Berlusconi considerarsi soddisfatto del punto di arrivo del tortuoso percorso di queste settimane, davvero è difficile da capire.

La Stampa 07.09.11