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Pd si batte per la libertà della rete, per difendere il diritto d'autore contro la pirateria

E’ approdata in aula alla Camera la legge comunitaria, che a causa di un emendamento presentato dal deputato della Lega Fava, rischia di trasformarsi in un pericoloso strumento di censura della rete

L’emendamento infatti, prevede all`articolo 18, procedure facili e veloci per far rimuovere dalla rete contenuti ritenuti illegittimi. In altre parole si rende possibile a qualsiasi utente, chiedere al «prestatore» di servizi Internet (Google, YouTube, Facebook, siti di ogni genere) la chiusura di un hosting provider e la rimozione di un contenuto senza nessun ruolo affidato all’Agcom o alla magistratura.

A lanciare l’altolá sono Vincenzo Vita (Pd) e Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21.
“Con l’emendamento Fava, è stato dato un colpo ferale alla libertá della rete anche in Italia”, affermano Vita e Giulietti.
“Dopo Sopa e Pipa negli Stati Uniti arriva pure da noi il bavaglio digitale. Ora il testo è in discussione nell’aula della Camera. Per i deputati del Pd Silvia Velo e Sandro Gozi è urgente bloccarlo prima che sia troppo tardi e necessario tenere alta l’attenzione su un argomento così delicato. Il Pd ha presentato un emendamento soppressivo e non abbandonerà la battaglia contro questo strumento di censura .

“Il prestatore del servizio – proseguono Velo e Gozi – agendo in qualitá di mero intermediario, non ha la capacitá ne il compito di accertarsi se i contenuti segnalati siano effettivamente illeciti. Fra l’altro questa segnalazione potrebbe essere fatta da ‘qualunque soggetto interessato”. “Non devono essere imposti ai prestatori di servizio obblighi di identificazione e monitoraggio preventivo dal momento che ciò è in aperto contrasto con la normativa europea sul commercio elettronico e potrebbe avere gravi conseguenze in termini di libertá di espressione e di sviluppo del mercato digitale italiano”.

Il diritto d’autore va protetto dalla pirateria con leggi apposite e anche attraverso adeguate riforme ma è possibile farlo senza mettere a rischio la libertá della rete.

da www.partitodemocratico.it