attualità, politica italiana

E Prodi spara ad alzo zero "La smetta di dire stupidaggini i suoi giudizi sono una follia", di Goffredo De Marchis

Per il premier che ha portato l´Italia nell´euro, per l´ex presidente della Commissione europea che ha allargato l´Europa le parole di Berlusconi sulla moneta unica sono quasi un affronto personale. Qualcosa che va oltre la politica e l´analisi. Infatti Romano Prodi non si trattiene e durante la conversazione sbotta: «Siamo alla follia, Berlusconi la smetta di dire stupidaggini». Il presidente del Consiglio avrebbe potuto lamentarsi dei ritardi del Vecchio continente nel costruire una governance forte, delle debolezze strutturali di una straordinaria avventura. Ma no, il Cavaliere se l´è presa con l´euro. «Cioè con la più grande conquista dell´Unione insieme all´allargamento», ricorda Prodi. «Provi a spiegare agli italiani perché l´euro va su e i nostri Btp vanno giù».
Sono i commenti di un europeista convinto, quelli del Professore. Lui, che ha voluto l´ingresso dell´Italia nella moneta comune a prezzo di molti sacrifici (l´eurotassa, in parte restituita), che ha legato all´euro la stagione migliore del centrosinistra nell´ultimo quindicennio a detta degli stessi protagonisti di quella e di altre stagioni. «Siamo davvero alla follia», ripete. «È chiarissimamente nella testa di tutti che alla nascita dell´euro doveva seguire la nascita dell´Europa unita – spiega Prodi -. Come? Attraverso il progressivo rafforzamento delle istituzioni comunitarie. Se oggi l´euro è sotto attacco questo dipende non dal fatto che nessuno ci ha creduto, come dice Berlusconi, ma dal fatto che l´Unione è divisa». Fu una galoppata forsennata quella verso l´euro nel primo governo Prodi. Già allora l´Italia scontava il suo enorme debito pubblico, lo scarso europeismo di una parte della classe dirigente. Ma non si poteva restare fuori. Per una questione di conti e per una questione di orgoglio: poteva rimanere ai margini un Paese fondatore? Oggi la moneta unica subisce certo attacchi quotidiani, fatica a superare gli ostacoli. Ma il problema «è la divisione dei paesi membri. Infatti l´euro perde sempre più valore rispetto al dollaro dopo anni di apprezzamento». Berlusconi quindi dovrebbe dire parole completamente diverse, calarsi nel ruolo di premier europeo e pensare una, dieci, cento volte i suoi ragionamenti. «Il nostro premier invece di dire delle stupidaggini farebbe meglio ad analizzare la situazione e a capire che cosa gli stanno, giorno per giorno, i mercati».
Sul terreno restano anche le reazioni di tutte le opposizioni. Ma nessuna è tanto sentita e tanto rabbiosa per certi versi come quella del Professore. «Giù le mani dall´euro – dice il vicesegretario del Pd Enrico Letta -. È l´Italia che non convince nessuno, è in una crisi senza precedenti e ha bisogno di più europeismo, non di meno». La capogruppo al Senato del Pd Anna Finocchiaro parla di «parole irresponsabili perché la moneta unica è stata la salvezza dell´Italia». Il presidente dei deputati Idv Donadi osserva: «Dei 17 paesi che hanno l´euro purtroppo solo uno ha Berlusconi». Ma nessun commento può pareggiare la sensazione di tradimento espresso da Prodi.

