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"Ius primae navis", di Massimo Gramellini

Una bella notizia, finalmente, e ne sono debitore al nostro inviato al Giglio, Chiarelli. Temevo che il plastico della Concordia che da giorni bordeggia fra le poltrone di «Porta a Porta» fosse un falso ispirato al modellino della vasca da bagno di Cogne. Avevo letto che il plastico originale, rigorosamente in scala, era stato collocato sull’isola, nel centro operativo dei vigili del fuoco, per fornire informazioni logistiche ai sommozzatori prima delle immersioni. Possibile che privilegino l’opera di salvataggio alle esigenze televisive? – mi ero chiesto con stupore. Infatti non era possibile. Gli armatori hanno concesso il plastico della Concordia a Vespa. Ai vigili del fuoco hanno rifilato quello della nave gemella, la Serena. Tanto, si sono detti, per i sommozzatori non cambia niente. Mentre cambia moltissimo per la tv, poiché solo su uno dei due modellini campeggia il nome sinonimo di audience: Concordia.

I sommozzatori, gente rude e all’antica, non l’hanno presa benissimo. Pare siano ancora fissati con la teoria secondo cui la realtà viene prima della finzione e salvare le persone resta più importante che intervistarle in tv. Ma sono rimasti gli unici a pensarla così: persino la Protezione Civile non ha avuto nulla da obiettare sul fatto che a Vespa spettasse lo ius primae navis. A proposito: il parroco di Besana Brianza aveva raccontato ai fedeli che sarebbe andato in ritiro spirituale per una settimana e invece sapete dov’era? In crociera sulla Concordia. Quella nave tragicomica che non può risollevarsi né affondare sta diventando ogni giorno di più l’autobiografia della nazione.

da www.lastampa.it