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"Dimissioni "costose" per Mediaset", di Francesco Manacorda

Quanto vale per le aziende dell’imprenditore Silvio Berlusconi il ruolo di premier di Silvio Berlusconi? Ieri la Borsa ha dato una risposta grezza ed estemporanea, ma comunque significativa: circa 160 milioni di euro. A tanto ammonta, infatti, la perdita cumulata nella giornata dal colosso Mediaset (-5,32% la quotazione) e dell’assai più piccola Mondadori (-3,75%). E’ vero che Piazza Affari ha chiuso in ribasso dell’1,65% e quasi tutte le azioni del listino sono scese. Ma i cali dei due titoli che fanno capo alla Fininvest della famiglia Berlusconi sono assai più sensibili della media del mercato. E soprattutto, le azioni Mediaset e Mondadori sono scese bruscamente proprio sull’annuncio della visita del presidente del Consiglio al Quirinale, mentre il governo sembra sempre più vicino al capolinea.

Il mantra berlusconiano dell’assenza di conflitto d’interessi, spesso e volentieri ripetuto in questi anni anche da chi guida le aziende del premier – uno per tutti il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, che ama anzi sottolineare come la presenza dell’amico Silvio al governo abbia danneggiato l’azienda televisiva – si scontra così con il giudizio, certo non politico, del mercato finanziario. Le aziende di Berlusconi valgono di più perché e finché lui resta a Palazzo Chigi.

E’ paradossale riaccendere il faro sul conflitto d’interessi, mentre Berlusconi sembra assediato da problemi più gravi? Non troppo. Intanto perché ieri, in una delle sue giornate politicamente più difficili, il premier ha convocato nella sua residenza privata proprio Confalonieri. E proprio Confalonieri gli avrebbe consigliato di tener duro e di non cedere ad alcuna richiesta di un passo indietro. Di più: il valore del Berlusconi governante nei confronti delle aziende di famiglia, rischia di pesare per un uomo che si trova a far fronte a una situazione successoria complessa, con un divorzio in corso e cinque figli tra cui dividere un gruppo enorme, ma non infinito. La forza economica dell’imprenditore, che due decenni addietro fu decisiva nello spingere Berlusconi nel suo ruolo politico, rischia così di trasformarsi adesso in una trappola che può ostacolare un passo indietro.

La Stampa 22.09.11