La Reppubblica 29.10.11

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“L´ultimo strappo del Cavaliere disperato”, di MASSIMO RIVA

Le invettive – perché di questo esattamente si tratta – che Silvio Berlusconi ha lanciato ieri contro l´euro non sono voci dal sen fuggite. E c´è poco, quindi, da tentare di ridimensionarle. Palazzo Chigi ha denunciato in serata interpretazioni maliziose e distorte, ma è il solito stucchevole copione di smentite tardive e bugiarde. Il fatto è che il Cavaliere, come gli è già capitato ormai decine e decine di altre volte, ha detto esattamente quello che pensa in cuor suo, secondo quella visione grossolana e sostanzialmente incolta dei problemi che gli tocca di affrontare in qualità di presidente del Consiglio.
Denigrare l´euro come una moneta «strana perché attaccabile sui mercati» è una gaffe politica imperdonabile in una fase di estrema delicatezza come l´attuale. Proprio mentre il Paese è chiamato a fare sacrifici durissimi per salvare la propria economia, proprio mentre gli stati dell´Unione cercano in tutti i modi di salvare Eurolandia, il Cavaliere si sfoga contro la moneta unica che non “convince nessuno”. Ma la sua è molto peggio di una gaffe: significa non aver capito nulla né del ruolo della moneta unica nel processo di costruzione dell´Europa né degli enormi benefici che il nostro Paese ha tratto e potrà continuare a trarre dalla partecipazione a questa storica trasformazione del vecchio continente in una grande area di stabilità e di democrazia a vantaggio dell´intero pianeta. E non basta: significa non possedere nemmeno gli elementi di conoscenza elementare per capire ciò che sta accadendo da mesi sui mercati finanziari.
Che senso ha, per esempio, parlare di moneta «strana perché attaccabile»? Ma dove ha vissuto finora il sedicente imprenditore di successo Berlusconi? Tutte le monete sono attaccabili dalla speculazione: la storia della lira, della sterlina, del franco e perfino del dollaro ne hanno dato ripetute dimostrazioni. Il fatto è che da qualche tempo ormai il Cavaliere dà chiari segni di aprire la bocca per dare sfogo ai suoi confusi malumori senza rendersi conto di pronunciare parole che – ahinoi – impegnano il presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.
Sul piano intimistico si può anche comprendere che egli si senta infastidito o addirittura assediato dalle regole di disciplina imposte dalla partecipazione del nostro paese al condominio monetario europeo. Così come si può capirne la frustrazione di non sentirsi preso sul serio ormai in nessun consesso internazionale e perciò non resista all´impulso di rovesciare il tavolo ignorando anche le norme più elementari della correttezza politica. Ma egli ricopre la carica di capo del governo e così coinvolge nelle nefaste conseguenze dei suoi malesseri il destino dell´intero paese.
Appena qualche giorno fa hanno suscitato inviperite reazioni di difesa patriottica gli umilianti sorrisi coi quali Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno commentato una domanda sull´affidabilità degli impegni berlusconiani. In realtà, ci è andata ancora bene.
Se in Europa dovessero prendere sul serio le parole pronunciate ieri dal Cavaliere contro l´euro, l´Italia rischia di essere lasciata da sola alla mercé dei mercati con il suo debito e tutti gli altri guai al seguito. Ancora una volta Berlusconi ha dimostrato che il suo ritiro dalla scena è la prima emergenza nazionale.

La Repubblica 29.10.11

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L´irritazione del Quirinale e la contromossa del Cavaliere “Farò un discorso alla Camera”, di Francesco Bei e Umberto Rosso

