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Letta e Franceschini «Guai a logorare Bersani, serve unità», di simone collini

Il capogruppo alla Camera: «Basta con la stagione dei leader logorati ». Il vicesegretario: «Sono tempi difficili, ora serve unità, a rischio l’esistenza del Pd». Fioroni: «Non siamo gli Sgommati che dicono “Bersani a casa”». Se li hanno invitati sperando in un riposizionamento, sono rimasti delusi. I Modem hanno chiamato Enrico Letta e Dario Franceschini dopo la Direzione Pd della scorsa settimana, quando vicesegretario e capogruppo alla Camera si sono espressi senza see senza ma sulla necessità di un governo di transizione. I due sono andati alla convention organizzata da Movimento democratico e sono anche intervenuti, ma né l’esponente della maggioranza del partito né quello della minoranza di Area democratica (che da mesi si muove in asse con Bersani) hanno offerto molte sponde alla minoranza guidata da Walter Veltroni, Paolo Gentiloni e Beppe Fioroni.
LA DEADLINE DI NATALE
Franceschini sottolinea la necessità di lavorare attivamente per dar vita, qualora si aprisse una crisi di governo, a un esecutivo di transizione: «È unatto di responsabilità nei confronti del Paese». Ma il capogruppo del Pd alla Camera aggiunge nel suo ragionamento un elemento che non c’è nelle parole di Veltroni e degli altri Modem: «Questa proposta non può restare in campo illimitata nel tempo.
A gennaio la Consulta si pronuncerà sull’ammissibilità del referendum per l’abrogazione del Porcellume questo farà scattare nel centrodestra diverse spinte. Perciò la proposta di un governo di transizione sta incamposolo fino a Natale».Un messaggio lanciato a chi nel centrodestra sta valutando l’ipotesi di rompere, e che però deve sapere che il tempo per farlo è ora, perché inevitabilmente una crisi che si aprisse a gennaio porterebbe al voto anticipato in primavera. Ma c’è anche un messaggio che Franceschini recapita ai Modem. Se Gentiloni aveva aperto i lavori dicendo che Area democratica si divise un anno fa dopo che Veltroni e altri 75 parlamentari del Pd firmarono un documento per chiedere un cambio di rotta e che ora «la speranza è di ricucire», il capogruppo alla Camera risponde con un no grazie piuttosto esplicito. Due cose infatti non piacciono a Franceschini, del modo in cui si stanno muovendo i Modem. Una riguarda l’unità del partito, l’altra la leadership di Bersani.
«Dobbiamo stare attenti a non rappresentarci divisi anche quando siamo d’accordo», dice facendo riferimento al governo di transizione e alla necessità di andare al voto con un’alleanza tra progressisti e moderati. Ma soprattutto, Franceschini chiude il suo intervento di fronte alla platea Modem chiedendo a tutti di «portare con chiarezza le proprie opinioni, ma senza dividersi su di noi»: «Veniamo da una stagione in cui il giorno dopo che veniva scelto il leader partiva un’azione di logoramento. È un errore che non dobbiamo ripetere». Il monito a non mettere a rischio l’unità del partito, perché ora ne va dell’esistenza stessa del Pd, arriva anche da Letta. Il vicesegretario dei Democratici cita la lettera della Bce (criticata da più di un esponente della segreteria) e dice che sarebbe sbagliato «cercare nuovi uomini neri» ora che la fine di Berlusconi si avvicina. Ma aggiunge: «L’’unità e la coesione sono elementi per affrontare tempi così difficili che rischiano di mettere a dura prova l’esistenza del Pd». E se non si è visto un riposizionamento di Letta e Franceschini, all’assemblea Modem emerge con una certa chiarezza anche un diverso modo di muoversi di Fioroni, rispetto a Veltroni e Gentiloni. Sul referendum e il ritorno al Mattarellu (inviso a Fioroni) ma non solo. Il responsabile Welfare del Pd no risparmia critiche alla «foto di Vasto » e sul rapporto con i cattolici («pochi governi hanno governato con la contrarietà del mondo cattolico»), ma dice che l’obiettivo dei Modem non è quello di fare «la riedizione
degli Sgommati, che dicono “Bersani a casa”, non è questa la nostra finalità».

L’Unità 11.10.11