scuola | formazione

"Inagibilità scolastica: nove edifici su dieci hanno bisogno di cure", di Mariagrazia Gerina

«Che nessun genitore debba più piangere i suoi figli», così si era detto Antonio Morelli, dopo il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, 31 ottobre 2002. «Da allora, nulla è stato fatto perché quello che è accaduto ai nostri figli non si ripeta nel resto d’Italia», recita la sua denuncia amara, nove anni dopo.«Avremmodovuto imparare da San Giuliano: e invece sette anni dopo, a L’Aquila altri ragazzi sono finiti sotto le macerie», gli fa eco Carlo Fonzi, abruzzese, che di mestiere fa il preside, mentre scorre le immagini della Casa dello studente sbriciolata. «La scuola che dirigo attualmente si salvò, perché più periferica», racconta. Questione di fortuna, in un certo senso. Perché l’istituto magistrale Collecchi, come la maggior parte degli altri edifici scolastici abruzzesi, non aveva neppure il certificato che ne garantisse l’agibilità statica. Quello arrivò postumo. «Ma ancora oggi mancano il certificato anti-incendi e quello igienico- sanitario», denuncia. Voci dalla scuola che frana. E cifre, non meno drammatiche, quelle raccolte da Cittadinanzattiva nel suo IX Rapporto sulla Sicurezza degli edifici scolastici. Illustrato alla presenza anche del capo della protezione civile Franco Gabrielli, già prefetto de L’Aquila. Il 42% delle scuole italiane si trova in una zona sismica. E ancora oggi, solo il 41% possiede quel maledetto certificato di agibilità. Su 88 edifici scolastici esaminati a campione lungo tutta la penisola, dalla Sicilia alla Lombardia, ben diciassette presentano lesioni strutturali. Mentre i distacchi di intonaco sono ancora più diffusi. Presenti nel 18%delle aule scolastiche. Quelle in cui gli studenti vengono stipati anche in più di 30. Che secondo Cittadinanzattiva sono l’l’1,7 ogni cento e non lo 0,6% come dice il ministro, che comunque, tradotto in cifre vuol dire: 66mila alunni stipati in 2220 classi pollaio. Pavimenti sconnessi (nel 21% dei casi), finestre rotte (33%), banchi e sedie rotte (rispettivamente nel 13% e nel 18% dei casi), tapparelle o persiane chenon esistono (56%). In sintesi: nell’89% delle scuole ci sarebbe bisogno di interventi ordinari. Mentre nel 31% di interventi straordinari. Eppure quando la scuola chiede che siano effettuati anche con urgenza, una volta su tre, non ottiene risposta. E il problema non è solo l’agibilità statica. L’88% delle aule non ha porte anti-panico. Il certificato anti-incendio, ce l’ha poco più di una scuola su 4 (28%). Quello igienico-sanitario è assente nel 60% dei casi. Un dato drammatico, che il Rapporto non riesce a rilevare, riguarda la presenza di amianto. C’è però un rapporto riservato del ministero dell’Istruzione, citato da Cittadinanzattiva, che fa venire i brividi: l’amianto, sarebbe ancora presente in 2.400 scuole. Una stima che purtroppo, potrebbe essere sbagliata per difetto. Visto che il 44% delle scuole è stato costruito tra il 1961 ed il 1980: «Anni in cui – osserva Cittadinanzattiva – si faceva massiccio utilizzo dell’amianto». E lo stato che fa? Ci vorrebbero 13 miliardi solo per intervenire nelle aree sismiche. Ma il sottosegretario Mantovani suggerisce che è meglio «non demoralizzarsi » più di tanto: «Il ministro Gelmini è riuscito a strappare dalle unghie di Tremonti, un miliardo di fondi Fas», sorride, snocciolando le cifre di quello che lui considera un successo. Ossia di quel miliardo, appena 161milioni sono stati ad oggi impegnati per interventi in 1588 istituti. Mancano all’appello altre 200 scuole e altri 197 milioni della prima tranche da 358 milioni, sbloccata dal Cipe a maggio 2010. La seconda tranche da 400milioni è ancora sub judice. E sarà oggetto domani di un primo confronto tra Stato e Regioni. «Non vedo cosa ci sia da essere soddisfatti», osserva la deputata Pd Rosa De Pasquale, che presenterà una interrogazione per conoscere come siano stati spesi quei soldi. Mentre la senatrice Pd Mariangela Bastico ricorda che gli enti locali hanno le mani legate dal Patto di stabilità, che non risparmia neppure questa voce di spesa. E un osservatorio permanente per sapere che fine fanno i soldi destinati all’edilizia scolastica è ciò che chiede anche Cittadinanzattiva. Insieme all’anagrafe degli edifici, non ancora ufficializzata dal ministero.

L’Unità 21.09.11