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Premier in aula, ma il governo va ko L'opposizione: "E' finita, salga al Colle"

La bocciatura a Montecitorio sul bilancio davanti gli occhi di un Berlusconi allibito che però minimizza: “Problema tecnico che si può risolvere”. Assenti Bossi e Tremonti. Dai banchi delle opposizioni si alza l’urlo “dimissioni, dimissioni”. Fini: “Evidenti implicazioni politiche”. Cicchitto: “Ora dobbiamo verificare se c’è fiducia”. La presenza in Aula di Silvio Berlusconi non è bastata ad evitare una pesante sconfitta dagli esiti imprevedibili. L’esecutivo è stato battuto infatti oggi pomeriggio a Montecitorio sull’assestamento del bilancio 2010. L’articolo 1 del rendiconto è stato bocciato con 290 a favore e 290 contro. La maggioranza richiesta era di 291 “sì”.

Assenze pesanti. Alla votazione non ha partecipato il ministro Tremonti, rimasto sull’ingresso dell’Aula, scatenando la rabbia dei parlamentari del Pdl. “Non c’è stata nessuna motivazione politica”, si è poi giustificato. Assente anche Bossi, rimasto a parlare con i cronisti in Transatlantico. Presente invece il premier, che una volta resosi conto dell’accaduto ha mostrato tutto il suo stupore. Allibito, è rimasto per un po’ seduto al banco del governo, poi ha scambiato qualche parola con i ministri vicini. Alla fine si è alzato e, senza salutare nessuno dei ministri ma intrattenendosi brevemente con il capogruppo del Pdl, Cicchitto, ha lasciato l’emiciclo, scuotendo vistosamente un foglio che aveva in mano.

I vuoti nella maggioranza. A determinare la batosta del governo è stata l’assenza di 19 deputati del Pdl, a partire dal “ribelle” Claudio Scajola. A questi si sono aggiunti sette parlamentari di Popolo e territorio (gli ex Reponsabili), e tra questi spicca il nome di Domenico Scilipoti, e i 4 del gruppo misto, compresi Miccichè e Ronchi. Agli assenti vanno aggiunti
anche i deputati di centrodestra in missione.

Il grido dell’opposizione. Dall’opposizione si è invece applaudito e urlato: “Dimissioni, dimissioni!”. “La maggioranza che sostiene il governo non esiste più, né nel Paese né in questa Camera”, ha commentato il capogruppo del Pd, Dario Franceschini. “Berlusconi si convinca ad andare al Quirinale”, rincara il segretario dei democratici Pierluigi Bersani. Gian Luca Galletti dell’Udc fa notare che “è la prima volta dall’inizio della storia della repubblica che il governo viene battuto in aula su un provvedimento del genere” e il leader centrsita Pierferdinando Casini parla di “dimissioni inevitabili per salvare l’Italia”. “Se non si dimette questa sera – aggiunge – fa male a se stesso e il Paese”. Bocciare l’assestamento di bilancio, sottolinea anche Antonio Di Pietro, “è un atto politico uguale alla sfiducia verso l’azione di governo e di maggioranza, è la dimostrazione che i conti non tornano, che il governo non ha la maggioranza nemmeno per il bilancio dello Stato”. Per Di Pietro ora la parola deve passare al Capo dello Stato. “Anche nella prima Repubblica – aggiunge – una bocciatura come questa avrebbe comportato che il governo andasse a rimettere il proprio mandato al Capo dello Stato. Berlusconi non lo farà mai e penso che stia allora al Capo dello Stato valutare autonomamente” se ci sono le condizioni per andare a votare subito.

Lo sconcerto di Fini. La seduta è stata quindi aggiornata a domani mattina, ma prima di accordare il rinvio il presidente della Camera Gianfranco Fini ha sottolineato che il voto con cui è stato bocciato il primo articolo del rendiconto di bilancio dello Stato “ha evidenti implicazioni di carattere politico”. Il presidente ha poi fatto rilevare che si tratta di un fatto che non ha precedenti e per questo ha convocato per domani mattina la Giunta per il regolamento della Camera che dovrà capire se e come l’Aula potrà riprendere l’esame sullo stesso articolato dopo la bocciatura dell’articolo uno dell’assestamento di bilancio.

Effetti a catena. L’esito clamoroso del voto di oggi pomeriggio rischia tra l’altro di ripercuotersi anche sui lavori del Senato. Le opposizioni pretenedono infatti che la discussione del Def venga sospesa. “Chiedo alla Presidenza del Senato di interrompere la discussione sulla nota di aggiornamento e che si riprenda domani mattina alla presenza del ministro Tremonti”, dice il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda. “Il ministro dell’Economia – prosegue – deve spiegare all’Aula come intende sciogliere la questione cui assistiamo dato che la bocciatura avvenuta alla Camera condiziona anche i lavori del Senato: il provvedimento bocciato è un presupposto della nota di aggiornamento al Def che Palazzo Madama ha iniziato a discutere”.

Il premier minimizza. Dopo la bocciatura, Berlusconi si è chiuso a colloquio con Tremonti. All’incontro hanno partecipato anche diversi esponenti della maggioranza, tra cui Bonaiuti, Cicchitto, Romano, Moffa, Lupi, Verdini, Fitto e Brambilla. L’impatto della bocciatura del bilancio secondo Cicchitto non avrà conseguenze sulla tenuta del governo, ma ha dovuto ammettere la necessità di uno stop sul ddl intercettazioni 1. “Io credo che il governo debba rendersi disponibile a un confronto politico e a verificare se abbia o meno la fiducia in Parlamento”, ha poi aggiunto il capogruppo del Pdl. In serata ha minimizzato la portata della sconfitta anche lo stesso Berlusconi. “E’ un problema tecnico che si può risolvere”, ha commentato. Poi il premier ha convocato un summit con gli stati maggiori della maggioranza (Pdl, Lega ed ex Responsabili) in serata a palazzo Grazioli. Allo studio ci sarebbe in particolare la possibilità di presentare alla Camera un nuovo provvedimento con il rendiconto e sul quale chiedere la fiducia, previa intesa con il capo dello Stato.

Tra gli ottimisti anche Bossi, che definisce l’episodio di oggi “un piccolo infortunio”. “No, per adesso non viene giù tutto”, afferma il leader della Lega ai cronisti che gli chiedono se “crolla” tutto. Poi, alla domanda se il governo va avanti chiosa: “Per adesso sì”. Infine su quanto possa ancora durare l’esecutivo, Bossi conclude: “Non lo so, non sono un mago”.

da www.repubblica.it