attualità, politica italiana

Voci da Radio Padania: «In piazza ci scappa il morto? Chissenefrega», di A.C.

Un’ascoltatrice commenta gli scontri di Roma: «Bisogna reprimere, non ce ne frega se muore qualcuno». Il conduttore: «Lei ha ragione». Su Internet i video del congresso di Varese con le durissime contestazioni al Senatur. Nuova bufera su Radio Padania. Stavolta però non è il solito diluvio di proteste dei militanti contro le controverse scelte del partito, dall’alleanza con
Berlusconi ai salvataggi degli inquisiti. Domenica mattina nel filo diretto si parlava delle violenze in piazza a Roma. E, nonostante la prudenza e la ragionevolezza del ministro dell’Interno, gli umori dei leghisti erano decisamente forcaioli. Nel filo diretto si discuteva proprio della frase di Maroni «poteva scapparci il morto». E un’ascoltatrice di Torino non ha usato giri di parole: «Si ha paura che scappa il morto? Io questo non lo capisco, non ce ne frega niente se scappa il morto. Se si ha paura di rompere il dito mignolo a qualcuno, è ovvio che non si farà mai niente. Sta gente va stroncata, bisogna reprimere come faceva la Thatcher. Il nostro invece è uno stato debole, che lascia fare tutto». E il conduttore, Alfredo Lissoni, chiudendo la telefonata si schiera dalla sua parte: «Infatti, lei ha ragione signora».
Nessuna presa di distanza, nessun distinguo. Il brano è stato subito messo in rete da Daniele Sensi, un blogger molto attento alle vicende leghiste. E proprio sul web è partito un appello, firmato da diversi blogger, da Alessandro Capriccioli a Alessandro Gilioli e Francesca Fornario, per chiedere al ministro dell’Interno e alla direzione di Radio Padania di dissociarsi: «Chiediamo a Radio Padania, emittente ufficiale della Lega Nord, di dissociarsi pubblicamente dall’affermazione del suo conduttore e di scusarsi immediatamente per quanto da lui sostenuto. Chiediamo altresì al ministro degli Interni Roberto Maroni di dissociarsi pubblicamente da quanto sostenuto dalla radio del suo partito». Appello che finora è caduto
nel vuoto. Mentre dalle fila del Carroccio continuano ad arrivare richieste di rappresaglia contro i centri sociali. A Torino il gruppo della Lega Nord chiede che il consiglio comunale «si pronunci chiaramente a favore di uno sgombero dei centri sociali, covi di delinquenti, a partire da Askatasuna e Gabrio». Stessa musica anche a Reggio Emilia, dove il leghista Angelo Alessandri ha fatto fuoco e fiamme per ottenere la chiusura del centro Aq 16.
CLIMA INCANDESCENTE
Nel Carroccio intanto il clima resta incandescente. Ieri il sito della Provincia di Varese ha pubblicato i video del congresso provinciale del 9 ottobre, da cui emergono i dettagli della durissima contestazione contro il candidato unico imposto da Bossi. E la forte tensione che ha contrassegnato le assise, con una ampia parte della platea di delegati che ha contestato l’elezione “per acclamazione” del neo segretario Canton. Una contestazione che ha spiazzato il Senatur, il cui appello al voto per Canton è caduto nel vuoto. Mentre i delegati urlavano «Voto voto». Alcuni di loro, tra cui il capogruppo in Provincia Stefano Gualandris (poi finiti nella lista degli epurandi insieme al sindaco Fontana), tra gli applausi, hanno contestato l’assenza di democrazia, lo strapotere dei «capetti intorno a Bossi», i «nepotismi degli amici degli amici»: «Questa non è più la Lega». E anche le scelte del Capo supremo: «L’hanno informato male, gli hanno raccontato delle frottole». E pensare che Bossi se l’era cavata parlando di «due o tre fascisti infiltrati nel nostro congresso ». Un’affermazione smentita dalle immagini. Il Consiglio federale previsto per ieri, dove si preannunciava uno scontro tra maroniani e cerchio magico (oggetto: l’espulsione dei dissidenti di Varese), è stato rinviato. «Una settimana di tregua, poi scatta la resa dei conti», sussurra un leghista di peso.

L’Unità 18.10.11