attualità, politica italiana

"Anche l’esercito dice basta a Berlusconi", di Gianni Del Vecchio

Non basta il caos politico, contro il governo anche le organizzazioni di rappresentanza dei militari. Quella appena finita è forse la settimana più brutta per il governo e la maggioranza che lo sostiene. Almeno da un punto di vista elettorale. Il bacino di voti che negli ultimi anni ha premiato Pdl e Lega si sta pian piano prosciugando.
Lunedì a Todi il mondo cattolico si è riunito per discutere del post Berlusconi; martedì Confindustria e gli imprenditori hanno ribadito che per il premier il tempo è scaduto; sempre martedì i poliziotti sono scesi in piazza per protestare contro i ripetuti tagli di Tremonti.
Giovedì e venerdì infine sono state le giornate di militari e carabinieri: hanno detto basta a questo esecutivo e soprattutto all’ipocrisia dei suoi componenti.
Fa impressione il duro attacco venuto dal Cocer interforze, un organismo che rappresenta gli interessi e le esigenze dei militari dell’esercito, della marina e dell’aeronautica (una sorta di sindacato delle forze armate).
Nel comunicato si spera addirittura nel crollo dell’esecutivo: «Giudichiamo fallimentare la gestione del sistema di difesa del paese da parte del gabinetto dell’onorevole La Russa, e di riflesso del governo Berlusconi, auspicandone la caduta».
Sicuramente parole forti, per certi aspetti anche inquietanti, visto che la mente va agli anni Sessanta- Settanta, quando la democrazia italiana è stata messa a dura prova da due golpe, fortunatamente solo abbozzati. In realtà, però l’arrabbiatura dei militari stavolta non è di natura politica ma è tutta dovuta alla mancanza di mezzi e di risorse: «Solo con la caduta del governo si potrà evitare il consolidarsi di ulteriori provvedimenti punitivi, che aggiunti a quelli già approvati e già giudicati irresponsabili dal personale militare, determinerebbero nei fatti la morte della peculiarità e della specificità della condizione militare», si legge nel comunicato dei rappresentanti di soldati, marinai e avieri.
Meno tranchant di quello Interforze, ma ugualmente sul piede di guerra anche il Cocer dei carabinieri, che si lamenta dei tagli e chiede a gran voce il reintegro delle norme per la sicurezza dei cittadini.
Una protesta che bissa un duro comunicato di martedì scorso: «Questo governo ha approvato all’unanimità un disegno di legge sulla stabilità con ulteriori tagli alle spese di ordine e sicurezza pubblica. Stranamente, però, non ha affatto dimenticato di inserire un comma per lo stanziamento di risorse per la Festa delle forze armate del 4 novembre. Un governo quindi impegnato a salvaguardare l’apparenza più che la sostanza. Ma in questo caso si parla di sicurezza del paese. Si sa, le foto ricordo durante queste manifestazioni possono valere più di cento parole, facendo percepire agli ignari cittadini, una vicinanza al comparto sicurezza e difesa di fatto inesistente! Con i tagli alle spese dell’ordine e sicurezza pubblica, l’esecutivo ha dimostrato tutti i limiti della sua azione».
Il fatto che anche i carabinieri siano arrivati a prendere le distanze dalla squadra di Berlusconi è doppiamente interessante, perché l’Arma è stata una delle forze, se non l’unica, a essere stata meno colpita dalla scure tremontiana, protetta fino all’ultimo dal ministro La Russa.
Non a caso il Cocer dei carabinieri finora non ha mai protestato più di tanto. Tutte le volte che i sindacati dei poliziotti sono scesi in piazza o comunque hanno condotto azioni simboliche contro i tagli, l’organismo dei carabinieri non ha mai espresso solidarietà, come invece fatto dal Cocer della Guardia di finanza.Insomma, se anche l’Arma abbandona la nave, forse è davvero giunta l’ora del naufragio di questo governo.

da Europa Quotidiano 22.10.11