attualità, politica italiana

"Gli investimenti crollano al Nord", di Gianni Trovati

La casa domina il cantiere condiviso fra manovra e federalismo intorno ai conti degli enti locali, ma non è da sola: tra i dossier che affollano i tavoli dei tecnici e della politica, e che saranno al centro del confronto con i sindaci per ricucire gli strappi provocati dalla manovra, ci sono anche i nodi della «virtuosità», che dovrebbe distribuire sconti ai migliori, e della Robin Tax, chiamata ad alleggerire il conto complessivo su Comuni, Province e Regioni. Tutte le biglie sono in movimento, e da come si fermeranno dipende la sorte di molti bilanci locali per il prossimo anno.

Dal momento che i saldi sono “sacri”, il campo d’azione principale per chi vuol dare più spazio finanziario ai sindaci è quello delle entrate, con una sorta di scambio fra riduzione di risorse e maggiore autonomia fiscale. Una parte di questo scambio è già stata scritta nella manovra-bis, con l’anticipo al 2012 dello sblocco totale per l’addizionale Irpef, ma non è bastata ad abbassare la temperatura nel rapporto fra Governo e Comuni. Nasce da qui l’idea di anticipare al 2012 il debutto dell’imposta municipale unica (si veda anche Il Sole 24 Ore del 19 settembre), che metterebbe nelle mani dei sindaci una leva in più al posto dell’Ici, ancora congelata dal blocco tributario introdotto nel 2008. L’ipotesi presenta dei rischi, al punto che tra le opzioni potrebbe affacciarsi anche quella di un anticipo più “morbido” al 2013, perché se in tanti sfruttassero la possibilità di alzare l’aliquota (il massimo è il 10,6 per mille, contro il 7 per mille dell’Ici, ma bisogna considerare che l’Imu assorbe anche l’Irpef pagata sui redditi fondiari) l’equazione «federalismo fiscale = più tasse locali» diventerebbe difficile da combattere. Un rischio, questo, tanto più concreto per imprese e commercianti, che subirebbero la nuova aliquota senza nemmeno compensarla parzialmente con l’addio all’Irpef sui redditi fondiari.

Rientra in questo scenario anche il lavoro sulle rendite catastali (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), il cui ritocco amplia una base imponibile generatrice soprattutto di tributi locali, e quindi di diretto interesse dei sindaci. Questa strada presenta meno rischi della prima perché l’aggiornamento dei valori non sarebbe figlio del federalismo, e i sindaci si vedrebbero aumentare le risorse senza dover toccare le aliquote.
Il ventaglio degli interventi non si esaurisce comunque sulla casa.

L’ondata post-manovra si intreccia con il ticket al federalismo municipale, il decreto che più degli altri ha bisogno di revisioni per poter funzionare al meglio. Qui il punto più delicato riguarda la compartecipazione all’Iva, sulla quale la distribuzione pro capite su base regionale zoppica per l’attendibilità dei dati (il quadro Vt delle dichiarazioni, su cui si basa, spesso non è compilato) e non offre al Comune nessun reale premio anti-evasione. L’idea, al riguardo, sarebbe quella di tornare alla compartecipazione Irpef, pensata inizialmente, che permetterebbe al Comune di trattenere una quota del gettito nato sul territorio.

Resta poi tutta da risolvere la questione dei «virtuosi», che secondo la manovra-bis dovrebbe premiare già nel 2012 gli enti che ottengono le performance migliori in base al panel di indicatori scritto nel decreto di luglio. Il problema, sul punto, è che molti degli indicatori non sono applicabili perché mancano i dati, o perché misurano un’evoluzione che può essere registrata solo dopo anni. Da qui nasce l’ipotesi di un’applicazione a tappe, che nel 2012 misuri i Comuni sulla base dei soli indicatori applicabili subito (per esempio l’equilibrio corrente, il rispetto del patto e la capacità di riscossione). Si tratta di un ritocco necessario anche perché, come spiega il presidente della Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale Luca Antonini, «il meccanismo della virtuosità ha un’applicazione progressiva, che sta procedendo, e nel giro di qualche anno metterà a disposizione un pacchetto completo di strumenti. Oggi stiamo completando le rilevazioni dei fabbisogni standard sulle prime due funzioni, e gli enti che vanno al voto dal prossimo anno avranno l’obbligo del bilancio “certificato” e della relazione di fine mandato».

Il Sole 24 Ore 03.10.11