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SCUOLA:Ghizzoni (Pd); la Gelmini si esercita nell'arte dello scaricabarile

“E’ un segno del crepuscolo del centrodestra”. “La Gelmini si eserciti pure in questo crepuscolo del centrodestra nell’arte dello scaricabarile, ma non prenda in giro il mondo della scuola e tutti gli italiani. Nei suoi anni di gestione del ministero la scuola italiana non si è affatto modernizzata e non è stato di certo premiato il merito”. Lo dichiara Manuela Ghizzoni, capogruppo pd in commissione Cultura della Camera.

“E non giochi con i numeri la ministra. I tagli ci sono stati, eccome. Solo per fare degli esempi dopo aver letto la sua odierna intervista, sono state tagliate di ben cento milioni nel 2012 le borse di studio. Anche tutti gli investimenti sono stati colpiti mortalmente. E quando dice di cercare quattrocento milioni per l’edilizia scolastica, perchè non spiega dove sono finiti il miliardo di euro stanziato dal Cipe nel 2009”.

“Sarebbe auspicabile un sussulto di dignità, ma la Gelmini non sembra offrirlo, persino quando parla del caso Zennaro scarica tutto sulla Corte dei conti, come se non fosse stato uno dei suoi uomini di fiducia.”

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Ghizzoni replica alla intervista a Gelmini di oggi su Repubblica

“Pronta ad ascoltare la protesta dei ragazzi A Giulio dico: basta tagli sulla scuola”, di Corrado Zunino

Gelmini: Draghi parla dei giovani ma quando gli ho chiesto aiuto non ha fatto nulla. Non ho nascosto i dati. E se mi compiacessi di un aumento dei respinti sarei una sciocca. Gli esperti che hanno fatto il test per i presidi non saranno pagati. E forse chiederò i danni. Non sono più disposta a sopportare una diminuzione dei finanziamenti. Mi spiace di non essere riuscita a spiegare che il Paese deve ricredersi sul ruolo dei professori. Non posso visitare gli atenei perché ogni volta si crea un problema di ordine pubblico. Il tunnel? Il vero errore è stata la replica: bastava chiedere scusa e farci su un po´ di ironia

Questa volta ha taciuto. In passato il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini aveva definito gli studenti in piazza «non rappresentativi», «strumentalizzati dai centri sociali e dalla sinistra». Con il ritorno, “un anno dopo”, non c´è stato comunicato né dichiarazione.
Centocinquantamila ragazzi italiani sono tornati a contestarla, ministro.
«Erano 50mila, l´ha detto il ministero dell´Interno, ma il fatto merita rispetto. Nel tempo si è perso qualsiasi rapporto con loro, e mi dispiace. Vedo, però, che la protesta oggi si indirizza verso cose più grandi di me: le banche, la finanza. Voglio dire che difendendo lo status quo scolastico i ragazzi difendono una politica egoistica. Facciano loro i valori del merito, coltivino l´eccellenza, altrimenti sono condannati all´impoverimento».
In verità “i ragazzi” chiedono un cambio globale, una nuova economia, la scuola come bene comune. Forse non amano le sue riforme scolastiche.
«Non mi avventuro in un ragionamento più grande di me, dico solo che le difese delle rendite di posizione dei professori le ritrovo pari pari negli studenti. Vogliono una scuola egualitaria, la scuola come sistema senza la centralità del singolo studente. Quel sistema ci ha fatto precipitare nelle classifiche internazionali. Ma sono pronta ad ascoltare i ragazzi».
Da tre anni, senza tregua, ha contro tutti, dai bidelli ai presidi.
«Non ricordo standing ovation per le riforme dei predecessori e oggi viviamo una crisi economica inedita. Governare con i tagli è la cosa più difficile».
Finalmente li chiama con il loro nome: tagli. È stato lungimirante togliere otto miliardi alla scuola?
«Insieme alla Sanità eravamo il ministero più costoso: il Miur spendeva il 97% del suo budget per la spesa corrente. Su di noi Tremonti si è esercitato con facilità».
Il ministero dell´Economia prevede risorse per la scuola pubblica in diminuizione fino al 2025.
«No, basta, i tagli sono finiti. Nel 2012 la pianta organica dei docenti sarà stata ridotta di 80mila unità e lì ci fermeremo».
È riuscita a stoppare Tremonti?
«Mah, ci spero… Credo abbia compreso la centralità della scuola e pure sulla ricerca l´ho visto un poco più disponibile… (ride). Comunque il mio ministero non è più in grado di sopportare diminuzioni di finanziamenti… Stiamo già investendo, in verità, anche se non lo scrivete mai».
Dica.
«Nella legge di stabilità ci saranno 100 milioni per le borse di studio universitarie. Stiamo trovando 400 milioni per l´edilizia scolastica. Per gli atenei del Sud c´è un miliardo in ricerca. E i migliori maturati, scelti dopo un test tra chi ha preso il massimo, avranno un assegno per mantenersi all´università. Cinque, diecimila euro l´anno. Prima nelle scuole c´erano i bidelli e le cooperative di pulizia insieme: via il doppione, abbiamo risparmiato 200 milioni».
Anche il governatore di Bankitalia dice che i giovani pagano il prezzo più alto.
«Stimo Mario Draghi, ma quando gli ho chiesto di organizzare un incontro con le banche per finanziare il fondo per il merito non lo ha fatto. Tornerò a chiederglielo».
È pentita di qualche scelta?
«Non sono riuscita a spiegare come il paese debba ricredersi sul ruolo dell´insegnante. Ha perso valore sociale, prestigio».
Gli insegnanti pensano sia colpa sua.
«Credo che i buoni docenti debbano essere pagati meglio di coloro che hanno solo scelto un impiego pubblico. Non riusciremo ad aumentare gli stipendi, ma vareremo un sistema di incentivi basato sui test Invalsi».
Ministro, la descrivono depressa in questi giorni.
«Sono serena e determinata. E abituata a portare a termine i compiti che mi vengono assegnati. Certo, per l´incidente del tunnel dei neutrini sono stata colpita in ogni modo, e ferita. Ma non mi fermo, so che fare politica non è un giro di valzer».
Quel giorno eravate al Quirinale, avevate affidato il comunicato a un giovane, non l´avete controllato.
«Al primo incidente di percorso ho pagato un prezzo alto, sono stata travolta dalla velocità di internet e dalla replica sbagliata: il secondo comunicato parlava di polemiche strumentali e non erano parole mie. Bastava chiedere scusa, e farci su un po´ d´ironia. So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel. Bastava mettere quella parola tra virgolette e aggiungere tecnologico, “il “tunnel tecnologico” dentro il quale sono viaggiati i neutrini».
Ha chiuso un rapporto storico con il suo portavoce, Massimo Zennaro. Resterà direttore generale?
«Non c´è motivo per allontanarlo anche da lì, la Corte dei conti l´ha valutato idoneo».
È accusato di una gestione forzata dei dati del ministero.
«È una polemica ridicola».
Da quattro anni non rendete pubblici i dati sui bocciati.
«Li ho visti ieri, tra una settimana saprete tutto».
Ci risultano in diminuzione.
«A me sembrano in crescita, ma su due piedi non riesco a darle conferma. Non mi sono mai compiaciuta dell´aumento dei bocciati, non sono così sciocca».
Poi è arrivato il concorso per presidi, record mondiale degli errori.
«Abbiamo tutelato gli aspiranti dirigenti, rivelando e correggendo gli sbagli».
Definì gli errori pochi e marginali: sono quasi mille.
«La commissione che li ha prodotti non l´ho nominata io. Sono errori gravi, non mi capacito. Gli autori non saranno retribuiti e l´agenzia che li ha scelti sta valutando se chiedere i danni».
Dura fino al 2013 il governo Berlusconi?
«Finché dura io sono qui, non governiamo per caso».
Ha mai pensato di dimettersi, ministro Gelmini?
«Mai».

