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"Le consultazioni informali del Colle", di Claudio Tito

L´Euro boccheggia. Ieri è stata una giornale terribile, segnata dai crolli delle Borse, dall´asfissia delle banche, dall´implosione dei titoli pubblici, dall´allargarsi del divario, in Europa, fra Paesi forti e deboli, da dubbi sempre più diffusi sulla sopravvivenza della moneta comune.
Giorgio Napolitano scende in campo. La crisi economica stringe in una tenaglia il nostro Paese e la situazione politica non offre tutte le garanzie perché le misure reclamate dall´Ue vengano approvate rapidamente. Mentre le borse precipitano e il debito pubblico italiano lede la credibilità del sistema, al Quirinale suona l´allarme e il capo dello Stato avvia una sorta di consultazioni informali. Contatti con le autorità istituzionali e politiche, con quelle monetarie e comunitarie. Con i leader politici, dei sindacati e del mondo imprenditoriale. Per illustrare a tutti la delicatezza del momento e saggiarne gli orientamenti. Per esortare Palazzo Chigi a premere sull´acceleratore della concretezza e per capire quali possano essere le eventuali alternative se il centrodestra non si dimostrasse in grado di varare tutti provvedimenti necessari.
Nessun pressing sul Cavaliere a fare un passo indietro, certo, ma solo la consapevolezza che in caso di crisi, il Colle sarebbe obbligato a verificare ogni possibilità per mettere in condizione l´Italia di rispondere all´emergenza economica nel modo migliore.
Il colloquio con il presidente del consiglio è stato centrato proprio su questo aspetto. Il capo dello Stato chiede al governo un intervento celere. «Domani approveremo il primo pacchetto di interventi – ha assicurato Berlusconi -. Possiamo andare avanti senza incertezze. Già stasera vedrò i miei ministri per concordare concretamente ogni singolo provvedimento». Una dichiarazione di cui il presidente della Repubblica ha preso atto, ma di cui verificherà le conseguenze concrete. Il Colle si aspetta che il premier dia un seguito sostanziale alle sue parole. Ma non si nasconde le viscosità che rallentano l´azione del centrodestra: a cominciare dal conflitto tra il presidente del consiglio e il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, per finire alle incertezze sulla composizione dei provvedimenti. Sa che le fibrillazioni dei mercati sono in questa fase determinate in primo luogo dall´emergenza greca ma si riflettono nel modo più pesante proprio sull´Italia.
La crescita costante dei tassi ai quali vengono collocati i nostri Btp, l´impennata dello spread con i bund tedeschi, la caduta verticale della Borsa di Milano, l´allarme lanciato dall´Abi e da un banchiere di altissimo livello come Giovanni Bazoli, sono tutti elementi che confermano la fragilità italiana e l´analisi che in questi giorni viene elaborata dal Quirinale.
Per questo se il governo – e solo se – non riuscisse a fare fronte nella sua compagine ministeriale e in Parlamento allo scadenzario imposto la scorsa settimana dal Consiglio europeo, Napolitano sarebbe obbligato a «verificare» le alternative. Anche se, dicono gli uomini di Napolitano, nelle “consultazioni informali” non si può assolutamente prevedere un automatismo a favore di un esecutivo di larghe intese.
Sta di fatto che ieri la più alta carica dello Stato ha parlato al telefono con il segretario Pd, Pierluigi Bersani, e con il leader Udc, Pier Ferdinando Casini. Entrambi gli hanno confermato la «piena disponibilità» ad appoggiare un esecutivo di «larghe intese». Ma senza Berlusconi. Una linea che stavolta non ha sorpreso il capo dello Stato. Sul Colle, infatti, sono consapevoli che non può più essere il momento di chiedere – come è accaduto la scorsa estate – un contributo nell´approvazione dei provvedimenti preparati dal Cavaliere. «Governo di transizione, una figura credibile in Italia e in Europa che lo guidi, misure d´emergenza per l´economia e riforma della legge elettorale. Ma Berlusconi deve andare a casa», sono le richieste e le condizioni poste da Bersani e Casini. Un modo per dire chiaramente che le «larghe intese» non possono essere confuse con la disponibilità a condividere l´operato del Cavaliere.
Ma per varare un «nuovo orizzonte» al momento manca un passaggio preliminare: le dimissioni del premier. Non a caso oggi il segretario democratico ricontatterà tutti i capi dell´opposizione e anche i cosiddetti “ribelli” del Pdl. Allo studio c´è ora un documento che potrebbe essere scritto e firmato proprio dal gruppo degli “indisponibili” del centrodestra e sul quale convergerebbero i voti di tutta l´opposizione. Un testo da presentare la prossima settimana alla Camera in occasione delle comunicazioni del presidente del consiglio. Una formulazione in cui si eviterebbero toni eccessivamente critici verso questi tre anni di governo Berlusconi, ma si inviterebbe il presidente del consiglio a salire al Quirinale per facilitare le risposte da dare all´emergenza economica. Sarebbe quella, insomma, l´occasione per testare la tenuta della maggioranza dinanzi alla tempesta finanziaria.
Napolitano quindi ora sa che tutta l´opposizione ha offerto la «disponibilità» per un percorso di questo tipo. Nello stesso tempo è intenzionato a «verificare» sia la tenuta della maggioranza sia i malumori che stanno emergendo nel campo del centrodestra. Ma soprattutto vuole seguire i segnali che possono provenire dall´Unione europea. Tutti infatti sono a conoscenza del pressing che anche ieri il Cancelliere tedesco Merkel ha esercitato perché l´Italia adotti gli accorgimenti per evitare il contagio greco. I provvedimenti che oggi verranno annunciati in consiglio dei ministri subiranno una prima valutazione al G20 di Cannes che prende il via domani. Ma il vero banco di prova sarà quello dei mercati finanziari. Sul Colle vogliono «verificare» quale sarà l´esito. E capire se le parole pronunciate la scorsa settimana da Giulio Tremonti fossero fondate: «Il problema non sono le misure, ma è Silvio Berlusconi. Finchè c´è lui, ogni provvedimento viene bruciato».