Due giorni fa Napolitano aveva detto: “L´euro è un pilastro, una scelta irreversibile”
Il presidente del consiglio vuole intervenire alla Camera il prossimo 8 novembre. Stupore e irritazione. Sul Colle l´attacco di Berlusconi alla moneta unica, salvo la smentita di rito, ha l´effetto di una doccia fredda, soprattutto in una giornata che ha visto gli interessi dei Btp italiani schizzare al 6,06%, massimo storico dall´introduzione dell´euro.
Il capo dello Stato non commenta, ma non c´è alcun dubbio che la pensi sull´euro in modo opposto a Berlusconi. Logico perciò che l´uscita del presidente del Consiglio, per giunta ancora nel pieno della complicata trattativa con Bruxelles, non sia piaciuta. E per farlo capire, senza ricorrere a sconfessioni ufficiali che indebolirebbero ulteriormente l´immagine del Paese, dal Quirinale invitano a rileggersi quel che appena tre giorni fa il capo dello Stato ha detto sulla moneta unica. «Un pilastro». «Una scelta irreversibile». «Un punto di forza». Parole senza margine di equivoco pronunciate mercoledì scorso a Bruges, in un appassionato intervento per rivendicare con forza un «salto di qualità» dell´Europa. Agli occhi della Germania e della Francia, il Colle è ormai l´interfaccia vero per il nostro paese piuttosto che Palazzo Chigi. Dopo le telefonate della Merkel al Quirinale, ecco ora il portavoce del governo tedesco che si augura che in Italia «la pensino tutti come il presidente Napolitano».
Ma il Cavaliere, galvanizzato dall´esito del Consiglio europeo, ora rilancia. Dopo aver scaricato sull´euro la responsabilità della crisi, si prepara infatti a sfruttare fino in fondo l´ombrello dell´Europa. Per questo ha già deciso di presentarsi alla Camera, il prossimo 8 Novembre, per un discorso che i suoi definiscono di «svolta». «La lettera d´intenti – ha spiegato il premier in privato – impegna tutto il paese, un governo tecnico non potrebbe fare cose diverse. Per cui Casini se ne dovrà fare una ragione: il governo di salvezza nazionale c´è già ed è il mio». Il ragionamento che si fa nell´entourage di Berlusconi si basa sulla convinzione che l´agenda programmatica dettata dall´Ue sia indigeribile per il Pd: «Camusso, Vendola e Di Pietro sono già sul piede di guerra. Il programma di interventi concordato con l´Ue manderà in crisi il Pd e minerà l´alleanza che vogliono costruire con Casini». Su questo punta tutto il premier e il discorso che terrà in Parlamento cercherà di enfatizzare al massimo le divisioni delle opposizioni. Non è un caso, osservano i suoi uomini, se il premier da tre giorni stia ripetendo a ogni piè sospinto l´appello alle opposizioni «responsabili» a dare una mano. Una strategia studiata a tavolino per mettere in difficoltà il terzo polo e costringere Casini a votare le misure che verranno presentate nel giro di un paio di settimane.
E tuttavia il Cavaliere, prima di varare i nuovi provvedimenti, dovrà risolvere in qualche modo la partita con il ministro dell´Economia. «Stavolta Giulio o si adegua o se ne va – ha spiegato Berlusconi a un ministro del Pdl – perché a questo punto non si tratta più del decreto Romani ma del decreto Barroso». Eppure il ministro dell´Economia non sembra preoccuparsi troppo delle minacce. Ieri ha mostrato distacco, affermando in tv che l´accordo raggiunto in sede europea è «assolutamente positivo», ma ora bisogna evitare «i diavoli» che si annidano nei dettagli e far «funzionare la macchina». Come a dire che ci sarà bisogno sempre del suo intervento. Quanto all´attacco all´euro di Berlusconi, con un amico fidato il ministro non ha potuto fare a meno di notare che il premier «dicendo che la moneta unica non ha dietro di sé una banca, ha implicitamente sconfessato Draghi, il primo italiano al vertice della Bce».
Di fronte alle convulsioni del governo e agli scarti del Cavaliere, il capo dello Stato, che non considera chiusa la partita della ripresa e del debito solo con la lettera di «intenti», segue da vicino la gestione dell´agenda europea e sovrintende. Bini Smaghi è stato convocato al Colle e ha chiuso la sfilata dei vertici di Bankitalia e del Tesoro: al centro del faccia a faccia c´è stata la delicata vicenda delle sue dimissioni dalla Bce pretese dalla Francia. Sulla moneta unica, nessuno dei dubbi di Berlusconi. «Non lasceremo che l´euro ceda agli attacchi della speculazione e ad ondate di panico nei mercati finanziari, nessuno si faccia illusioni in proposito». Nessuno, è l´idea-forza di Napolitano, pensi di vedere vacillare l´intera costruzione europea che da dieci anni si è dotata con l´euro di un «nuovo essenziale pilastro e punto di forza».

