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"Il referendum anti-Porcellum fa il botto: quota 500mila è vicina", di Federica Bagozzi

Boom a Milano e Torino, code davanti alle sedi Pd, rush nel weekend. Ristampati i moduli. Mancano appena dieci giorni alla dead line. Entro il 25 settembre i moduli devono arrivare a Roma, e negli ultimi due week end in tutta Italia è prevista una mobilitazione straordinaria per la raccolta firme contro il Porcellum.
A Roma, a Milano, a Bologna, a Bari, a Torino. Con il Pd che non cambia linea ma che di giorno in giorno si mostra più «amichevole», soprattutto in alcune zone del paese. Al punto che martedì, a Modena, D’Alema ha rivendicato il ruolo del partito («Noi stiamo raccogliendo le firme in parte notevole e altri prendono i meriti»), suscitando un’ironica replica di Parisi: «Mentre lui legittimamente si distraeva sui nostri mari, c’era chi lavorava al referendum. Del suo personale apporto alla vittoria verrà dato conto».
Se dunque il dibattito – più o meno piccato – non si placa, la campagna referendaria prende ora un ritmo febbrile.
Continuano le adesioni (di recente hanno firmato anche il presidente della provincia di Roma Zingaretti, la deputata dem Barbara Pollastrini e il deputato Pdl Pecorella) e la raccolta decolla con punte da record. In quindici giorni, a Torino, i soli Democratici hanno raccolto 16mila firme nei banchetti del centro e alla festa dem: «All’inizio in perfetta solitudine – dicono – anche se dopo Prodi e le firme di autorevoli dirigenti del Pd il clima è cambiato».
Ma, con il supporto del Pd – che organizzerà tavoli in ogni circoscrizione, nei comuni della provincia e in alcuni circoli –, nel fine settimana i referendari torinesi contano almeno di raddoppiare. Per questo hanno chiesto altri mille moduli da usare nei No Porcellum days organizzati da venerdì a domenica e, la sera di venerdì, al Quadrilatero e a san Salvario – luoghi della movida torinese – in una notte bianca che punta a drenare firme ai nottambuli.
L’obiettivo – accarezzato ma non impossibile – è arrivare a grattare dal basso quota 50mila. Nel frattempo, il referendum contro il Porcellum incassa un’altra firma autorevole, quella del fondatore del Gruppo Abele don Luigi Ciotti.
A Roma, alla sede del comitato a Santi Apostoli, cominciano a rientrare i moduli. In questi giorni ne sono stati ristampati altri 20mila. Che, aggiunti ai precedenti 170mila, rappresentano un potenziale di 3.800 firme. È la prima volta che per un referendum vengono diffusi così tanti moduli (per la consultazione promossa da Guzzetta ne furono distribuiti in tutto 70mila). Basterebbe che ne rientrassero 30mila per arrivare a 600mila firme e chiudere la partita con la Cassazione.

da Europa Quotidiano 15.09.11

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“Buone notizie referendarie”, di Stefano Menichini

Dal fronte referendario arrivano buone notizie. È regolare, massiccio, l’afflusso di firme ai tavoli allestiti in tutta Italia. Parisi smentisce le cifre ottimistiche pubblicate (addirittura 400 mila firme già raccolte) ma c’è fiducia nella possibilità di raggiungere l’obiettivo.
Come racconta Europa all’interno, ci sono situazioni – oggi citiamo fra le altre Torino – per le quali si può parlare di vero boom.
In più, molte Feste democratiche chiudono i battenti, però i tavoli si trasferiscono nelle città trovando un pubblico altrettanto desideroso di liberarsi dal Porcellum.
Tra le notizie positive va annoverata la dichiarazione di D’Alema: «Le firme le stiamo raccogliendo noi in parte notevole, e altri prendono i meriti. Noi facciamo la campagna e come spesso succede i promotori dei referendum si prendono i rimborsi. È una posizione comoda, ma va bene».
D’Alema ha ragione su tutta la linea. Perché ormai i distinguo dei vertici del Pd sono travolti dall’attivismo di federazioni, circoli, singoli militanti, tutti impegnati ai tavoli.
Sembra così lontano il luglio scorso: Bersani che diceva che promuovere un referendum elettorale era «da pazzi», la Cgil che appoggiava un quesito di contenuto opposto (di cui arbitrariamente si attribuiva l’idea al medesimo D’Alema), Orfini che criticava i dirigenti democratici pro-Mattarellum perché «così si divide il partito».
In effetti, il partito non è diviso: lavora tutto per il referendum Parisi, come sottolinea D’Alema, e generosamente offre i meriti (e i rimborsi) dell’eventuale successo a Di Pietro e a Vendola, non avendo accettato il venale consiglio di chi (come Europa) suggeriva di entrare a pieno titolo nella campagna.
Ma noi non lo dicevamo per i soldi: era solo l’ingenuo desiderio di vedere il Pd allineato con la propria gente (lo stesso desiderio che ci ha portato ad allestire un tavolo in redazione, con un buon ancorché simbolico risultato). Più raffinato, al solito, il calcolo di D’Alema: che ha fatto pensare di essere contrario al referendum (per illudere Casini) mentre in realtà, come si capisce solo oggi, ne auspicava e anzi organizzava il successo.

da Europa Quotidiano 15.09.11

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In questi giorni si raccolgono, nei comuni e nelle feste del PD, le firme per il referendum contro l’attuale sistema elettorale, il cosiddetto “porcellum”. La sua abolizione ripristinerebbe il ‘Mattarellum’, di certo non il migliore dei sistemi elettorali, ma ben più accettabile della ‘porcata’ (Ipse dixit) di Calderoli. Personalmente, mi auguro che sotto la pressione del referendum, questa maggioranza accetti di discutere i progetti di riforma del sistema elettorale, a partire da quello presentato dal PD. Per questa ragione ho firmato (alla Festa del PD di Modena) e invito a farlo, per consentire una riforma che restituisca la dignità ad un Parlamento di eletti (e non di nominati) e per ridare lo scettro agli elettori, a cui deve essere riservato il diritto di poter scegliere i propri rappresentanti.

Manuela Ghizzoni