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"Il Pdl ripesca il condono. Sviluppo, il governo rinvia", di Bianca Di Giovanni

Cosa sono i paradisi fiscali nell’immaginario collettivo? «Posti al sole per gente che vuol restare nell’ombra». Togliamoci dalla mente questo stereotipo, suggerisce l’ultimo rapporto dell’associazione Tax Justice Network, con sede a Londra, che ha per scopo di smascherare e combattere i meccanismi fraudolenti di segretezza che inquinano la finanza internazionale. «La storia è molto più complicata – si legge nel documento diffuso dal direttore di Tax Justice, John Christensen -. I soggetti più importanti nel sistema globale che favorisce la segretezza delle operazioni finanziarie, non sono le minuscole e lontane isole care alla fantasia popolare (i cosiddetti paradisi fiscali), ma le nazioni ricche». Sul tavolo del governo restano invece i pesanti tagli ai ministeri della manovra di Ferragosto, 7 miliardi da reperire nonostante le casse siano vuote. Su questo avrebbe insistito Giulio Tremonti, accompagnato dal ragioniere generale Mario Canzio, nel vertice con il premier tenuto alla Camera subito dopo il consiglio. Ma i bilanci dei ministeri sono tanto a secco che la voglia di risorse fresche rimette le ali all’ipotesi condono. La maggioranza lo vuole da tempo, e oggi lo ripesca. Parola di Fabrizio Cicchitto,un big del Pdl. Il presidente dei deputati berlusconiani lo ha detto chiaro e tondo all’uscita del vertice di maggioranza del pomeriggio a Palazzo Grazioli. A resistere è ancora Tremonti, sempre in rotta di collisione con il suo partito e con il premier, a dispetto delle smentite ufficiali e del teatrino sulla pax recuperata.
Un consiglio e due summit per decidere di non decidere. Quella di ieri è la cronaca di uno stallo totale. Così resta aperta anche la partita per il vertice Bankitalia. Se ne sarebbe parlato nei vari incontri di ieri. Il premier avrebbe riproposto la terna di Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli e Lorenzo Bini Smaghi. «Mi prendo altro tempo – avrebbe detto – ho tempo fino al primo novembre». Insomma, il rebus su Palazzo Koch continuerà per giorni a fungere da arma di ricatto interna all’esecutivo. «Un balletto indegno», commenta Luca Cordero di Montezemolo, mentre spuntano ancora nuovi nomi: forse Ignazio Visco, o forse Giuliano Amato. Umberto Bossi continua a sostenere Grilli, ma il premier insiste sul fatto che deciderà da solo: come vuole la procedura presenterà un solo nome al Consiglio superiore della Banca. Mentre il quadro politico si fa più incerto, con la Lega che vagheggia elezioni ravvicinate, il premier punta a recuperare quel mondo produttivo che negli ultimi giorni lo ha abbandonato. Così investe Paolo Romani del compito di fare il «regista» del decreto sviluppo di qui al 20 ottobre. Tradotto vuol dire che stavolta non ci sarà un «assolo» di Tremonti. Se non è proprio una cabina di regia, ci somiglia molto. «Con chi devo parlare? Datemi almeno un numero di telefono…», aveva dichiarato
Tremonti in Transatlantico a chi chiedeva più collegialità. Oggi sa chi chiamare: e Romani è un fedelissmo del premier. Sicuramente il titolare dello Sviluppo dovrà comunque fare da mediatore tra i veti tremontiani e le richieste delle imprese. Nei prossimi giorni sono già previsti i primi contatti con le cinque associazioni firmatarie del manifesto per la crescita.
SGRAVI
Nelle ultime ore sta prendendo quota l’ipotesi di sgravi fiscali per gli imprenditori che investono in aumenti di capitale delle aziende. L’ipotesi di defiscalizzazione, che riguarderebbe il reddito personale (Ire), è all’attenzione dei tecnici per la valutazione degli aspetti applicativi e dei costi. L’obiettivo è quello di incentivare gli imprenditori ad utilizzare le loro disponibilità per rafforzare le aziende che in molti casi risultano sottocapitalizzate. In questo modo sarebbe anche più agevole l’accesso al credito e si faciliterebbe l’avvio di
un circuito virtuoso che porterebbe anche alla creazione di nuovi posti di lavoro. Nel decreto dovrebbe poi essere definito l’utilizzo di 1,6 miliardi di euro dei circa 4miliardi incassati dall’asta delle frequenze (2,4 miliardi
sono vincolati dalla legge a riduzione del deficit). Ottocento milioni saranno probabilmente destinati allo sviluppo della banda ultralarga, mentre gli altri 800 sono nelle disponibilità del ministero dell’Economia. Una misura per la quale insiste il dicastero dello Sviluppo economico, è la proroga per un triennio della detrazione del 55% delle spese per la riqualificazione energetica degli edifici. Naturalmente questa versione della «bozza» non è esattamente in linea con quanto chiede Tremonti, visto che richiederebbe risorse aggiuntive. Il ministro avrebbe imposto «paletti» molto stretti sui limiti di spesa. La maggioranza spinge per «due condoni – dichiara Cicchitto – Uno dei quali legato alla delega fiscale». Insomma, uno è fiscale. E l’altro? Potrebbe essere edilizio o contributivo. Già da giorni si parla di un’ipotesi sanatoria, anch’essa all’esame dei tecnici di Via Veneto. Tuttavia, a quanto si apprende da fonti dell’esecutivo, il condono potrebbe essere «un progetto di lungo periodo» ancora «da valutare» ed eventualmente «legare alla riforma fiscale». Nel frattempo, all’interno della maggioranza la discussione su un concordato di massa è già iniziata. Un’operazione per sanare le posizioni passate e che potrebbe bypassare il veto della Ue. Il Pdl apre anche alla patrimoniale, ma con un’aliquota
light.

L’Unità 07.10.11