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"Caos sullo sviluppo, spunta la mini-patrimoniale", di Valentina Conte

E’ ancora battaglia sul condono. «Non va escluso», ribadisce Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. «Non è praticabile», gli replica Luigi Casero, sottosegretario all’Economia. «Riforme sì, condono no», titola la Padania di oggi. Così, mentre le tensioni nella maggioranza si acuiscono e nessuno ancora esclude una patrimoniale anche in versione “mini”, slittano sia il decreto Sviluppo che la Legge di Stabilità (la ex Finanziaria), per un varo forse contestuale.

«Entro fine ottobre», riferisce Casero per il dl sviluppo, ma «senza condoni». Tra i motivi del ritardo anche il duro braccio di ferro tra i dicasteri sui tagli da 7 miliardi decisi dalle manovre estive. Alla Ragioneria dello Stato non sarebbero pervenute ancora le proposte dei ministri sulla distribuzione dei sacrifici. La Legge di Stabilità, da approvare entro il 15 ottobre di ogni anno, potrebbe intanto prevedere nuove misure: un prelievo dell’1% sulle baby-pensioni di coloro che hanno smesso di lavorare prima dei 50 anni (soprattutto dipendenti pubblici) e la proroga al 2012 della tassazione agevolata sui premi di produttività.

Agevolazione pari al 10%. «Il condono fiscale può essere collegato alla riforma fiscale», dunque al di fuori del decreto Sviluppo, «per abbattere il debito», insiste Cicchitto che in un duro articolo, pubblicato oggi sul Foglio, bolla la contrarietà sul tema espressa da Cgil, Pd e Confindustria come «fanatismo ideologico» e «moralismo da quattro soldi». E definisce Tremonti novello Savonarola, per il suo modo di difendere la lotta all’evasione e la scelta dei tagli lineari in manovra, «il contrario del riformismo». Il ministro dell’Economia intanto da Milano, dopo un lungo vertice nella sede della Lega con Bossi, fa trapelare che i soldi non ci sono e il decreto sarà a “costo zero” per la semplificazione e le liberalizzazioni, così come delineato da lui stesso prima di essere escluso dalla cabina di regia sul decreto per la crescita affidata al ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. La posizione di Tremonti e anche quella di Bossi pare, dunque, definita: nessun tipo di sanatoria in vista. Confermata dallo stesso Casero: «La maggioranza ritiene che non sia da fare e la nota del governo è chiarissima». E non per motivazioni «etico-politiche», spiega il sottosegretario, ma tecniche: «La Ue non permette un condono Iva». Come già accaduto nel 2008 sul tombale di sei anni prima. «Una vergogna, abbiamo il record mondiale dei condoni», avverte Bersani, leader del Pd. «Il condono induce i cittadini a delinquere», rincara Di Pietro, Idv.

La Repubblica 11.10.11

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“Berlusconi vuole il doppio condono”, di Francesco Bei

«Voglio il condono tributario e quello edilizio». Silvio Berlusconi dice chiaramente che punta sulle sanatorie per trovare le risorse necessarie per finanziare il decreto sviluppo.
Berlusconi è carico come una molla. Stavolta non è disposto a fare retromarcia sul decreto Sviluppo:è convinto infatti di aver ingaggiato la battaglia decisiva, quella che determinerà il risultato delle prossime elezioni. E sa che un passo falso non sarebbe perdonato. «Tremonti – ha detto il premier a uno dei coordinatori del Pdl – ha assunto una posizione ideologica sul condono, ma si dovrà ricredere».

Per il capo del governo non ci sono infatti altre strade possibili per incassare quei miliardi che servono a finanziare la crescita. E non sente ragioni: «Se facciamo il condono fiscale, se lo uniamo magari a una sanatoria sui piccoli abusi edilizi e diamo una scossa all’economia, vi assicuro che le prossime elezioni le rivinciamo noi».

I suoi gli suggeriscono anche una patrimoniale leggera, ma su questo non hanno ancora fatto breccia.

La speranza di risalire nei sondaggi e potersi quindi ripresentare, unita alla mobilitazione di tutto il Pdl – ne è una prova il piglio antitremontiano assunto ieri da Chicchitto e Bondi – lo sta spingendo verso un nuovo corpo a corpo con il ministro dell’Economia.

E in molti, nel governo e nel partito di maggioranza, si augurano che sia quello definitivo, che il duello si concluda insomma con la testa del “professore” sul piatto. «Tremonti con la sua rigidità – è il sospetto di un ministro di peso – finirà per far cadere il governo. È questo che vuole? Sta cercando l’incidente per una crisi?».

Le mosse del ministro dell’Economia vengono passate ai raggi X e la decisione di partecipare ieri al direttivo della Lega, insieme con Bossi e tutti i colonnelli del cerchio magico, è stato un segnale che a palazzo Chigi è arrivato forte e chiaro. «Tremonti – spiega un fedelissimo del premier – è andato a cercare la sponda del Carroccio contro di noi. Non a caso, dopo l’incontro a via Bellerio, Bossi e Tremonti hanno fatto filtrare il loro comune “no” all’ipotesi del condono».

Desta sospetti nel Pdl anche l’apparente disinteresse dei leghisti sui contenuti del decreto Sviluppo, quasi preludessea un disimpegno dall’alleanza di governo, motivato proprio con la stroncatura di un provvedimento che non li ha visti protagonisti. La tensione è tornata quindi alle stelle. A via dell’Umiltà sono certi che «le posizioni di Tremonti si vanno indebolendo giorno dopo giorno» e la riprova starebbe nella circostanza che il ministro «è stato costretto a cercare la protezione del Carroccio». È un fatto tuttavia che questa «protezione» è arrivata, eccome. Un ambasciatore del premier che ieri ha provato a sondare Bossi sul condono, si è sentito rispondere al telefono con un vocione roco: «È roba da terroni, al Nord non serve». Quanto al decreto Sviluppo, Tremonti ha garantito al ministro Romani il supporto tecnico di un team di via Venti Settembre, ma nulla di più. Anzi, parlando con un amico non ha resistito a una battuta delle sue: «Quello pensa di essere Romani-San, ma io lo aspetto in cima alla montagna con la mia Katana». Insomma, quando il povero Romani andrà a presentare il decretone a Tremonti, troverà il ministro pronto a brandire lo spadone del «costo zero». È infatti su questi due ceppi che il ministro dell’Economia ha per ora incatenato Berlusconi: no al condono e misure a «costo zero». Ma c’è un’altra battaglia in vista nel governo fra Tremonti e tutti i suoi colleghi, quella sui tagli da sette miliardi ai ministeri. E il giorno caldo sarà giovedì, quando il Consiglio dei ministri dovrebbe dare via libera alla Legge di Stabilità, il nuovo strumento (che contiene le tabelle con i tagli) che ha sostituito la vecchia Finanziaria. Le sforbiciate ai ministeri sono state fissate da un decreto di Berlusconi, ma spetta ai singoli ministri decidere a cosa rinunciare nel 2012. Il fatto è che, nonostante il termine sia scaduto da una settimana, alla Ragioneria non hanno ancora ricevuto alcuna tabella. Si dice che Tremonti, preoccupato di dover fronteggiare la rivolta, abbia provato intantoa dividere il fronte nemico. Garantendoa Ignazio La Russa, che resta anche uno dei coordinatori del Pdl, parte dei fondi incassati con l’asta della banda larga.

La Repubblica 11.10.11