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Scommettiamo su una politica sana, diversa da Berlusconi

Rosy Bindi con un botta e risposta con i ragazzi riuniti a Cortona conclude i lavori della quarta edizione della Scuola Politica del PD, parlando di ricambio generazionale, primarie, welfare, limite dei mandati parlamentari. “Donne e uomini a servizio della comunità”. E’ Rosy Bindi , Presidente dell’Assemblea nazionale del PD, a chiudere i lavori della Scuola Politica del Partito Democratico a Cortona, organizzata dalla responsabile Formazione della Segreteria nazionale del Pd, Annamaria Parente . La Scuola, giunta alla sua quarta edizione, si è confermata un appuntamento importante e di grande spessore formativo, per le nuove generazioni di giovani (oltre 200 i partecipanti da tutta Italia) che si affacciano alla politica.

La Presidente ha iniziato il suo intervento, sottolineando l’importanza che ci sia una Scuola di Politica all’interno del PD, perché l’investimento sui giovani è l’unica garanzia di crescita negli anni a seguire . Inoltre, proprio ai giovani sarà affidato il compito di unire le diverse anime del partito, quando ci sarà una classe dirigente “di nativi del PD”, come ha evidenziato anche il Segretario Pier Luigi Bersani.

Bindi piuttosto che esporre una relazione precostruita, ha preferito rispondere alle domande che i giovani della platea le hanno posto, per meglio interpretare i dubbi e le problematiche che li coinvolgono.

Il primo tema emerso è stato quello del rinnovamento della classe dirigente all’interno del PD . E Bindi ci ha tenuto a sottolineare che questo deve essere un tema sereno da trattare, non un oggetto di contrattazione, di scontro, di pretesto, perché il ricambio generazionale è una scelta già fatta e in parte compiuta dal PD. Nessuno vuole frenare questa tendenza, ha detto, piuttosto occorre capire come accelerare il percorso, anche se già tanti segretari di circolo e neoletti a livello locale sono giovani, così come la segreteria nazionale.

Bindi ha individuato nelle prossime elezioni politiche, che appaiono sempre più imminenti ( e qui ha detto di ritenere credibile il vaticinio di Bossi di un ritorno alle urne nella primavera 2012 ndr ), un luogo ideale per attuare il ricambio generazionale nella stragrande maggioranza delle candidature. Ma riguardo alla selezione delle candidature, ha voluto ribadire che se sarà affidata esclusivamente alle primarie, non è detto che un giovane, o una donna, o una giovane donna, abbiamo abbastanza forza per vincere e poi governare. Secondo Bindi infatti, bisognerebbe investire proprio sulle donne e sui giovani, in particolar modo in alcune parti del Paese, soprattutto al sud , dove il PD ha in programma di organizzare una scuola permanente per 2000 giovani a partire dall’autunno.

Attenzione però a non scadere nel tecnicismo e nella burocrazia con un limite senza deroghe ai due mandati parlamentari per gli eletti. A sostegno della norma ora nel nostro Statuto (deroga pari al 10% degli eletti nelle elezioni precedenti) ha portato ad esempio nomi illustri della politica italiana, divenuti sempre più validi nei decenni in Parlamento: Berlinguer, Moro, Jotti, Anselmi e Napolitano.

E con questi esempi di rettitudine e capacità, Bindi ha ribadito che la politica richiede comunque grande professionalità e attitudine, che non si possono improvvisare . “Non abbiamo solo bisogno di una nuova classe dirigente, ha aggiunto, ma di dirigenti che siano all’altezza del tempo in cui governano. Per questo è necessario un grande investimento di qualità, come questa Scuola rappresenta”. Alla luce di queste considerazioni non ha mancato però di dichiararsi contraria al “professionismo della politica”, cui si può sfuggire aprendosi di più verso la società civile . “Se decidiamo di investire su persone che hanno meno di 30 anni, mi piacerebbe però che avessero una professione e un mestiere avviati. In questo modo si possono creare ottimi dirigenti, come avveniva nella DC e nel PCI”.. Ma non ci sarà alternativa valida, ha tenuto a sottolineare, se chi ha impiegato passione nella politica, per arrivare a questo punto, non rappresenterà il perno di tutto questo importante cambiamento e rinnovamento.