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“”Apertura fuori tempo massimo”. La risposta degli studenti alla Gelmini”, di CARMINE SAVIANO

Dopo l’intervista del ministro a Repubblica , molte le reazioni di associazioni e collettivi. E le accuse: finto interesse, incomprensione delle ragioni della protesta e, sui tagli, scaricabarile con Tremonti. Confermata la manifestazione del 15 ottobre. “Apertura fuori tempo massimo” La risposta degli studenti alla Gelmini Ragazzi in corteo nella manifestazione di venerdì a Torino.
Un’apertura che arriva “fuori tempo massimo”. Dichiarazioni “francamente sconcertanti”. Uno scaricabarile con Giulio Tremonti degno della “migliore commedia all’italiana”. Dopo l’intervista rilasciata a Repubblica dal ministro Gelmini, gli studenti e i ricercatori replicano. E i giudizi sono severi: opportunismo, finto interesse, ipocrisia, incomprensione profonda delle motivazioni che scorrono alla base delle proteste. I rappresentanti delle associazioni studentesche e dei collettivi non ci stanno. Anzi, rilanciano: dopo le manifestazioni del sette ottobre il calendario delle mobilitazioni non cambia. Annunciano: “il governo non vivrà sogni tranquilli in questo autunno che si preannuncia rovente”. E al ministro dell’Istruzione: “Ci vuole ascoltare sul serio? Si dimetta”.

Fulminata sulla via del Gran Sasso. “Non abbiamo la memoria corta e sappiamo riconoscere l’ipocrisia quando ci si manifesta davanti”. La reazione della Rete degli Studenti e dell’Unione degli Universitari è dura. E non fa sconti: “Non saranno certo queste uscite del ministro “fulminata sulla via del Gran Sasso” a farci dimenticare che tipo di politica è stata portata avanti da questo governo”. Poi una replica serrata alle argomentazioni della Gelmini. “La qualità dell’insegnamento è bassa, il diritto allo studio non è garantito, i tagli ci sono ancora”. Poi le cifre: “100 milioni per le borse di studio universitarie? Ma se ha tagliato il 95% del fondo per le borse di studio. 400 milioni per l’edilizia scolastica? Ma se dopo la tragedia del 2008 in cui morì uno studente, Vito Scafidi, non è ancora stata pubblicata l’anagrafe nazionale sull’edilizia scolastica”.

