economia, politica italiana

"Antimafia tripla A: il rating alla legalità", di Rinaldo Gianola

Qual è il differenziale di costi, di trasparenza, di concorrenza che un’azienda attiva in un territorio infiltrato dalla criminalità paga rispetto a chi opera in una zona bonificata? C’è la possibilità che lo Stato, il governo, il sistema finanziario e bancario riconoscano alle imprese virtuose, dotate di sistemi anti-corruzione e di codici etici, un “premio”, non solo morale ma anche economico, per il loro ruolo svolto nel campo dell’innovazione e dello sviluppo di un sistema di concorrenza leale, trasparente, efficace?

La proposta avanzata ieri sull’Unità da Antonello Montante, imprenditore siciliano e vicepresidente di Confindustria, per il riconoscimento di un rating più alto alle imprese che si oppongono alla criminalità organizzata merita attenzione da parte del governo, delle forze politiche e sociali perché pone sul tavolo una questione centrale per il Paese. Una proposta che condividiamo perché costringe a confrontarsi non solo con la filosofia del contrasto alla mafia, ma con decisioni concrete che dovrebbero essere anche rapide.

LA PROPOSTA: un rating più alto per le imprese anti-mafia di Antonello Montante

Oggi tutto il Paese è chiamato a fronteggiare la crisi economica, l’instabilità dei conti pubblici, l’emergenza sociale di chi perde il lavoro e di chi ancora non lo trova, ma questa battaglia diventa più ardua nel Mezzogiorno dove i ritardi economici e industriali, la carenza di infrastrutture, la difficoltà di erogazione del credito, lo sfilacciamento del tessuto sociale sono aggravati dalle infiltrazioni e dalle minacce della criminalità organizzata.

Le parole di Montante sono un richiamo forte alla realtà, alle condizioni concrete in cui vive una gran parte del Paese.

Liberalizzazioni? Semplificazioni? Certificati on line? Meno burocrazia? Va bene, tutto bene, per carità. Però non facciamoci troppe illusioni. «Senza legalità non ci saranno liberalizzazioni e semplificazioni efficaci», scrive Montante, invitando tutti a riconoscere che nel piano di risanamento e di rilancio del nostro sistema, nel nostro impegno “Salva Italia”, bisogna porre la condizione irrinunciabile della difesa della legalità nel Sud, che significa combattere la mafia, la ’ndrangheta, ma anche pagare regolarmente le tasse, contrattualizzare i dipendenti e più in generale diradare quella gigantesca nube del “sommerso” che rappresenta ormai, come ha scritto Luciano Gallino, un “fattore strutturale” della nostra economia. Questo è il punto di partenza, pregiudiziale, essenziale per andare avanti, per raggiungere anche quella “coesione territoriale” tanto auspicata dal governo Monti.

Le imprese del Sud, quelle siciliane in particolare, hanno fatto grandi passi in avanti nella battaglia per la legalità, arrivando a imporre l’esclusione dalle associazioni industriali le aziende colluse con la mafia. La mobilitazione anche ideale attorno a questa battaglia è stata significativa, ma oggi non basta. Perché è proprio quando la crisi morde di più, quando le difficoltà pesano enormemente sulla regolare conduzione aziendale, che il ricatto malavitoso diventa più pericoloso, perché in certe situazioni, avverte Montante, «seguire con rigore i codici etici può risultare più problematico al fine di raggiungere guadagni sicuri da parte delle imprese».

E allora, proprio oggi, il Parlamento, il governo, i partiti possono riconoscere che lo spread negativo non è solo quello tra i Btp e i Bund, ma c’è un differenziale pesante che grava su quelle imprese che cercano la strada dello sviluppo e della competizione restando in prima fila nella lotta alla corruzione e alla criminalità. Montante chiede se non sia arrivato il momento di concedere a queste imprese coraggiose un rating più alto per lo stesso know how acquisito nella creazione e nella applicazione di solidi modelli aziendali improntati a principi etici.

Non sarebbe un regalo e nemmeno un privilegio, ma sarebbe la dimostrazione della vicinanza dello Stato, delle istituzioni a quelle forze economiche, a quegli imprenditori che hanno scelto la legalità come strada dello sviluppo.

da www.unita.it