politica italiana

"Il Cavaliere ruggisce ma non morde", di Marcello Sorgi

Adesso in tanti diranno che Berlusconi ha dato lo sfratto a Monti e vuol rientrare a Palazzo Chigi. Ma non è vero. Anche se ha scelto una giornata simbolica, come quella del varo delle liberalizzazioni, il Cavaliere è il primo a riconoscere che solo «paradossalmente» può aspettarsi di tornare al suo posto.
Infatti, al momento, «non c’è una soluzione alternativa» ai tecnici e non rimane dunque che andare avanti così.

Ma se ha scelto di parlare appena fuori dall’aula del tribunale di Milano, c’è una ragione precisa. In fatto di comunicazione politica, Berlusconi non fa mai niente a caso. Il motivo immediato di un’uscita così forte è lo scontento, ormai evidente, di gran parte del gruppo dirigente del suo partito, che mal sopporta il sostegno forzato garantito a Monti.

Da settimane infatti i vertici del Pdl consultano nervosamente le cifre dei sondaggi che mostrano un consenso costantemente in calo e una distanza che si allunga rispetto al Pd. Di qui il timore che di questo passo, nel giro di un paio di mesi il partito si ritrovi al di sotto del 20% e si avviti in una spirale che potrebbe diventare esiziale. Mentre in campo moderato Casini modella e propone il Terzo Polo come alternativa attraente agli incerti del Pdl.

Gli uomini vicini al Cavaliere riconoscono tuttavia che in una situazione del genere far saltare il banco del governo potrebbe rivelarsi anche più pericoloso che sostenerlo, seppure svenandosi. Ma chiedono al loro leader di non rinunciare a valutare, se ce ne saranno le condizioni, la possibilità di uno scioglimento delle Camere e di un ricorso alle elezioni anticipate, in estate o in autunno.

Una prospettiva del genere, va detto, non convince Berlusconi. Intanto perché l’ex premier legge in maniera diversa i dati dei sondaggi e teme che un’accelerata verso il voto motivata dal panico possa rivelarsi controproducente, o addirittura portare a una secca sconfitta. Come ha detto lui stesso ieri, correggendo in parte il senso del suo attacco al governo, finché il quadro generale della crisi in Europa rimane allarmante, non ci sono alternative, e quindi nemmeno margini per rivolgersi agli elettori. Nello stesso tempo il Cavaliere ha il problema di tenere unito il partito e frenare i più scalpitanti del suo gruppo dirigente. Ecco perché, anche in pubblico, non perde occasione per far capire che ha perfettamente presenti le loro preoccupazioni e non s’è affatto trasformato in un sostenitore a oltranza di Monti. Del cui governo, anzi, continua a mettere in risalto quelli che a suo modo di vedere sono gli scarsi risultati.

Nelle due settimane trascorse dal ritorno dalle vacanze e dall’inizio della ripresa politica, non è la prima volta che Berlusconi prende la parola contro Monti e i suoi tecnici. Lo ha già fatto in privato, così che le voci hanno preso a circolare e sono arrivate anche al Quirinale, accolte con preoccupazione da Napolitano. Non perché esista un rischio concreto che il Pdl ritiri l’appoggio a Monti ed apra una nuova crisi. Ma perché i mercati valutano l’efficacia di azione dell’esecutivo, non solo dal tipo di misure che prende, ma anche dalla qualità dell’appoggio politico di cui gode. E sarebbe davvero un peccato, dopo aver visto scendere finalmente negli ultimi giorni lo spread al di sotto dei livelli di guardia, in coincidenza con l’annuncio della fase 2, vederlo risalire per un ritorno di polemiche politiche che si pensavano superate.

da La Stampa del 21 gennaio 2012