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"Pochi figli, è in gioco il futuro", di Roberto Monteforte

Lo chiama il «suicidio demografico» il cardinale Angelo Bagnasco. Per il presidente del Progetto Culturale, cardinale Camillo Ruini si tratta di un «circolo vizioso involutivo da cui il Paese non sembra ancora in grado di uscire». È l’Italia che invecchia inesorabilmente. Non solo perché aumenta l’aspettativa di vita, ma proprio perché con quel tasso dell’1,4 di natalità siamo con il Giappone, fanalino di coda dei paesi industrializzati. Non si fanno figli e così non vi è un gran futuro all’orizzonte. Siamo una società vecchia, che senza ricambi vitali si fa sempre più povera. Non solo in senso economico, ma anche progettuale e culturale. Quando «si interrompe la catena generativa e si blocca il circuito della testimonianza tra le generazioni» si ha di fronte una società più povera e isterilita» osserva il presidente della Cei.
La Chiesa, alla domanda sul perché del calo delle nascite, risponde mettendo sotto accusa il modello «più consumo e meno figli». Non è così che si affronta l’emergenza economica. Non è certo colpa di chi vive la precarietà del quotidiano. Occorre mutare prospettiva e priorità. Puntare sulla famiglia e sul patto generazionale, quardando al futuro e contrastando la «cultura nichilista» e iperindividualista che in questi anni ha «decostruito» la società. E che ha pure fallito.
Bagnasco che torna a invocare una svolta per invertire quel declino del paese di cui è sintomo il calo demografico, esprime una critica netta ai modelli culturali proposti e perseguiti. Non si ferma alla denuncia. Con il «Rapporto-proposta» Il cambiamento demografico la Cei avanza analisi e proposte avvalendosi del contributo di esperti. Chiede di cambiare passo. Non è accettabile «aumentare la ricchezza di alcuni, comunque di pochi, quando si prosciugherà il destino di un popolo». Questa volta la Chiesa non si ferma alla difesa dei valori «non negoziabili». Con l’emergenza denatalità pone all’agenda del paese il tema del suo futuro.

l’Unità 6.10.11

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Il Rapporto della Cei: «Il problema non è il mercato: senza figli l’Italia implode», di Jolanda Bufalini

Nel 2050 la popolazione sotto i 60 anni sarà di 6 milioni e mezzo in meno «Altro che consumi, la crisi comincia dal calo demografico». I vescovi: «Si calcola che nel 2050 la popolazione italiana sotto i 60 anni sarà di 6 milioni e mezzo di individui in meno mentre la popolazione sopra i 60 anni conterà 9 milioni in più».

Ha cambiato per una sera aspetto il saloncino della casa editrice Laterza, via il gigantesco tavolo attorno al quale negli incontri seminariali si accendono discussioni roventi, spesso fra esponenti dell’intellighenzia laica e cattolica, al suo posto una platea di sedie e molti clergymen. Al tavolo degli oratori il cardinale Bagnasco e il cardinale Ruini per presentare «Il cambiamento demografico. Rapporto-proposta sul futuro dell’Italia» a cura del comitato per il progetto culturale della Cei, di cui Camillo Ruini è presidente. Fu proprio Sua Eminenza a prendere contatto, attraverso lo storico Andrea Riccardi, con Giuseppe Laterza. Con l’intento di dare veste laica alle ricerche sociali promosse dai vescovi. Il volume sul declino demografico dell’Italia è il secondo, del 2010 è «la sfida educativa». Veste laica ma senza il contraddittorio che è, invece, costume della Casa editrice. E qualcuno, nella bacheca verde dell’ingresso, ha appeso un brano di don Milani, dalle Esperienze pastorali: «Io al mio popolo gli ho tolto la pace. Non ho seminato che contrasti, discussioni, contrapposti schieramenti di pensiero … mi sono attirato un mucchio d’odio, ma non si può negare che tutto questo ha elevato il livello degli argomenti e di passione del mio popolo».
Contraddittorio o no, il rapporto che analizza andamento, nodi critici e fa proposte pratiche per invertire il trend negativo del crollo della natalità in Italia, pone a tutta la società un problema gigantesco enucleato da uno dei demografi che ha partecipato alla ricerca, Antonio Golini. «Si calcola che nel 2050 la popolazione italiana sotto i 60 anni sarà di 6 milioni e mezzo di individui in meno mentre la popolazione sopra i 60 anni conterà 9 milioni in più» mentre in altre parti del mondo avviene il contrario, «un paese con troppi figli – dice Golini – esplode, e in Africa ci saranno fra poco tre miliardi e mezzo di abitanti. Ma un paese con pochi figli implode».
PIRAMIDE ROVESCIATA
Ancora più impressionante è l’immagine di piramide rovesciata di quel 1,4 di bambini nati che si troveranno sulle spalle due genitori e quattro nonni: l’allungamento della vita è una grande conquista ma, dice un altro dei curatori del volume, Carlo Blangiardo, ma «ha delle controindicazioni» perché le risorse del welfare sono assorbite da pensioni e cura degli anziani. «Si deve rompere il tabù – sostiene Golini – dell’età pensionabile».
Gli studiosi cattolici rappresentano così un cane che si morde la coda: «Il 21 per cento di giovani maschi e il 20 di giovani donne sopra i trenta anni vivono con i genitori e, per il 20 per cento di costoro va bene così». Niente responsabilità, niente famiglia, niente figli. È una dimensione che il cardinal Bagnasco chiama pirandellianamente «solipsitica», sollecitando un mutamento culturale: «La nostra cultura fa vedere i figli come un peso … L’ideologia dell’autosufficienza occulta la bellezza della reciprocità». E che, sostiene Blangiardo, «non è controbilanciata dall’immigrazione, perché anche la popolazione immigrata tende a conformarsi ai costumi dominanti e la natalità, di anno in anno tende a diminuire anche fra gli immigrati, che, oltretutto, non possono contare sul sostegno familiare». Il quadro catastrofico ha qualche luce, per esempio nel fatto che, a fronte della media di 1,4 figli, il desiderio di maternità si attesta su due figli. E su questo desiderio, dicono demografi e prelati, si dovrebbe agire. In Italia nascono 600.000 bambini, il pareggio con la situazione attuale sarebbe a 750.000. Fra i 150.000 mancanti gli studiosi calcolano anche i «non nati», gli aborti volontari. Non si sa, però, quanti fossero gli aborti clandestini prima della legge 194.
Quando si passa dall’analisi alle ricette, il centro del ragionamento è il sostegno alla famiglia. Il professor Francesco D’Agostino vorrebbe affiancare al «gender away streaming» delle Nazioni Unite in favore dell’emancipazione delle donne un «family away streaming», anche perché le politiche individualiste «non hanno portato buoni frutti in realtà come la Svezia, dove si sono moltiplicate le ragazze madri«. Diverso sembra l’impianto di ragionamento di Golini che è l’unico fra gli oratori ad usare le parole «libertà» e «donne». Ma, al di là dei diversi punti di vista, le richieste rivolte alla politica – spesso troppo miope perché troppo legata ai tornaconti elettorali sottolineano il carattere laico. «Politiche pubbliche», dice il cardinale Ruini e, escludendo in modo netto “ogni coercizione”, chiede che : «Si rimuovano le cause economico sociali» che spingono all’interruzione di gravidanza. E poi, Blangiardo fa riferimento all’ esempio della Francia, politiche tariffarie, politiche abitative, asili nido, conciliazione dei tempi di lavoro e quelli della famiglia. Laicamente.

L’Unità 06.10.11