La Repubblica 02.11.11

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“Dal Colle è arrivato il fischio finale?”, di Mariantonietta Colimberti

Giorgio Napolitano ha suonato il gong. La nota arrivata dal Colle ieri sera, a conclusione di una giornata drammatica, indurrebbe qualsiasi presidente del consiglio a dimettersi immediatamente. Al momento in cui andiamo in stampa questo gesto Silvio Berlusconi non l’ha ancora compiuto.
Anzi, va cianciando di nuove promesse fatte telefonicamente ad Angela Merkel e ha convocato un vertice serale con un po’ di ministri per fare il punto della situazione.
«Il presidente della repubblica – si legge nel comunicato del Quirinale – dinanzi all’ulteriore aggravarsi della posizione italiana nei mercati finanziari, e alla luce dei molteplici contatti stabiliti nel corso della giornata, considera ormai improrogabile l’assunzione di decisioni efficaci nell’ambito della lettera di impegni indirizzata dal governo alle autorità europee. Il presidente del consiglio gli ha confermato il proprio intendimento di procedere in tal senso.
Dal canto loro, diversi rappresentanti dei gruppi di opposizione gli hanno manifestato la disponibilità a prendersi le responsabilità necessarie in rapporto all’aggravarsi della crisi.
Nell’attuale, così critico momento il paese può contare su un ampio arco di forze sociali e politiche consapevoli della necessità di una nuova prospettiva di larga condivisione delle scelte che l’Europa, l’opinione internazionale e gli operatori economici e finanziari si attendono con urgenza dall’Italia. Il capo dello stato ritiene suo dovere verificare le condizioni per il concretizzarsi di tale prospettiva».
Cosa accadrà ora? Berlusconi farà finalmente quel “passo indietro” che la politica e il mondo dell’economia gli stanno chiedendo insistentemente? Oppure bisognerà attendere il prossimo martedì, quando alla camera si voterà nuovamente il rendiconto generale dello stato?
Lo scorso 11 ottobre il governo era stato battuto per un voto: questa volta potrebbe verificarsi uno smottamento della maggioranza. Eppure, il tono della nota del Quirinale sembrerebbe suggerire tempi ancor più rapidi per giungere a una svolta vera. Giovedì si aprirà il G20 e per il nostro paese sarebbe importante arrivare all’appuntamento con un segnale forte di discontinuità.
«La situazione è fuori controllo e l’Italia non può andare a Cannes senza l’annuncio dell’arrivo di un governo di emergenza nazionale» ha detto Enrico Letta.
In mattinata la drammatica apertura della Borsa e i dati dello spread Btp-bund avevano avuto l’effetto di stringere le opposizioni attorno all’iniziativa di Pier Luigi Bersani. Il segretario dem aveva telefonato a Napolitano per annunciargli che il Pd e le altre forze di opposizione erano pronti ad assumersi immediate responsabilità.
L’ipotesi più condivisa è quella di un governo di emergenza guidato da Mario Monti. Un esecutivo sul modello Ciampi capace di recuperare subito la fiducia dei mercati e dei partner europei e di segnare una cesura quasi “antropologica” col disastro berlusconiano. «Il Pd è pronto a condividere la responsabilità di misure urgenti a condizione che esse siano accompagnate da un gesto politico e necessario di discontinuità e cambiamento. Non chiediamo ribaltoni e non intendiamo metterci in coda a situazioni che non sono credibili» ha detto in serata Bersani, che per oggi ha convocato un vertice con Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, Enrico Letta e Rosy Bindi.

da Europa Quotidiano 02.11.11