attualità, politica italiana

"Manovra, sciopero dei Sindaci. In piazza anche quelli del Pdl", di Mariagrazia Gerina

Mancavano solo i sindaci della Lega. Ad eccezione dell’italoamericana Sandy Cane, prima cittadina a Viggiù, nel varesotto, che del veto posto da via Bellerio non si è curata: «L’avevo promesso ai miei cittadini che avrei partecipato alla protesta contro la manovra, non potevo tirarmi indietro: mi avrebbero sputato in faccia», dice, con il linguaggio diretto proprio del suo partito. Più diplomatico il sindaco di Milano Pisapia. Ieri, a Palazzo Marino, al consiglio comunale straordinario sugli effetti della manovradoveva partecipare il sindaco di Varese, Attilio Fontana, in rappresentanza dei sindaci lombardi, per il consiglio straordinario sugli effetti della manovra. E non è andato. «I sindaci della Lega hanno avuto un momento di riflessione per problemi interni, ma io credo che molti di loro ritorneranno nel fronte compatto dei sindaci per cambiare o il patto di stabilità o la manovra almeno prima della finanziaria». Unfronte vastissimo che nel giorno dello «sciopero in fascia tricolore» contro la manovra del governo Berlusconi va da Gianni Alemanno, in prima linea nella protesta contro le scelte della sua stessa maggioranza – «non possiamo lasciare questa battaglia al centrosinistra», si schermisce con i colleghi di partito, e con Palazzo Chigi – a Luigi De Magistris, dal sindaco di Torino Piero Fassino a quello di Venezia Orsoni al sindaco di Firenze Matteo Renzi. L’Italia dei Comuni che scende in piazza contro il governo Berlusconi. Ottomila sindaci in fascia tricolore, che, scavalcando anche gli steccati della loro parte politica, ieri, lungo tutta la penisola, hanno simbolicamente riconsegnato le deleghe ai prefetti delle loro città per protestare contro la manovra che ai Comuni, che siano di destra o di sinistra, leghisti o no, chiede ancora un sacrificio di 6,2 miliardi solo nel 2012 (4,2 – precisa Alemanno – con l’introduzione della Robin tax i cui introiti però non saranno subito disponibili»). Una cifra enorme che ciascun sindaco declina per la sua parte. «I tagli ai comuni sono tagli ai tuoi diritti», recita il volantino che molti di loro ieri molti hanno distribuito di persona per spiegare ai cittadini le ragioni della protesta contro una manovra che, togliendo ancora risorse ai comuni e agli enti locali, rischia di togliere ai cittadini anche i servizi essenziali, trasporti, nidi, assistenza agli anziani e ai disabili.Odi renderli troppo cari per essere sostenibili.
Le manovre estive, secondo le stime dell’istituto per la finanza e l´economia locale, costeranno in media 136 euro a ogni cittadino: 172euro ai romani, 227 ai milanesi, 236 ai napoletani, 220 ai torinesi, 327 ai veneziani. Cifre da cui i sindaci di tutta Italia prendono le distanze, chiamando a raccolta i loro concittadini. È chiaro che la «responsabilità dei tagli la porta tutta il governo, la manovra costringe gli amministratori a mettere la loro faccia su decisioni che non hanno preso e che anzi contestano fortemente», denuncia il sindaco di Torino Piero Fassino, puntando il dito contro il paradosso. Il sindaco di Firenze Matteo Renzi la spiega così: «È il governo che sta mettendo le mani nelle tasche dei cittadini». Una follia, contro cui si sono rivoltati anche sindaci del Pdl e della Lega. «Ci sono anche «Alemanno e Formigoni con noi», rivendica Renzi. «E non sono certo dei bolscevichi».
Formigoni sperava di poter incassare qualcosa di più con la protesta che nel caso dei presidenti di Regione riguardava soprattutto il trasporto pubblico. «Il ministro Fitto si è impegnato a istituire un tavolo». Un po’
poco vista la posta in gioco. Per esemplificarla, il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, la governatrice del Lazio Renata Polverini e Vito De Filippo, governatore della Basilicata, hanno simboicamente riconsegnato al governo i contratti del trasporto pubblico locale su ferro mettendo in evidenza l’ingestibilità delle ultime tre manovre che hannom tagliato al settore ben 1.450 milioni di euro. «Ma in gioco – hanno detto in coro – non c’è solo il trasporto, c’è la sanità, la manutenzione dell’edilizia scolastica, quella della rete stradale, l’assistenza alla persona, in una parola i servizi ai cittadini messi in discussione da decisioni unilaterali».

L’Unità 16.09.11