attualità, lavoro, pari opportunità | diritti

"Disoccupazione record fra i giovani e le donne. E i prezzi aumentano", di Laura Matteucci

Balzo della disoccupazione, giovanile e femminile soprattutto, e nuovo aumento dell’inflazione. Sono gli ultimi dati Istat dell’emergenza Italia, che si aggiungono a quelli sui Btp, con i rendimenti alle stelle, allo spread con i Bund a quota 410 punti e all’ennesima seduta di Borsa negativa. Un Paese in ginocchio: tra i giovani sotto i 24 anni uno su tre è senza occupazione (29,3% a settembre, dal 28% di agosto), il dato peggiore dal gennaio 2004. Colpiti i giovani, così come le donne: è «inattiva» quasi un’italiana su due, che quindi non ha, nè cerca, lavoro. Il tasso di disoccupazione a settembre raggiunge l’8,3% dall’8% tondo di agosto, 80mila e oltre posti persi in un mese. La «liberalizzazione» dei licenziamenti, tra i desiderata del governo, appare sempre più intempestiva. Mentre il lavoro si fa impossibile, aumenta il ricorso alla cassa integrazione (a settembre +50%su agosto) e la crescita è questione di zero virgola, prosegue anche il rialzo dell’indice dei prezzi: ad ottobre+0,6%rispetto a settembre, +3,4% in un anno, record dal 2008, soprattutto per effetto delle misure previste con le ultime manovre, in particolare l’incremento dell’Iva al 21%. Non bastasse, scatta oggi (fino al 31 dicembre) un ennesimo aumento delle accise (imposte) su benzina e gasolio, di 8,9 euro per mille litri, per far fronte alle spese per l’emergenza in Liguria e Toscana. L’effetto sui prezzi alla pompa dovrebbe essere tra 1 e 1,1 centesimi al litro. Federconsumatori e Adusbef hanno fatto due conti: «La convergenza tra ricadute inflazionistiche e della manovra – dicono – comporterà un crollo del potere di acquisto delle famiglie dal 2012 al 2014 di oltre 8.300 euro. Solo per quest’anno, di 1.621 euro». Quanto alla corsa «ormai incontrollata» dell’inflazione, per le associazioni «non può avere spiegazione al di fuori delle volontà speculative, nonché della demenziale manovra di aumento dell’Iva». Anche Confesercenti torna sulla questione Iva, un «capolavoro – fa notare – che spinge l’inflazione ai massimi aumenti congiunturali da16 anni a questa parte, deprimendo ancora di più i già deboli consumi». E per Confcommercio, nei dati «sono presenti effetti sistemici originati dall’incremento degli energetici. Smentite quindi le ipotesi che il sistema produttivo potesse tenere su di sè l’incremento dell’ imposizione indiretta». «Infatti – spiega la nota – la ridotta marginalità delle imprese di produzione e distribuzione dopo la recessione 2008-2009 ha costretto le filiere a traslare in avanti l’aumento dell’Iva».
RISCHIO REGRESSIONE E torniamo al lavoro (che non c’è). Il numero dei disoccupati supera quota 2 milioni (2.080mila) e aumenta del 3,8% rispetto ad agosto (76mila unità), con il tasso di inattività al 37,9% (+0,1% mensile). Su base annua la crescita è del 3,5% (71mila). Il tasso di occupazione si attesta al 56,9%, in diminuzione sia nel confronto congiunturale (-0,2%) sia tendenziale (-0,1%). La Cisl parla di «mercato del lavoro bloccato – dice il segretario generale aggiunto Giorgio Santini – e a forte rischio di ulteriore regressione. La nuova emorragia di occupati dimostra che la proposta di facilitare i licenziamenti è del tutto fuori contesto. Improcrastinabili invece misure per la riqualificazione e il reimpiego per le centinaia di migliaia di lavoratori in cig e mobilità». Per il segretario confederale Cgil Fulvio Fammoni siamo «ad un vero e proprio disastro cui si somma il fatto che la poca nuova occupazione è quasi totalmente precaria, che il numero dei cassintegrati resta altissimo e che le tutele, a partire dall’indennità di disoccupazione, si esauriscono». Ancora: «Incredibilmente – prosegue Fammoni – aumentano contemporaneamente sia gli inattivi che i disoccupati. Questo è il vero problema della crescita che richiede una risposta all’Europa ». La Uil di Luigi Angeletti chiede di «agevolare la riduzione dei costi di quelle imprese che assumono a tempo indeterminato».❖

