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"Famiglie, lavoro e imprese pagano gli errori del governo", di Laura Matteucci

Già ad agosto saliti i tassi di interesse sui mutui. Imprese e famiglie alle prese con l’aumento dell’aliquota Iva al 21%. Timori per l’occupazione, mentre 4 milioni e 300mila lavoratori attendonoil rinnovo del contratto. Riparte la corsa dei tassi di interesse, sostenuta dalla crisi del debito. Si intreccia con la ripresa dell’inflazione, e con l’impatto dell’incremento dell’Iva dal 20 al 21%: solo il caro-gasolio costerà a fine anno al settore dell’autotrasporto 1,5 miliardi in più, calcola la Cgia di Mestre. Prezzi in aumento, ma consumi in calo: meno 0,3%-0,5%, secondo Confcommercio. Con un tonfo che riguarda persino computer e telefonia mobile. E alla fine, il gettito previsto dal governo di 4,2 miliardi dal 2012 «sarà inferiore», aprendo lo spazio a nuove operazioni di recupero denaro. L’Iva è già salita con effetto immediato in buona parte dei negozi per quasi tutti i generi di consumo, viceversa qualcosa come 4 milioni e 300mila occupati ancora attendono il rinnovo del contratto con conseguente, pur limitato aumento in busta paga. La benzina vola, i pacchetti di sigarette sono lievitati di 15-20 centesimi, ben più di un punto percentuale, e le associazioni dei consumatori stanno ricevendo numerose segnalazioni di cittadini relative ad «aumenti ingiustificati dei prezzi al dettaglio: alcuni
esercenti, approfittando della situazione di confusione, applicherebbero aumenti anche su beni esclusi dall’aliquota Iva».
Sono le famiglie, le imprese, è il lavoro (che, soprattutto per i giovani e le donne, proprio non c’è) a pagare
la crisi e le manovre che non sono in grado di fermarla, e che anzi alimentano nuovi tonfi di Borsa, costi di interessi maggiorati dalle tensioni sullo spread tra il rendimento dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, presagi di ulteriori tagli per chi ha già dato. Confesercenti l’ha detto pochi giorni fa: gli interventi diretti e indiretti della manovra (meno servizi dai martoriati Enti locali, tanto per iniziare) graveranno sulle famiglie per 33miliardi dei 54 complessivi, mentre continua a salire la pressione fiscale, ormai al 54%.Il presidente della Fondazione Rete imprese Italia Giuseppe De Rita commenta: «Se il federalismo fiscale si traducesse solo in un
aggravio per somma dell’imposizione fiscale generale produrrebbe un ulteriore rallentamento della crescita».
SFIDUCIA
L’ultimo rapporto dell’Abi, riferito al mese di agosto, rileva già un incremento dei tassi d’interesse sui mutui per le abitazioni: 3,5% dal 3,22% di luglio (era al 2,66% ad agosto 2010). Da attribuire, fra l’altro, anche a una maggiore quota del flusso di finanziamenti a tasso fisso, passata in un mese dal 19% al 24%. La dinamica dei
finanziamenti bancari è comunque positiva, e la crescita è superiore alla media dell’eurozona. Il credito alle imprese, dopo aver toccato il picco negativo di -3,1% a gennaio 2010, a luglio scorso era risalito a +5%, sui livelli di inizio 2009 (+1,4% a luglio nell’eurozona). Quello alle famigli i è assestato a +5,8%, trainato dai mutui per l’acquisto di abitazioni il cui tasso annuo di crescita è risultato a luglio del 5,2%. Ma gli esperti concordano:
la tensione sui mercati sui titoli bancari non può che tradursi in difficoltà per il mondo bancario e potenziali conseguenze a cascata per il sistema economico. Peraltro, non si ferma la corsa delle sofferenze per le banche italiane, già esplose con la crisi nata dai mutui subprime, in due anni quasi raddoppiate.
Le famiglie arrancano mentre la loro fiducia nel futuro sta crollando, il ceto medio si assottiglia e chi cerca di resistere – sul livello dei consumi, sullo standard di vita – lo fa a scapito dei risparmi accumulati (che dal 2002 al 2010 sono caduti del 67,75%, con un buon26,6% affossato solo nel 2010). Secondo una recente indagine di Confcommercio, del resto, il reddito pro capite è calato del 7,1% tra il 2007e il 2011, il peggior risultato nella storia economica italiana. E sul mercato del lavoro, già ampiamente bloccato, a breve si rifletteranno gli effetti delle ultime settimane, tra crisi finanziaria e continua revisione al ribasso delle stime di crescita del Paese (+0,3% nel 2012), che tra l’altro non verrà graziato dal traino di altre economie, in Occidente tutte in allentamento. Prendiamo un dato per tutti: i costruttori romani dell’Acer parlano di «rischio paralisi nel giro di 3-4 mesi», di 25mila posti di lavoro persi negli ultimi due anni, e di fallimenti di imprese edili aumentati nel Lazio, nei primi sei mesi del 2011, del 32%. Il tasso di disoccupazione italiana dovrebbe attestarsi all’8,2% quest’anno e all’8,5% il prossimo, dice il Fmi. Ma quasi un giovane su tre non trova lavoro e, se lo trova, è precario nella metà dei casi.

L’UNità 23.09.11