La Repubblica 29.10.11

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“Quirinale e Palazzo Chigi, visioni opposte sull’euro”, di Stefano Folli

Ora il Quirinale e Palazzo Chigi esprimono due linee molto diverse. Non su qualche aspetto minore della vita pubblica e nemmeno sulle prospettive della legislatura. Il dissidio oggettivo da ieri sera riguarda la moneta unica: la sua opportunità e di fatto il suo futuro.

Per Giorgio Napolitano, nel solco dei princìpi sempre affermati dal suo predecessore Ciampi, l’euro è una scelta irreversibile, un’opzione senza alternative che non siano assai drammatiche. Per Silvio Berlusconi, viceversa, l’euro è «una moneta che non ha mai convinto nessuno»; e questo spiegherebbe gli attacchi speculativi che colpiscono in modo particolare l’Italia. Tutto dipende dal fatto che si tratta di «una moneta strana, non di un solo paese, ma di tanti che però non hanno né un governo unitario né una banca di riferimento». Ecco perché è difficile vendere i titoli di Stato, se non a tassi sempre più alti, compromettendo le strategie contro il debito pubblico.
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Berlusconi: l’euro è una moneta che non ha convinto nessuno. Poi corregge: è la nostra bandiera

L’attacco è davvero singolare, anche se in serata Berlusconi ha parlato di «interpretazioni maliziose» e fuorvianti. Può darsi, ma le sue parole sono chiare e si prestano poco agli equivoci. Sono arrivate all’indomani delle giornate europee di Bruxelles, nelle quali è stata esaminata, con un giudizio abbastanza positivo, la famosa lettera d’intenti del nostro governo. Era parso che il premier, di ritorno in Italia, volesse presentarsi addirittura come un campione dell’europeismo, annunciando che le promesse contenute nella missiva sarebbero presto diventate leggi dello Stato. E dichiarandosi pronto a sfidare i sindacati sul punto dei licenziamenti, da compensare con il ricorso alla cassa integrazione.

Dopo Bruxelles il problema, dal punto di vista dei partner dell’Unione, sembrava essere soprattutto la credibilità del presidente del Consiglio e della maggioranza in ordine agli ambiziosi obiettivi che il governo si era dato. Poi tutto è cambiato in poche ore. Gli «spread» sono risaliti, i tassi dei Btp decennali sono volati oltre il 6%, la borsa è caduta. E l’europeismo del premier ha cominciato a vacillare. Forse senza rendersene conto (o magari essendone ben consapevole) Berlusconi non ha solo attaccato l’euro: tra le righe ha preso di petto la politica della Germania, o meglio di Berlino e Parigi, proprio nel momento in cui l’Unione, dopo Bruxelles, avrebbe bisogno soprattutto di rasserenarsi e di procedere sulla via delineata.

Curiosa coincidenza. Poche ore prima dell’imprevedibile offensiva di Berlusconi, il portavoce del governo federale tedesco aveva elogiato Napolitano con una frase a doppio taglio: «Speriamo che il governo italiano la pensi come il presidente della Repubblica». Il Quirinale come autentico garante della linea rigorosa che l’esecutivo si è impegnato a realizzare in tempi brevi: un giro un po’ tortuoso, ma rende l’idea di cosa pensano in Europa. Poco dopo Berlusconi ha espresso i suoi dubbi sulla moneta unica. Che pensare?

Il presidente del Consiglio sembra prepararsi alla campagna elettorale e lo fa senza andare per il sottile. Blandendo gli euro-scettici, sottrae argomenti alla Lega e parla quasi come l’estrema sinistra nemica della tecnocrazia finanziaria. Punta ad allargare il proprio consenso, senza curarsi troppo della coerenza. Ma di qui alle prossime settimane proprio sulla coerenza e sulla credibilità saremo giudicati in Europa.

Il Sole 24 Ore 29.10.11