attualità, partito democratico

Tutte le opposizioni
si si compattano: «Pronti a nuovo esecutivo», di S.C.

La battaglia parlamentare è il principale argomento discusso nel retropalco. Da Casini parole di stima per il Pd. D’Alema: «Disponibili a un governo di responsabilità, se ci sono le condizioni, altrimenti si andrà a votare». «Da lunedì si vedrà…». Pier Luigi Bersani lascia piazza San Giovanni soddisfatto per la «giornata meravigliosa». Ma il leader del Pd sa bene non solo che «la pratica» di mandare a casa il governo si giocherà in Parlamento nei prossimi giorni, ma anche che a seconda di come si aprirà la crisi si capirà che direzione prenderà il dopo Berlusconi.
COL PALLOTTOLIERE IN MANO
L’argomento principale dei capannelli di dirigenti del Pd che si formano dietro il palco per tutta la giornata è uno solo: cosa succederà tra lunedì e mercoledì alla Camera e su quanti voti possa contare ciascuno dei due schieramenti. Con Dario Franceschini che mostra ai colleghi parlamentari un fogliettino pieno di numeri che a giudicare dalle cancellature e dalle freccette deve essere aggiornato di continuo.
Il voto sul rendiconto dello Stato è a rischio, per la maggioranza. E le forze di opposizione stanno ragionando se astenersi per dimostrare che, insieme ai malpancisti del Pdl, c’è a Montecitorio una maggioranza alternativa o se presentare una mozione di sfiducia costruttiva. Ipotesi su cui però non ci sarà il via libera prima che ci sia chiarezza sulle intenzioni dei suddetti malpancisti.
Chi sta tenendo i contatti con loro, nel fronte opposizione, è soprattutto Pier Ferdinando Casini. Ed ora è sul leader dell’Udc che tutti gli occhi sono puntati. Il centrodestra lo accusa di portare avanti una «compravendita». Il centrosinistra vuole capire se sarebbe tentato di sostenere un eventuale governo guidato da Gianni Letta. I contatti con Bersani sono ormai all’ordine del giorno, e tra i dirigenti Pd la convinzione è che non convenga a Casini entrare in un governo di centrodestra mandando in fumo il lavoro di tre anni.
Una tesi che trova conferma nelle parole che arrivano in diretta dal leader dell’Udc, che durante un’iniziativa a Torino dice di San Giovanni: «È una grande manifestazione democratica di testimonianza politica, di un grande partito come il Pd. E come tale va rispettata e guardata con attenzione. Oltretutto, devo dire che i contenuti che il Pd in quest’ultimo periodo ha posto all’attenzione, anche nella vita parlamentare, sono di grande ragionevolezza». Non sono solo le parole di stima a rassicurare il Pd che l’Udc non intenda passare dall’altra parte in una fase di transizione a cui poi sarebbe più complicato far seguire un’alleanza elettorale tra progressisti e moderati. C’è anche il fatto che Casini si dica non interessato a meccanismi tipo «aggiungi un posto a tavola». E che anche Gianfranco Fini si dica contrario a «ribaltoni perché si continuerebbe a governare con una differenza di pochi voti».
Per il Pd come per il Terzo polo e per l’Idv, e ora anche per Sel, visto che Nichi Vendola si è detto favorevole a «un governo di scopo» che vari una patrimoniale pesante, serve un governo sostenuto da una maggioranza molto ampia, che segni una netta discontinuità. Altrimenti? Dice Massimo D’Alema: «Noi siamo disponibili a un governo di responsabilità nazionale con tutte le forze politiche e affidato ad una personalità autorevole. Se ci sono le condizioni, ovviamente. Altrimenti si andrà a votare».

L’UNità 06.11.11