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«Inglese ancora vietato alla primaria», di Pippo Frisone

Ricordate le famose tre “I” della riforma Moratti ? Rappresentavano con estrema sintesi la summa del pensiero del centro-destra sulla scuola.

Impresa, Informatica e Inglese.
Dove son finiti Impresa e Informatica non solo a scuola ma nel Paese è sotto gli occhi di tutti.
Rimaneva l’Inglese che doveva irradiarsi , a tappe forzate, in tutte le classi della primaria a scapito del Francese,Tedesco e Spagnolo, buttate al macero con forte spreco di energie e risorse già formate.
Si puntava molto, all’inizio, sugli specialisti con oltre 11mila posti di lingua inglese in organico.
Con almeno 7 o 8 classi a testa gli specialisti assicuravano una discreta copertura del fabbisogno d’Inglese.
I più anziani avevano sulle spalle oltre 500 ore di formazione.

Nel 2008 arrivò la finanziaria, quella fatta in 9 minuti che inghiotti d’un sol colpo prima gli specialisti e poi i posti di inglese.
L’Inglese però rimase nel curricolo obbligatorio della primaria.
Un’ora in prima, due in seconda e tre in terza,quarta e quinta classe.
Ma per insegnare l’inglese bisognava formare le maestre e ogni maestra formata, doveva insegnarlo nelle proprie classi.
Parallalamente al taglio degli organici arrivarono anche i tagli delle risorse, con il quasi azzeramento dei finanziamenti alla formazione e all’aggiornamento.
I tanto sbandierati piani nazionali sulla formazione delle maestre rimasero tali solo sulla carta.
Con oltre 4mila maestre da formare, per restare solo a Milano, il Miur riesce a finanziare solo corsi striminziti di 150 ore che a mala pena abilitano sull’inglese un centinaio di maestre all’anno.
E’ evidente il gap tra esigenze di formazione da un lato e scopertura di posti e spezzoni orari dall’altro.

Quest’anno in tempi di crisi, dopo aver ripristinato in organico di fatto qualche centinaio di posti sull’Inglese,tolti in organico di diritto a causa dei tagli, il Dirigente dell’UST di Milano dr.Petralia richiama i dirigenti scolastici alla cruda realtà, intimando loro di non procedere ad alcuna assunzione sugli spezzoni residui d’Inglese , perchè non autorizzati ma soprattutto perchè privi di risorse d’organico.
Si viene così a scoprire che ben 87 circoli di Milano e provincia perdono d’un sol colpo 1.073 ore d’Inglese, qualcosa che interessa circa 500 classi e oltre 10mila alunni.
Alle scuole viene detto in buona sostanza di arrangiarsi, anzi la parola d’ordine è di “ottimizzare le risorse interne”. Ma dall’ottimizzare senza risorse , al pessimizzare il passo é breve.
E allora via all’assegnazione su più classi agli idonei presenti a scuola, al volontariato di chi in gioventù aveva studiato l’inglese, di chi ha dato, qualche esame all’università, al ricorso di docenti laureati in lingue delle medie, magari dello stesso comprensivo, all’assunzione di specialisti esterni,chiedendo un contributo alle famiglie.

Risultato, un’organizzazione oraria molto frastagliata, fatta d’incastri e rientri, intensificazione del lavoro che appesantiscono l’insieme delle prestazioni, abbassando di conseguenza i livelli di efficienza e di qualità. Una scuola, quella primaria che ci veniva invidiata da tutti, costretta oggi da una riforma sciagurata a smantellare non solo il tempo pieno ma, come nel caso dell’Inglese, costretta a non garantire neanche i curricula obbligatori a tutti gli alunni che restano discriminati, con buona pace della Gelmini e di Petralia.

da ScuolaOggi