“Ha ragione, vogliamo discutere cose più grandi di Lei”. Rete e Unione sottolineano la lontananza tra la realtà e le affermazioni della Gelmini: “Sempre per l’edilizia scolastica, il CIPE ha stanziato nel 2010 dei fondi per ripianare almeno i casi più gravi di cui 256 milioni sono stati utilizzati in favore delle scuole abruzzesi, 358 saranno utilizzati per i casi più urgenti mentre i restanti 426 milioni sono spariti”. Poi la richiesta: “Ministro, lei ha ragione, forse noi vogliamo discutere di cose più grandi di lei, come una buona scuola ed una buona università. Se veramente oggi si dice disposto ad ascoltare gli studenti dovrebbe finalmente accettare il grido che arriva ininterrottamente dalle piazze studentesche degli ultimi anni e si dovrebbe finalmente dimettere da un ruolo che non è in alcun modo in grado di ricoprire”.

Dieci domande. Altra replica arriva dalla Rete della Conoscenza. “La faccia tosta della Gelmini ha dell’incredibile. Nell’intervista la nostra ministra preferita riesce a mettere in fila delle perle non da poco: l’economia definita ‘un ragionamento più grande di me’, i dati sulle bocciature che ‘a me sembrano in crescita, ma su due piedi non riesco a darle conferma’, il tunnel tra Cern e Gran Sasso che ‘so che non esiste, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel”. Poi l’accusa: il ministro mente “sapendo di mentire”. E la richiesta di dialogo è tardiva: “Con che faccia, ministra Gelmini, viene a chiederci di dialogare, dopo che per 3 anni ha chiuso le porte in faccia sia alle nostre proteste sia alle nostre proposte 1 . Con che faccia, ministra Gelmini, viene a chiederci di dialogare, mentre continua a mentire e truccare i numeri?”. Poi dieci domande 2 . Dieci richieste. “E il confronto con noi sarà nelle strade e nelle piazze di questo autunno di mobilitazione, per ribadire la nostra richiesta di dimissioni per lei e per tutto il suo governo”.

Ascoltare non è capire. Per Federico Nastasi, Rete Universitaria Nazionale, “il ministro avrebbe potuto fare questa intervista 4 anni fa. Adesso non ha senso: gli effetti promessi dalla riforma non sono arrivati, non c’è nessun risultato”. E si tratta di una sorta di “autocertificazione del proprio fallimento”. Ancora: finalmente chiama le cose con il loro nome: i tagli sono tagli”. E sulle borse di studio: “è vero ci sono 100 milioni. Ma due anni erano 246: ha tagliato il fondo di due terzi”. Sul confronto, “siamo disponibili: incontri gli studenti senza filtro e ci spieghi numeri e prospettive”. E Michele Grimaldi, responsabile Saperi dei Giovani Democratici: “il problema è che ascoltare non è capire e le parole della ministra purtroppo lo dimostrano. Gli studenti chiedono democrazia, pari opportunità, diritti, futuro. Non parlano di cose più grandi delle competenze della Gelmni perché i suoi provvedimenti sono stati un pezzo di quella ricetta neoliberista che è stato il tratto distintivo del governo Berlussconi ed è la vera causa della crisi in Italia e nel pianeta”.

I ricercatori. Critica anche la posizione della Rete29Aprile. Per Alessandro Pezzella, si tratta “di un intervento triste che fa emergere l’inadeguatezza del ministro”. Ancora: “Ci troviamo di fronte a un condensato di contraddizioni. E poi bisognerebbe leggere l’intervista dal punto di vista psicoanalitico: si tratta di una sostanziale auto-delegittimazione. La Gelmini ammetta di essere stata travolta dalla velocità di internet sul caso del Tunnel dei Neutrini: ma il ministro dovrebbe governare questi processi, non farsi travolgere”. Poi le menzogne. Palesi. “Dice che gli stipendi vanno aumentati. E invece nuovi regolamenti prevedono ad esempio che i dottorandi che fanno didattica non percepiscano nessun tipo di compenso”.

I Collettivi. L’obiettivo è rilanciare la protesta. Per Giorgio Sestili, di Ateneinrivolta, il coordinamento nazionale dei collettivi universitari: “Un serio ministro dell’Istruzione, che avesse avuto davvero a cuore le sorti della scuola e dell’università, di fronti ai tagli di Tremonti avrebbe dovuto fare una sola cosa: dimettersi”. E le parole rilasciate nell’intervista a Repubblica “non fanno altro che aumentare la rabbia e l’indignazione di centinaia di migliaia di studenti che giorno dopo giorno si vedono privati del loro diritto allo studio”. Poi l’annuncio di nuove mobilitazioni: “Il 7 ottobre è stata una prima, importante giornata di mobilitazione per gli studenti. Già stiamo preparando la manifestazione nazionale del 15 ottobre. La Gelmini e tutto il Governo non vivranno sogni tranquilli in questo autunno che si preannuncia rovente”.

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