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"Pensionati ma baroni: rettori inamovibili", di Gian Antonio Stella

I favori concessi ai cattedratici illustri dall’ex ministro
Gelmini (alla faccia del rinnovamento). C’è da sperare che laggiù ad Austin, nel Texas, dove a 26 anni ha una cattedra universitaria in matematica vinta senza concorsi pilotati o spintarelle di baroni, Alessio Figalli non veda il Secolo XIX . Altrimenti, ammesso abbia qualche rimpianto per Roma, ci penserebbe settanta volte sette prima di tornare.
Spiega infatti Francesco Margiocco sul giornale genovese, raccontando l’indignazione sul Web della «Rete 29 aprile», un movimento di ricercatori che contestano l’andazzo, come le parole di Maria Stella Gelmini sulla necessità di «ringiovanire il corpo docente dell’università italiana, forse la più vecchia del mondo», siano state tradite.

L’ultima riprova: i rettori di almeno quattro università sono in carica dopo essere andati in pensione. E non parliamo di piccoli atenei locali. Tra i «magnifici» pensionati c’è Guido Fabiani, a riposo dal 2010 ma ancora rettore di «Roma Tre» grazie a una legge del ’58 («I professori fuori ruolo possono essere eletti o rieletti all’ufficio di rettore») nel frattempo abrogata. C’è il rettore (per la quarta volta) della milanese Bicocca Marcello Fontanesi, che «rimarrà in carica fino all’ottobre 2012» ma «potrebbe chiedere lo scivolo fino 2013». C’è Giacomo Deferrari, rettore di Genova, che «era stato eletto nel 2008 per quattro anni e il 1 novembre 2012 andrà in pensione, ma rimarrà rettore fino al 1 novembre 2014, quando avrà 74 anni».

Ma soprattutto Enrico Decleva, che dopo essersi fatto prorogare il mandato da rettore della Statale di Milano nel 2009, quando guidava la conferenza dei rettori, è in pensione dal 1 novembre ma resterà in carica fino al settembre 2012. Perché «ha chiesto un parere al ministro Gelmini che a inizio mese, poco prima di dimettersi con tutto il governo, gli ha concesso la proroga, o scivolo, di un anno». Evviva il rinnovamento, evviva la gioventù.
La stessa Gelmini, del resto, come già i lettori sanno, poco prima di andarsene aveva nominato nel Cda del Cnr Gennaro Ferrara, 74 anni, già rettore per un quarto di secolo della Parthenope, non solo ultimissima nella classifica 2011 del Sole 24 Ore tra le nostre università (200 punti contro ad esempio i 415 di quella del Molise o i 472 della concittadina «Federico II» o gli 829 del Politecnico di Torino) ma additata come una delle più nepotiste d’Italia.

Punta sul vivo, l’ex ministro aveva scritto al Corriere di aver dovuto scegliere due nomi in una rosa suggerita da Conferenza Stato-Regioni, Confindustria, UnionCamere, la Comunità Scientifica del Cnr e la Crui e di aver deciso così «in omaggio alla richiesta, pervenuta da più parti, secondo cui ci fosse almeno una rappresentanza del Sud». Peccato che nella rosa, indicato proprio dai ricercatori, ci fosse anche Umberto Amato. Lui pure napoletano esattamente come Ferrara. Con due differenze. Ha 21 anni di meno ma soprattutto al primo punto del programma, si legge nel suo blog, aveva: «Etica e trasparenza in ogni atto dell’Ente». Uffa, la trasparenza…

Il Corriere della Sera 30.11.11

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Di seguito l’interrogazione dell’on. Ghizzoni citata nell’articolo di Francesco Margiocco (apparso sabato scorso sul Secolo XIX) e dal quale ha preso spunto l’intervento di Stella.

> Atto Camera
>
> Interrogazione a risposta scritta 4-14030
> presentata da
> MANUELA GHIZZONI
> martedì 29 novembre 2011, seduta n.554
>
> GHIZZONI. –
> Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
> – Per sapere – premesso che:
>
> l’articolo 2, comma 9, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, regola la durata dei mandati degli organi universitari, sia collegiali che non, nel periodo transitorio conseguente all’adozione dei nuovi statuti delle università come modificati in base alle norme previste dalla medesima legge;
>
> per quanto riguarda i rettori, il medesimo comma prevede che il mandato dei rettori in carica al momento dell’adozione del nuovo statuto è prorogato sino al termine dell’anno accademico successivo;
>
> l’articolo 29, comma 11, lettera a) della legge n. 240 del 2010 ha abrogato l’articolo 14, quinto comma, della legge 18 marzo 1958, n. 311, che prevedeva che il rettore collocato a riposo per limiti di età rimane in carica fino alla scadenza naturale del mandato;
>
> a un rettore in carica che è collocato a riposo per limiti d’età in data successiva alla data di entrata in vigore della legge n. 240 del 2010, cioè successivamente al 29 gennaio 2011, non può più applicarsi la norma di proroga prevista dalla legge n. 311 del 1958 e ora esplicitamente abrogata;
>
> d’altra parte, al rettore in carica al momento dell’adozione del nuovo statuto si applica la proroga sino al termine dell’anno accademico successivo di cui alle premesse;
>
> il rettore che, dopo l’adozione del nuovo statuto della sua università, è collocato a riposo per limiti d’età viene a trovarsi in situazione di incertezza normativa riguardo alla sua permanenza nella carica -:
>
> come il Ministro interrogato intenda dare soluzione al problema indicato, chiarendo i punti controversi evidenziati in premessa. (4-14030)