L’Unità 01.11.11

******

“Donne e giovani: Niente lavoro”, di Rosaria Talarico

Come se non bastassero le valutazioni critiche a livello internazionale sulla situazione italiana, ieri è stato l’Istat a fornire altri numeri sull’Italia. E non sono per nulla rassicuranti. Il tasso di disoccupazione a settembre è arrivato all’8,3%, in aumento di 0,3 punti percentuali sia rispetto ad agosto che a settembre 2010: è il valore più alto da novembre 2010. Ancora più preoccupante la cifra relativa al tasso di disoccupazione giovanile che sale al 29,3%, record da gennaio 2004 (inizio delle serie storiche), con un aumento congiunturale di 1,3 punti percentuali, rispetto ad agosto. A calare è invece il tasso di occupazione (56,9%). La situazione non migliora se si allarga lo sguardo all’Europa.

Il tasso di disoccupazione nell’area euro torna ai massimi dal lancio della valuta unica: a settembre è risalita al 10,2 per cento, secondo una stima diffusa da Eurostat, dopo molti mesi in cui la disoccupazione era rimasta ferma al 10,1 per cento. L’ente di statistica comunitario conta 16 milioni 198 mila disoccupati nell’area valutaria. Disoccupazione in aumento anche guardando all’Europa a 27. A settembre è salita al 9,7 per cento, con 23,264 milioni di disoccupati totali, dal 9,6 per cento del mese precedente. Secondo Eurostat, il mese scorso erano senza lavoro 23 milioni e 264mila persone, di cui 16 milioni e 198mila nell’area euro. Rispetto ad agosto, il numero delle persone disoccupate è aumentato di 174mila unità nei 27 e di 188mila nei 17 Paesi dell’eurozona. Tra i Paesi membri, il tasso di disoccupazione più basso è stato registrato in Austria (3,9%), Olanda (4,5%) e Lussemburgo (4,8%), mentre quello più alto in Spagna (22,6%), Grecia (17,6%, ma il dato è di luglio) e Lettonia (16,1%, il dato è relativo al secondo trimestre del 2011). Gravi sono i dati relativi a giovani e donne. La quota di italiani senza lavoro under 25 (età compresa tra i 15 e i 24 anni) risulta anche tra le più alte in Europa. La Penisola si piazza al quarto posto dopo Spagna, Slovacchia e Irlanda. Il tasso di disoccupazione giovanile, dunque, si colloca su livelli molto alti ed «i giovani – spiegano i tecnici dell’Istat – continuano ad essere penalizzati in termini di partecipazione al mercato del lavoro». La disoccupazione maschile in Italia cresce del 4,4% rispetto al mese precedente e del 3,3% nei dodici mesi; anche il numero di donne disoccupate aumenta rispetto ad agosto (+3,1%) e su base annua (+3,8%).

La situazione italiana è rispecchiata anche guardando alle cifre dell’Europa: su base annuale il tasso di disoccupazione tra gli uomini è rimasto stabile al 9,9% nell’area euro ed è sceso dal 9,6 al 9,5% nell’Ue a 27, quello tra le donne è cresciuto rispettivamente dal 10,4 al 10,6% e dal 9,7 al 9,9%. «L’Italia avrà difficoltà a crescere fintanto che, come si evince dai dati Istat, metà della popolazione femminile continuerà a non avere un posto di lavoro e a non cercarlo» è il commento del ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna. Che elenca le misure previste dal governo per contrastare il problema della disoccupazione: «E’ già stata siglata con i sindacati un’intesa per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che consentirà maggiore flessibilizzazione del part time». Considerato poi che il cuore del problema della scarsa occupazione femminile è nel Mezzogiorno, nel piano per il Sud sono stata inserite «misure che consentiranno, attraverso incentivi fiscali, la stabilizzazione di lavoratrici precarie in zone svantaggiate e maggiore diffusione dell’apprendistato», conclude il ministro. Di diverso avviso i sindacati che sono tutti concordi nel denunciare la gravità della situazione. Cisl e Uil mettono in guardia da riforme che facilitino i licenziamenti, invece di prevedere incentivi alle aziende per assumere.

Per il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni i dati di oggi certificano che siamo in presenza di «una seria emergenza nazionale, un vero e proprio disastro cui si somma il fatto che la poca nuova occupazione è quasi totalmente precaria».

La Stampa 01.11.11