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"Manovra, le famiglie pagheranno 33 miliardi", di Laura Matteucci

Trentatrè miliardi sui 54 complessivi. Tanto peseranno sulle famiglie gli interventi diretti e indiretti di una manovra che deprimerà ulteriormente i consumi. A Perugia, al meeting annuale di Confesercenti, il presidente Marco Venturi diffonde dati che confermano ancora una volta gli effetti della manovra sui bilanci familiari. Di fronte a stime di crescita che continuano a contrarsi, Venturi chiede al governo di «rendersi conto che, per reperire risorse, sono necessari tagli alla spesa poiché la pressione fiscale effettiva è alla soglia insostenibile del 54%». Solo l’aumento dell’Iva significherà 140 euro in più l’anno, con un maggior gettito che arriverà alle casse pubbliche dalle famiglie pari a 3,4 miliardi. «Il 70% del peso della manovra graverà sui nuclei familiari », sostiene la confederazione delle pmi. Critiche pesanti arrivano anche da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini («l’aumento dell’Iva è una scelta che rischia di congelare ancor di più i consumi»), e del leader dell’Udc Pierferdinando Casini: «Preoccupazioni molto serie, sono quelle di tutti gli italiani che vedono una manovra fatta di rattoppi e ripensamenti, non è strutturale e non affronta i temi della crescita».
INCONGRUENZE A pagare maggiormente l’Iva al 21%, incremento appena scattato su quasi tutti i beni di consumo, saranno le famiglie del Nordovest (166 euro aggiuntivi), di meno quelle delle isole (102). I nuclei composti da imprenditori e professionisti pagheranno 220 euro in più, impiegati e dirigenti 189 euro, 149 gli operai. E gli aumenti, secondo le associazioni dei consumatori, potrebbero moltiplicarsi con ricadute sull’inflazione e aggravi fino a 306 euro annui per una famiglia di tre persone, 408 se i componenti sono quattro. Secondo il Codacons un negozio su tre ha già aumentato i prezzi, e Confesercenti sottolinea anche alcune incongruenze: «Anacronistiche – viene sottolineato – due aliquote molto diverse (4 e 10%) su beni alimentari le cui differenze sono demandate a complesse definizioni e a scarsa logica». Inoltre, «si paga il 20% di Iva se si acquista il caffé da preparare in casa, mentre se lo si consuma al bar viene gravato del 10%». In tema di consumi interviene anche il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, per dire che l’anno scorso gli italiani hanno cercato di mantenerne inalterato il livello, erodendo i propri risparmi (il tasso di risparmio è calato del 9%). «Le famiglie hanno considerato che la crisi fosse transitoria, mentre ora – fa notare Giovannini – il clima di fiducia sta peggiorando, visto che le misure prese nella manovra prefigurano 3-4 anni di stretta molto forte». A questo scenario «aggiungiamo il dramma di migliaia di chiusure di imprese commerciali e del turismo», riprende Venturi. «Nel solo biennio di congiuntura negativa 2008-2009 il saldo tra aperture e chiusure è salito a meno 110mila: in soli 24 mesi, insomma, hanno chiuso 30mila imprese in più rispetto ai tre anni che precedono la crisi» Ma il problema è dato soprattutto dalle previsioni. Sulla crescita i conti non tornano: dalle stime aggiornate Confesercenti-Ref risulta che «le speranze di ripresa nel 2012 svaniscono con un Pil che crescerà dello 0,1% e con i consumi bloccati su una crescita zero rispetto al 2011 (dopo aver registrato nel 2010 l’1% e quest’anno solo lo 0,5%)». Tutto questo mentre la pressione fiscale non fa che aumentare. Una stima confermata anche dalla Cgia di Mestre: «Nel 2014 – dice il segretario, Giuseppe Bertolussi – gli effetti delle manovre di luglio e Ferragosto faranno schizzare la pressione fiscale reale oltre il 54%», un livello «che rischia di deprimere l’economia e gettare nello sconforto milioni di italiani fedeli al fisco». La Confesercenti continua a battere sui tagli alla spesa: «In tre anni con meno sprechi potremmo recuperare 20 miliardi e altrettanti dalla cessione del 5% del patrimonio pubblico non utilizzato dalla p.a – chiude Venturi – Se si aggiungono altri 11 miliardi con la riduzione del10%delle partecipazioni pubbliche si potrebbe contare su più di 50 miliardi al posto di nuove tasse».

L’Unità 18.09.11