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"Pompei, cedono altri due muri. Uno era stato appena ristrutturato", di Luca Del Fra

L’ultimo crollo di Pompei, avvenuto ieri, ha interessato due muretti di recente fabbricazione:
uno delimitava la necropoli esterna a porta Ercolano, in via dei Sepolcri, l’altro era un muro
di contenimento. Cosa vedrà il commissario Unione Europea Johannes Hahn oggi nella sua visita a Pompei finalizzata a sbloccare il finanziamento di 105 milioni di euro per il sito archeologico? Potrà osservare come oltre ai crolli che si susseguono da quasi due anni di Domus,terrapieni, Scholae e antiche mura, ora vengano giù perfino le costruzioni moderne. L’ultimo crollo di Pompei, avvenuto ieri, ha interessato infatti due muretti di recente fabbricazione: uno delimitava la necropoli esterna a porta Ercolano, in via dei Sepolcri, l’altro
era un muro di contenimento. Come nel caso del muro sgretolatosi venerdì, la causa sarebbero le recenti piogge, ma decisiva è l’annosa incuria del sito. La soprintendente Teresa
Elena Cinquantaquattro certifica non esserci stato «alcun coinvolgimento di strutture di interesse archeologico» ma, bontà sua, in una situazione così tragica qui non si teme di cadere nel ridicolo, visto che «manufatti di recente fabbricazione» stanno più in piedi a Pompei. In casi di tale emergenza il Governo corre ai ripari, e che fa? Una bella conferenza stampa: stamane il sottosegretario di Stato Gianni Letta, i ministri Fitto e Galan, il commissario Hahn tutti insieme a Palazzo Chigi annunceranno i progetti per questo sito archeologico, anche quelli immediatamente operativi. E così Pompei è sempre più la metafora archeologica dell’Italia presente: un paese che crolla tra trionfali annunci e dichiarazioni altisonanti.
ANNUNCIO CONTINUO
Perché di annunci ne sono stati fatti parecchi: è passato un anno dal crollo della Schola Armaturarum, quasi due da quello che ha interessato la casa dei Casti amanti, tra questi una escalation di altri crolli grandi e piccoli nata durante il commissariamento di Giuseppe Fiori Un periodo in cui si è speso molto e allegramente in opere megalitiche e di dubbio gusto, come l’assai discutibile ricostruzione del teatro nuovo, siti internet, ologrammi – sì, perfino ologrammi – e spettacoli d’arte varia, senza però curare la manutenzione, la prevenzione e la messa in sicurezza. Molte promesse si sono susseguite, il ministro dei Beni culturali, prima nella persona di Bondi e poi del sopravvenuto Galan, hanno definito Pompei una priorità, dunque nulla è successo. I lavori di ricupero e messa in sicurezza non sono partiti, l’assunzione immediata di una squadra di 25 archeologi per fronteggiare l’emergenza, promessa da Galan in primavera non c’è stata, anzi in base al decreto «salva Pompei»proprio alla soprintendenza di Pompei sono tolti ben 5 milioni di euro, tutti già deliberati per i lavori urgenti, che sono rimasti al palo. Nel frattempo il governo ne investiva 6 per una convenzione tra Pompei e Invitalia per un non meglio precisato «supporto tecnico», operazione a cui è stato messo a capo non un grande esperto di cose pompeiane, né un archeologo, bensì ex manager Fininvest. E sul colpevole immobilismo del governo, il Pd chiede al Ministro dei Beni Culturali Galan di riferire in aula con un’interrogazione parlamentare di cui prima firmataria è Anna Maria Carloni. Oltre che sui recenti crolli, i parlamentari democratici chiedono conto di quando saranno realmente disponibili i finanziamenti più volte promessi
per l’area archeologica vesuviana. Ma soprattutto insistono su come i fondi europei di oltre 100 milioni di euro saranno gestiti: «Quale sarà il soggetto attuatore degli interventi; quale il ruolo di Invitalia; quali misure per impedire infiltrazioni della criminalità organizzata e quali scelte finanziarie e organizzative si intendono adottare – concludono i parlamentari –
per rendere efficace la manutenzione ordinaria del sito».
Sottotesto: la Soprintendenza lasciata a corto di personale proprio dal governo non sarebbe in grado di impiegare i 105 milioni della Ue, di qui i fondati timori che con questa scusa si approfitti per far gestire questi fondi attraverso Invitalia a qualche ex manager Fininvest, con le conseguenze da tutti immaginabili. Nulla succede e molto vien speso. Altrettanto immaginabile vista la stagione, anzi previsto, un forte temporale stasera si abbatterà sulla Campania e quindi anche su i poveri resti di Pompei.

L’Unità 26.10.11