attualità, politica italiana

"ll compromesso fa tutti felici ma il premier esce indebolito", di Marcello Sorgi

La scelta di Ignazio Visco come nuovo governatore di Bankitalia chiude con un compromesso una vicenda trascinatasi oltre ogni limite di tollerabilità. Come vicedirettore generale, Visco rappresenta infatti la candidatura interna a lungo invocata da via Nazionale e sostenuta cautamente dal Quirinale, e inoltre scontenta simmetricamente sia Berlusconi che Tremonti, il primo attestato ieri sul nome di Lorenzo Bini Smaghi, il membro del direttorio della Bce di cui Sarkozy chiede in modo sempre più pressante le dimissioni, per far posto a un francese dopo l’uscita dal vertice di Trichet, e il secondo sdraiato sul nome del direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli.

La terna di cui per mesi s’era detto che era composta da candidati ultraqualificati, che avrebbero comunque consentito una scelta serena, e stata scartata in blocco. A ciascuno dei tre ha nociuto apparire come il prescelto di uno degli attori in campo: Saccomanni di Draghi, e per questo avversato da Tremonti, Bini Smaghi di Berlusconi e Letta, contro il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia, che ieri tra l’altro ha stigmatizzato ufficialmente il tira e molla sulla nomina, oltre a Grilli, per cui come si diceva s’è speso il ministro dell’Economia, scontando l’avversità di Draghi.

In realtà è stata la tenace moral suasion del Capo dello Stato a favorire la scelta, che tutti sono poi affrettati a condividere sottovoce come la più saggia. A favore di Visco ha giocato anche il compito svolto negli ultimi tempi di raccordo tra il Tesoro e Bankitalia. Questo almeno è ciò che è stato fatto filtrare ieri sera dal ministero dell’Economia,per far sapere che Tremonti non si sente affatto sconfitto.

Chi alla fine esce in difficoltà dal lungo tormentone di Bankitalia è Berlusconi. Per una volta, aveva a disposizione una nomina che la legge affidava interamente al presidente del consiglio, ma è riuscito a incartarsi in buona parte grazie al suo stesso indecisionismo, che lo ha portato a rinviare per mesi la scelta, benchè il Quirinale, già prima dell’estate, lo sollecitasse. Inoltre per il premier resta aperto il dossier Bini Smaghi, contrario fin qui a dimettersi dal direttorio della Bce su pressione di Sarkozy e al centro di un caso diplomatico che potrebbe far sentire le sue conseguenze già dal vertice europeo di domenica. Si dice che la via d’uscita potrebbe essere di portare Bini Smaghi alla guida dell’Antitrust, che sta per liberarsi. Ma dopo quel che è successo, il clima attorno a tutti i nomi che sono entrati e usciti da questa vicenda resta arroventato.

La Stampa 21.10.11