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"Rai, eutanasia del servizio pubblico", di Matteo Orfini*

Mancano le competenze per stare al passo coi tempi e con le regole del mercato. Il risultato ottenuto da Santoro è straordinario: il 14% di share su un circuito alternativo è un dato senza precedenti e conferma che la Rai ha commesso una follia nel rinunciare ad Anno Zero.
D`altra parte è sempre più evidente che siamo a un tornante decisivo per il servizio pubblico: tutto cambia, le vecchie rendite di posizione non bastano più, la concorrenza inizia ad essere una realtà e bisogna dimostrarsi all`altezza innovando e sperimentando; la Rai avrebbe dimensioni e storia per essere il soggetto che indirizza il cambiamento, invece di subirlo.
Ma purtroppo un giorno dopo l`altro il consiglio d`amministrazione e il direttore generale dimostrano di non avere caratura e competenze per raccogliere la sfida.

C`è un piano industriale poco conosciuto – e il poco che si sa è inquietante; c`è una gestione interna grottesca: si rompono autoritariamente le trattative con l`usigrai, si penalizzano i lavoratori della produzione, non si offre alcun futuro ai precari mentre i privilegi non vengono toccati. Ma è possibile che ex direttori generali mantengano le stesse abnormi retribuzioni pur quando passano a incarichi di minore responsabilità?
O le difficoltà economiche dell`azienda si risolvono solo negando il premio di produzione a chi guadagna poche centinaia di curo al mese? L`arbitrarietà delle scelte, l`infeudamento di poteri e cordate aziendali, l`umiliazione dei talenti sono la malattia di un corpo che avrebbe però al suo interno gli anticorpi per reagire: professionalità, competenze, personalità amate dal pubblico sono la ricchezza di un`azienda che non merita questa lenta eutanasia. Ma all`evidente incapacità manageriale si aggiunge la totale permeabilità alle pressioni politiche.
Santoro cacciato, Fazio e Saviano regalati alla concorrenza, la Dandini venduta agli inserzionisti, poi eliminata dai palinsesti e non sostituita, sono infatti solo i casi più vistosi. Ieri è giunta la notizia che sarebbe stata respinta la proposta del direttore di Rai 3 di una striscia quotidiana da mandare in onda alle 20 condotta da Lucia Annunziata. Certo, evidentemente con quello che sta accadendo nel paese non ha senso informare i cittadini, o almeno così sembra pensarla il Direttore generale.

L`azienda ha (debolmente) smentito la notizia dichiarando che sta valutando diversi progetti. Bene, ci sintonizzeremo ogni sera alle 20 su Rai 3 fino a quando non vedremo apparire la nuova striscia. Ma ormai non è più tempo di prese in giro. Lorenza Lei era arrivata promettendo scelte basate su qualità e competenze. Dopo pochi mesi non si può giudicare il suo operato se non in modo disastroso e le motivazioni politiche che sono alla base delle scelte appaiono difficilmente negabili. Né sembra che altri, al settimo piano di viale Mazzini, abbiano interesse a fermare questa agonia.

Ma non si può cedere allo sconforto. Né accettare ricette che vengono dal passato anche se a proporle sono sedicenti innovatori: la Rai è un bene comune che deve essere preservato dalle pressioni della politica e degli interessi. Non è una missione impossibile, anzi: riformarla e darle la forza di essere davvero un`azienda è uno dei pilastri su cui si fonderà il progetto di ricostruzione del paese con cui chiuderemo finalmente il triste ventennio berlusconiano.

*Matteo Orfini – Responsabile Cultura e Informazione Pd

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