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Bersani: "Con Monti senza se, senza ma e senza tacere le nostre idee"

“Costruiamo la politica del domani trasmettendo fiducia e solidarietà”. Replica conclusiva del segretario Pier Luigi Bersani, all’Assemblea Nazionale del PD.

La replica del Segretario del PD Pier Luigi Bersani, ha concluso i lavori dell’Assemblea Nazionale del Partito, facendo una sintesi degli elementi emersi nei dibattiti in plenaria. (Leggi la relazione di apertura dei lavori)

Bersani ha ricordato, introducendo il suo intervento, l’anniversario della morte di Enrico Micheli, definito dal Segretario ‘un pilastro autentico delle politiche del centrosinistra, un democratico ante litteram’.

“Questa è stata una bella discussione – ha commentato Bersani – perché quando non ci sono posizionamenti, siamo un gruppo dirigente che si ascolta. È stata un’Assemblea sobria senza lazzi, frizzi e cotillons, perché in questo luogo si discute per cercare di dare la strada giusta ad un grande Partito quale è il nostro. Ieri c’è stata una raffigurazione del protagonismo e comprensione dei grandi temi europei. E in questo senso il nostro Partito possiede la tematica europea più di altri, nel panorama politico”.

Secondo il Segretario però “la domanda che è rimasta inevasa nella discussione di ieri è: perché l’ Europa è andata nell’epicentro della crisi? Dopo l’urto della crisi mondiale – secondo Bersani – si è scoperto che l’Europa non aveva le risorse per agire, e questo perché? Per istituzioni non coerenti, come diceva Gualtieri?”

Il Segretario si è dichiarato d’accordo con questa interpretazione: “C’è un deficit politico in Europa, non ci sono risorse politiche sufficienti. La globalizzazione mondiale, mentre in altri Paesi dell’America Latina ad esempio ha dato una spinta positiva, in Europa ha dato una frustrata micidiale al modello sociale europeo, trapelando una forte carenza di welfare strutturato, una tutela alta del lavoro. Questo è stato scompaginato. Inoltre – ha evidenziato il Segretario – la difesa della frustata, ogni Paese europeo se l’è fatta a casa sua, senza riconoscere nell’Europa un luogo dove si potessero difendere dei diritti acquisiti”.

“Mentre costruiamo la piattaforma europea il tema di fondo è come rifacciamo il nuovo modello di welfare. Noi come PD dobbiamo dare una mano a garantire i meccanismi di crescita tutelando lavoro e o mettendoli in equilibrio il sistema. Tutto in una dimensione europea altrimenti facciamo fatica ad uscire dalla crisi.

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Noi siamo a sostegno del governo senza se, senza ma e senza tacere le nostre idee. Più chiaro di così non si può. Siamo stati limpidi chiari e coerenti e diremo la nostra a fin di bene.

Sulle liberalizzazioni siamo entusiasti che sia un governo che sta 8 ore su un pacchetto largo di manovre che abbracciano un universo vastissimo e non 9 minuti e mezzo come il precedente governo. Proporremo in Parlamento di fare di più con emendamenti precisi.

Lavoreremo per incalzare il governo e vorremmo che non si tentasse a riscrivere la storia o a inventare le notizie. Chi ha fatto le liberalizzazioni qualche hanno fa? Sull’Enel, per la telefonia, per le banche? Lo abbiamo fatto noi con una politica coraggiosa a discapito di una destra che ha fatto solo marce indietro. Noi abbiamo il diritto di parlare!”

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Pugno di ferro contro i blocchi in Sicilia: “Capiamo il disagio, il problema, c’è stata una prima adesione anche della popolazione a una protesta che è parsa spontanea”, ha spiegato il segretario. “Ma adesso in molte zone della Sicilia un anziano che scende a fare la spesa non trova niente, ci sono blocchi e intimidazioni”, ha ricordato. Dunque, in vista dell’incontro di mercoledi’ del presidente Raffaele Lombardo con il premier Mario Monti, “o fermano il blocco o se non sbloccano si chiamano i prefetti”, ha ammonito.

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“La preoccupazione non deve diventare paura, lo ribadiamo. Bisogna esserci e senza paura. Il paese deve percepire che c’è un governo che c’è affronta le difficoltà. Mettiamoci dentro anche il calore della solidarietà. Dopo l’incompetenze e le bugie che ci hanno dato negli ultimi tre anni è bellissimo che finalmente si parla di come affrontare i problemi seriamente.

Noi siamo nel Paese. Ci fermano per strada e ci chiedono risposte. Noi siamo effettivamente a disposizione di chi ci ferma per strada. La porta della nostra casa è solida, noi garantiamo grande impegno e responsabilità.

