attualità, politica italiana

"L´italia dei veleni", di Franco Cordero

La XVI legislatura è caso esemplare nel laboratorio politico. Aprile 2008: miserabilmente abortito l´ultimo governo centrosinistro (dove sedeva, inverosimile guardasigilli, un nomade berlusconoide), B. stravince; non s´erano mai viste maggioranze simili; cappello in mano, gli sconfitti rendono ossequio al trionfante. Dal loro campo volano ammissioni contrite: che incarni l´anima italiana; e schieri un ragguardevole establishment, particolarmente sul côté rosa. Donde un´autocritica: al diavolo l´antiberlusconismo, roba maniacale; «non porta da nessuna parte»; «tra vent´anni perderemmo ancora». Rivisitata, quest´analisi masochista suona sbalorditiva. L´asse gira storto nella famiglia politica se i perdenti dissertano così. I fatti erano più grossi d´una casa. L´uomo al potere, presunto reinventore del liberalismo (il veleno sta nell´aggettivo “moderno”), è un pirata in colletto bianco, voracissimo malaffarista, dedito al monopolio parassitario, egemone nel medium televisivo, col quale disintegra gli organi pensanti disseminando un immorale culto del successo aperto a chiunque, purché sia abbastanza furbo e svelto (i poveri diavoli lo godono in forme ipnotiche). Figura, discorsi, gesti, segnalano mente corta e asfissiante volgarità: le sue doti, molto cospicue nel codice malavitoso, appartengono al genere fraudolento, senza escludere atti brutali quando possa permetterseli; organicamente negato alla conduzione della Res publica, non sa da che parte cominci il mestiere; è un maniscalco in lavori d´orafo; e tale appariva nella XIV legislatura, governando talmente male da cadere. Cosa sia l´establishment, poi, lo dicono immagini e cronache, una corte dei miracoli uscita da infallibili selezioni in basso.
L´aprile 2008, dunque, presenta un´Italia in pericolosa spirale involutiva: quel regime piratesco infirma le radici morali (vedi etica calvinista e spirito del capitalismo): sotto tale aspetto la fortuna berlusconiana è pessimo affare; regrediamo nello sviluppo economico ma sull´onda d´una congiuntura favorevole, finché duri, pochi se ne accorgono; e se ha mano libera, in cinque anni l´occupante riconfigura lo Stato quale monarchia caraibica, applaudito dai cantori della «moderna democrazia liberale». Quante volte l´ha detto, che trasciniamo strutture obsolete, nel cui labirinto non può decidere: potendo, governerebbe come guida le aziende, a colpi fulminei (sbracato conflitto d´interessi e pudibondo silenzio nel coro); cova riforme radicali; il modello è la Protezione civile, organo d´un management risoluto, tra «uomini del fare». Gli guasta i piani la crisi americana nata dai mutui subprime, poi planetaria. Dapprima nega l´evento, incolpando gufi del malaugurio, ma i fatti hanno logiche testarde, insensibili all´imbonimento: i pazienti percepiscono sulla pelle quanto male vadano le cose; milioni d´italiani impoveriti aprono gli occhi; l´incombente povertà dissipa i fumi della sbornia. Qui emergono irrimediabili difetti. L´incantatore pifferaio zufola refrains monotoni, via via meno credibili. Dove non abbia tornaconti, sta immobile confidando nelle stelle, furiosamente attivo invece sul fronte giudiziario: l´unico che gl´importi; aveva sfondi criminali l´irresistibile ascesa, dissimulati da mani esperte, ma qualcosa affiora; e in otto anni perverte l´arnese legislativo rabberciandosi espedienti d´immunità penale. Lavorio da stregone apprendista, perché norme costituzionali ostano a tali scempi, però iberna i processi, disfarsi dei quali diventa il clou dell´agenda governativa. Il tutto nell´occhio pubblico, acuito dal malessere: aggravano l´effetto nuove accuse; le cercava inscenando serate postribolari penalmente valutabili.
In quarantun mesi dilapida il capitale elettorale, un colpo sull´altro come alla roulette, ed ecco il senso clinico dell´avventura berlusconiana. L´analista vi trova conferma d´arcaiche teorie greche. Esiodo è contadino religioso in lite col fratello che lo deruba dell´eredità corrompendo il giudice: non sappiamo come finisca la causa; ma le Opere e i giorni postulano un ordine garantito dagli dèi. Dike non accorda sconti. Solone la vede immanente nell´organismo collettivo, i cui disordini fungono da pena: i trasgressori commettono hýbris, gonfiandosi contro natura; e l´atto riesce autodistruttivo. Pura fisica sociale. Avesse sul tavolo anatomico Silvio B., l´arconte pacificatore ateniese lo presenterebbe quale caso classico. Le gesta compongono un´epopea d´immoralità: formatasi a quel modo l´enorme fortuna, crede d´essere onnipotente; soffre d´incontenibile bulimia; nelle soirées le mercenarie gli cantano inni; padrone del partito, incrimina i dissensi. In lingua psichiatrica l´hýbris è paranoia: gonfiatosi a dismisura, gesticola, sbraita, imperversa; chi gli aveva creduto lo vede nudo; e nel disinganno svaniscono i carismi. È nella logica dell´hybris negare i fatti presupponendo un dominio ormai allucinatorio: vedi Hitler 1945; «non molla» nemmeno l´attuale Führer alquanto spento; comanderà fino alla primavera 2013, ripete; e ogni tanto minaccia inchieste parlamentari alle procure. Non è più re taumaturgo: i vescovi l´hanno sconsacrato (26 settembre, con un cenno incongruo ma sommesso sul quantum dell´impegno investigativo verso l´Innominato); in via Solferino la campana segnala un morto politico; nell´assemblea lombarda Pdl (1 ottobre) Angelino Alfano, invocando «affetto e gratitudine», chiama gli amministratori locali intorno al condottiero, perché ne ha bisogno, lui che sinora volava trascinando la schiera. Lo dà defunto persino un devoto, vista anche «l´immagine internazionale del paese» (senza domandarsi come mai: A. Panebianco, «Corriere della sera», 28 settembre), ma tiene bellicosamente vivo lo spirito berlusconiano profetando una resa dei conti con la magistratura, colpevole d´avere insidiato l´augusto de cuius: secondo lui, la corruzione fiorente richiede un regolamento politico, non penale (regime consortile dei lucri?); e gli ascolti vanno praticati in dosi minime, mai contro chi abbia cariche pubbliche, nemmeno se l´apparecchio ascoltato fosse d´altri. Teorema intrepido, con lievi sentori asinino-criminaloidi. L´epifania d´Arcore è fenomeno troppo grosso perché non lasci qualche residuo tossico.

La Repubblica 05.10.11

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