Bindi è poi entrata nel vivo del dibattito politico attuale, parlando del ruolo che dovrà assumere il PD per interpretare al meglio la società , sempre prendendo spunto dagli imput lanciati dai giovani studenti. Grandi culture si sono incontrate e per questo bisogna conciliare differenti esigenze, attingendo dalle esperienze migliori. E per svolgere al meglio il ruolo che siamo chiamati a ricoprire, abbiamo bisogno di tante competenze diverse all’interno del Partito, per rieducare gli italiani dai vizi che hanno coltivato in questi anni, anche con l’ausilio di una parte della politica italiana controllata da Berlusconi.

In sostanza, il PD vuole unire in democrazia, ovvero nella società, nella politica e nel Partito, mentre gli altri separano, puntando sull’individualismo. Il mondo non si salverà se non affrontiamo seriamente il tema della democrazia, ricordando però che in politica non si impongono i cambiamenti, bisogna ottenere un consenso democratico. C’è da compiere un lavoro enorme in questo senso, ha sottolineato Bindi, il PD ha il compito di aggregare le cause che ci hanno portato alla crisi, capirle e superarle. Perché la politica negli ultimi tempi è rimasta prigioniera di se stessa, non ha cercato gli strumenti per interpretare il cambiamento .

L’esponente democratica si è rivolta ai giovani della Scuola, con la massima onestà politica che la caratterizza, facendo autocritica rispetto ad un atteggiamento “di timidezza intellettuale” della classe politica di centrosinistra negli anni bui del berlusconismo . Sono figlia delle scelte e dei grandi cambiamenti degli anni 70, ha raccontato, anni in cui la politica una risposta l’ha trovata. Periodo di grandi riforme: dal servizio sanitario nazionale, alla chiusura dei manicomi, dalla stesura dello statuto dei lavoratori e dell’impalcatura del sistema previdenziale. “Non saremmo arrivati fino ad oggi senza quella impostazione. Per questo, dobbiamo portare a testa alta le nostre idee, perché la crisi è figlia di una destra andata avanti con l’esaltazione del singolo, non della collettività ma la crisi, è anche figlia di una timidezza delle culture alternative.

Se noi torniamo al governo, lo faremo con un programma che perfezioneremo nei prossimi mesi, ma il cui impianto è già elaborato nelle nostre proposte e che sarà nel segno del cambiamento e delle riforme istituzionali: il conflitto di interesse, la riforma dell’informazione, quella fiscale e del welfare. Non voglio più sentire che è cosa bella affrontare una manovra economica correttiva in 5 minuti – ha esortato – il Parlamento deve funzionare, ci deve essere un confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione. Questa volta però i tempi ci impongono più coraggio”. Ad esempio ha citato il conflitto di interessi: legge non fatta dal centrosinistra e che va messa subito in cantiere perché anche se se ne va Berlusconi potrebbe esserci un rischio di intrecci tra potere e interessi identico se non peggiore. Se diciamo al Paese dove vogliamo condurlo, sicuramente capirà e ci seguirà.

La crisi economica ci deve far riscoprire i valori dell’equità, giustizia e solidarietà, non per tamponare il contingente ma per costruire il futuro, investendo sui patrimoni rimasti inespressi nel nostro Paese: i giovani, le donne il Mezzogiorno . Il problema del Sud in particolare è la debolezza delle sue strutture sociali, nella quale la politica anche quella buona ci ha marciato, ed una società debole si sa, è merce di scambio. L’antipolitica la vinceremo così, perché Berlusconi non andrà via gratis e il prezzo più grande che ci farà pagare è la delegittimazione di tutta la politica.

Dobbiamo scommettere sulla politica sana, fatta da donne e uomini a servizio della comunità. Se questa è la consegna che ci diamo avremo una crescita che non è solo economica ma anche civile e morale .

Anto. Pro.

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