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"La polemica sullo ius soli. Grillo e il medioevo della ragione" di Marco Pacciotti*

Leggendo i giornali o i blog, torna in mente l’espressione «il medioevo della ragione». Ragionamenti tagliati con l’accetta ed espressi con toni urlati. Un sostanziale imbarbarimento delle idee che da tempo colpisce il nostro Paese.
È esattamente questo che ho provato leggendo le recenti dichiarazioni di Grillo sul tema dello Ius Soli. Un medioevo della ragione, con la differenza che in quel periodo storico ingiustamente mal considerato, i comici che facevano satira svolgevano una funzione importante e costruttiva. Davano voce a chi non ne aveva al cospetto di re e vassalli. Questa era la funzione del giullare, non solo di divertire e schernire, ma di «riferire» la vox populi al sovrano perché ascoltasse quello che i fedeli vassalli temevano di raccontare per un eccesso di fedeltà mista al timore di perdere rendite e favori.
Circa mille anni dopo, un possibile erede di quei giullari viene meno al suo ruolo. Anziché portare la voce dei più deboli ed esposti nei luoghi del potere, si infila in una dietrologica e complottarda teoria, nella quale il tema dello Ius Soli si trasforma in un arma di «distrazione di massa» contro i cittadini. Commettendo un macroscopico errore e lasciando intendere velatamente due cose gravi. L’errore macroscopico è che nel tentativo di attaccare il sistema, finisce per colpire chi dal sistema è schiacciato, aizzando un certo populismo xenofobo sempre presente nella pancia della gente, specie in periodi di crisi economica. A questo si aggiunge l’idea odiosa che i sostenitori di tale proposta siano sostanzialmente agenti del nemico (quale?) sotto mentite spoglie o dei cretini nella migliore delle ipotesi. Come se non bastasse, si insinua l’idea che ci siano cittadini da difendere da altri che potrebbero indebitamente acquisire quel loro stesso status civico. Esattamente quello che la campagna L’Italia sono anch’io vuole confutare, affermando invece l’idea che quel milione circa di ragazzi e ragazze nati o cresciuti in Italia sono nostri connazionali e quindi possano
godere degli stessi diritti dei loro compagni di scuola e di gioco.
Idee, quelle di Grillo, che mai vengono messe a disposizione per un confronto sereno e di merito, ma spiattellate, gridate in rete su uno dei blog più frequentati in Italia. Questa prassi del comico-attore e politico fa rabbrividire. Mai un tema è lanciato per confrontarsi. L’arena che sia un teatro, una piazza o un social network è sempre priva di contraddittorio diretto. Un metodo che ricorda molto il berluscon-pensiero o quei movimenti e figure politiche del recente passato che hanno ben poco a che fare con il concetto di democrazia. Parola spesso abusata, specie da chi finisce con perderne di vista due prerogative essenziali, il rispetto verso gli interlocutori e il diritto di replica a parità di condizioni.
Il danno è fatto. Una battaglia di civiltà come quella per lo Ius Soli ricondotta nel calderone della politica con la p minuscola. Il ribadire ossessivo che tutti sono uguali, sempre e comunque. Sostenere contro l’evidenza che dietro a qualsiasi iniziativa da parte della politica ci sia la volontà di raggirare le persone. Purtroppo quel che resta in questa equazione è il niente, l’antipolitica.
Di questo stiamo parlando quindi, non di un moderno giullare fustigatore dei potenti, ma di un politico che cerca consenso blandendo le paure e gli stereotipi sempre presenti nella pancia delle persone. Un populismo becero e qualunquista, che ha poco a che vedere con la democrazia e la sinistra.
*coordinatore Forum immigrazione Pd
da l’Unità del 30 gennaio 2012