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«Famiglie stressate. Non ce la fanno più ad aiutare i figli», intervista a Chiara Saraceno di Laura Matteucci

«Se il governo andrà avanti senza politiche per la crescita, con un decreto sviluppo che sarà una scatola vuota, migliorare è difficile». L’unico miglioramento dei figli rispetto ai genitori è nel livello d’istruzione. Ormai siamo tutti consapevoli che questa è la prima generazione che
non ha alcuna speranza di migliorare rispetto alla precedente, né al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro né nel corso della vita».
Una generazione persa? «Continuo a sperare di no. A patto che loro, i giovani, non si aspettino che siano altri a fare qualcosa.Alivello familiare gli abbiamo dato molto, ma come società poco o niente. C’è un problema di fallimento delle promesse, cui si aggiunge quello molto concreto di migliaia di ragazzi che non riescono a trovare un lavoro decente. E, attenzione: se restano fuori dal mercato per anni, ammesso arrivi un po’ di ripresa economica, non sarà comunque facile rientrare. Le famigliemcontinuano a redistribuire il
reddito, ma sono sole e sottoposte a notevole stress». La sociologa Chiara Saraceno legge l’ultimo Rapporto Caritas sulla situazione delle famiglie italiane: aumentano i poveri, soprattutto tra i giovani, quasi il 60% in più in cinque anni. Nulla al momento fa pensare che la situazione possa migliorare.
«Se il governo andrà avanti come sta facendo, senza politiche per la crescita, con un decreto sviluppo che si preannuncia una scatola vuota, migliorare è difficile. La cassa integrazione è già aumentata, si accentuerà il divario tra nord e sud, e si farà sempre più fatica a vivere anche nelle regioni tradizionalmente “ricche”, perché sta peggiorando la situazione delle famiglie operaie. Governo e Parlamento sono scandalosi. Di fronte ai problemi dei giovani stanno lì a dividersi qualche poltrona, alimentando non solo la sfiducia dei
mercati, che già ci crea non poche difficoltà, ma anche tra i cittadini. Meno male che c’è ancora voglia di manifestare. L’altra strada è quella della depressione. O della rabbia senza sbocchi».
Solidarizza col corteo di sabato?
«Col corteo sì. Non prendo i black bloc come segnale del disagio giovanile, quelli sono teppisti, violenti, e basta. Sennò arriviamo a forme di deresponsabilizzazione degli individui
che non condivido affatto. Ma il corteo pacifico aveva tutte le ragioni del mondo».
Anche Draghi ha dichiarato di capire i giovani.
«Non deve stupire, l’ha sempre detto. Persino nella lettera al governo firmata con Trichet sollecitava a ridurre la precarietà, ad estendere ai giovani una qualche forma di welfare.
Un passaggio che il governo si è ben guardato dal fare proprio». Il Rapporto dice anche che oltre il 40% dei giovani stranieri abbandona prematuramente la scuola. «Quello che è un problema diffuso anche in altri Paesi europei da noi esplode perchè all’interno del sistema scolastico non abbiamo i sostegni adeguati per insegnare a ragazzi che parlano un’altra lingua. Comunque, più in generale, quando si parla di povertà degli immigrati non si parla mai».
Parliamone.
«Il 50%dei figli di genitori stranieri è povero, a fronte del 31% dei migranti, come dicono stime recenti da fonti Istat e Banca d’Italia. Del resto, il 28,1% dei minori del sud è povero. In realtà, quando si parla di povertà spesso ci si riferisce agli anziani, la cui situazione negli ultimi anni è invece rimasta piuttosto stabile. È quella dei minori che è peggiorata, e che ormai rappresenta un problema molto grosso».
Un’altra tipologia di famiglia a rischio è quella numerosa, con tre o più figli.
«In genere è il terzo figlio che scardina gli equilibri familiari. E le famiglie numerose sono presenti soprattutto al sud. In generale, sono in aumento le famiglie povere nonostante almeno uno dei genitori lavori. Lo squilibrio tra il reddito da lavoro e i bisogni familiari è sempre di più.

L’Unità 18.10.11