Ci siamo rafforzati ma abbiamo davanti problemi più importanti su come è messo il paese. Basta con gli umori pessimistici, trasmettiamo solidarietà e unità. Nel panorama storico, non siamo solo un partito: noi siamo una certa idea di democrazia per il nostro paese. Stiamo testardamente portando avanti un modo d’essere di partito perché abbiamo in mente un modo d’essere di democrazia e di politica costruita sul collettivo e fuori da modelli populisti. Abbiamo un mestiere che nessun altro può fare. Come gruppi dirigenti dobbiamo trasmettere fiducia e solidarietà. Solidarietà significa sentirsi definitivamente un partito. Andiamo avanti”.

da www.partitodemocratico.it, articolo di Andrea Draghetti e Maria Antonella Procopio

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“Bersani: «Noi ci siamo e ci saremo per costruire la nostra alternativa»”, di Mariantonietta Colimberti

Il leader all’Assemblea del Pd: cambiare la legge elettorale, e col Porcellum faremmo le primarie

Un’assemblea dovuta ma densa di contenuti, quella che si è aperta ieri alla Nuova Fiera di Roma con il pomeriggio dedicato all’Europa e che continuerà oggi con la mattinata sull’Italia. Eppure mai come in questa fase le due tematiche sono apparse fortemente intrecciate, indissolubili. Perché il legame tra la realtà sovranazionale e quella nazionale è diventato prioritario in tutta l’Unione europea e tanto più nei paesi dove la crisi morde di più, e perché il passaggio dal governo Berlusconi al governo Monti ha avuto – ed ha – una connotazione di necessità e urgenza segnata dall’Europa.
È questa la prima lettura che l’evento suggerisce; l’altra, non disgiunta da questa, è il bisogno, sentito da Pier Luigi Bersani e dallo stato maggiore del partito, ma anche dai membri dell’assemblea, di capire ed esplicitare cosa il Pd dovrà fare nell’anno che verrà, visto che questo è l’orizzonte che si è dato e che Bersani ha ribadito anche ieri.
Partendo dalla realtà, che è una realtà difficile. La preoccupazione per la crisi economica e per le misure che il governo ha adottato è presente nei filmati che scorrono sul grande schermo sopra al palco, prima che l’assemblea abbia inizio con l’inno di Mameli, come ormai è consuetudine: persone anziane alle prese con la riforma pensionistica, lavoratori in mobilità angosciati per il futuro. Le loro immagini si alternano a quelle di altre persone comuni, di età e professioni diverse, scelte per la campagna del tesseramento 2012: “Ti presento i miei”.
Un frame ripreso dalla presidente Rosy Bindi, che in apertura del suo intervento “presenta” lo stato maggiore del partito sul palco – Bersani, Letta, Sereni, Franceschini, Sassoli, Scalfarotto e Finocchiaro – quasi per ribadire un’identità e dissipare gli equivoci; mentre rivendica il ruolo svolto dal Pd per arrivare alla sostituzione del governo Berlusconi, assicura il sostegno leale al governo Monti, ma chiarisce: «Noi siamo qui ma non siamo questo, noi non siamo il governo Monti. Noi lavoriamo per l’alternativa!».
E a Casini manda a dire: «Non sarà questa la maggioranza che sosterrà il prossimo governo. Vinceremo le elezioni noi». «L’Italia innanzitutto. Uscire dall’emergenza, preparare la ricostruzione », slogan dell’assemblea, è il filo conduttore dell’intervento di Bersani. Ricorda, il segretario, «come siamo arrivati sin qui», contro i tentativi di «chi sta tentando di riscrivere la storia e cronaca recenti». Spiegando il senso politico del passaggio avvenuto e delle scelte compiute, vuole fugare i dubbi di quanti dicono che la politica è stata messa da parte. «Non è così – dice Bersani – noi ci saremo». Parla di una «manovra pesante da correggere » in Italia, di liberalizzazioni che appaiono un po’ troppo timide e di dialogo sociale sulla riforma del mercato del lavoro, ma parla anche della piattaforma da costruire in Europa: «È aperta una partita drammatica e non si può affidarla solo a Bruxelles».
Sulla legge elettorale, la priorità è cambiare il Porcellum, ma se questo si rivelasse impraticabile, dà «per assunto» che i candidati saranno scelti con le primarie. Infine, il partito e le alleanze: la proposta resta quella di «un patto di legislatura fra forze progressiste e moderate», ma «nessuno potrà pensare di prendere alle spalle il Pd in un passaggio delicatissimo del paese, perché tutto poi torni semplicemente come prima». Di Pietro, e forse non solo lui, è avvertito. L’appello conclusivo è rivolto in casa: «Non passiamo il tempo a guardarci dal lato dei difetti. L’Italia ha davvero bisogno di noi». Poi, il dibattito non scontato sull’Europa con ampia relazione di Lapo Pistelli e conclusioni di Massimo D’Alema. Oggi l’Italia, con gli altri big, e forse sulla natura e l’orizzonte del governo Monti si ascolteranno voci e sensibilità diverse.

da www.europaquotidiana.it