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"Mancano docenti e risorse ma Gelmini non se ne accorge?", di Mariagrazia Gerina

Il ministro non va in una scuola, come dovrebbe, ad aprire l’anno scolastico. Ma parla dalle tv del premier, mostrando soddisfazione. Il pd: migliaia di cattedre restano scoperte. Le scuole di ogni ordine e gradoriaprono i battenti tra i disagi e le proteste. Ma per il ministro Mariastella Gelmini, va tutto bene. Nel partito che l’ha portata al governo, come nella scuola pubblica italiana, che Berlusconi, tre anni fa, ha affidato alle sue mani. «Il Pdl è unito e compatto, ci sono le condizioni per proseguire e completare la legislatura», assicura, affrontando impettita, dei due corni quello che in questo momento forse turba di più i
suoi sonni. E con lo stesso spirito di rimozione, e una buona dose di ritualità, fa finta di avere sotto controllo
anche l’altra questione, che invece turba i sonni di insegnanti, genitori, studenti. Alle prese con una scuola che non ha niente a che fare con quella che il ministro annuncia dal vecchio, piccolo, rassicurante schermo. Forse non è un caso se il suo «in bocca al lupo» agli studenti (sic) ha preferito farlo dalle telecamere di Studio Aperto e da quelle di Mattino Cinque. Se avesse scelto una scuola qualunque per inaugurare il quarto anno scolastico dell’ultimo governo Berlusconi, avrebbe dovuto fare i conti con la scuola reale, prostrata da dieci anni di riforme del centrodestra. Ricordate le «tre i» del Cavaliere? Dieci anni dopo, restano i tagli,
conteggiati come successi. «Quest’anno completiamo il piano di razionalizzazione della scuola», annuncia trionfante Gelmini. Come se ci fosse da gioire per quei 20mila insegnanti in meno che quest’anno si vanno ad aggiungere agli altri 68mila docenti cancellati nei tre anni precedenti. Tagli, che il ministro occulta dietro l’unico argomento che davvero ha: «Abbiamo assunto 30mila giovani docenti», dice, dimenticando che molti di quegli insegnanti ormai hanno più di cinquant’anni e tralasciando di contare le cattedre che ancora una volta saranno coperte dai precari. Rimozioni propedeutiche a quanto segue sul tempo pieno. Addirittura in aumento, secondo i dati del ministero: «170mila bambini in più ne usufruiranno». E sul sovraffollamento
delle classi, che studenti e genitori ieri ancora una volta hanno toccato con mano: il problema «esiste, ma coinvolge solo 2mila delle oltre 340mila classi», assicura il ministro. Quanto al sostegno «quest’anno raggiungiamo il picco massimo di 94mila insegnanti», festeggia il ministro. Insomma: «Va tutto bene, madama la marchesa», le fa il verso Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, replicando con ben altri numeri. Il più grave parla di «202mila studenti con disabilità, l’85% dei quali ha una diagnosi di gravità e, secondo la sentenza della Corte costituzionale, ha diritto a un insegnante di sostegno dedicato che non ha». Mentre nel computo del tempo pieno, il ministro – la corregge Puglisi – include «tutti i tempi lunghi che superano le 27 ore settimanali imposte dal ministero». Mentre il tempo pieno è «un modello educativo» che prevede 40 ore settimanali e la compresenza di più insegnanti. Ormai una chimera, dopo i tagli all’organico e alle ore. Al di là dei proclami il ministro «non ha coperto nemmeno la metà delle cattedre che si sono rese disponibili per quest’anno», denuncia il senatore Antonio Rusconi, capogruppo Pd in commissione Cultura. Mentre la sua collega della Camera, Manuela Ghizzoni, considerando da una parte «le proteste», e dall’altra i «pochi fondi, la precarietà, le classi pollaio», pronostica «un’ennesima bocciatura che farà ricordare Mariastella Gelmini come il peggiore ministro dell’Istruzione della nostra Repubblica». La mobilitazione è già partita. E coinvolge stavolta anche i dirigenti scolastici, «costretti a fare salti mortali per garantire che le scuole possano funzionare regolarmente», come ricorda il segretario della Flc Cgil Mimmo Pantaleo. Invece di occuparsi del miglioramento della qualità formativa. Un tempo c’era una legge per sostenerla. Adesso, l’ultimo allarme è per i fondi che finanziano la 440 del 1997. Già ridotti da 140 a 87 milioni, potrebbero ora subire un ulteriore
colpo.

L’Unità 13.09.11