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“Il Cavaliere tra sondaggi e tribunali”, di Marcello Sorgi

Saranno delusi nel Pdl quelli che fino a due giorni fa volevano far ripartire la campagna antimagistrati, per sensibilizzare l’elettorato di centrodestra sul fatto che il loro leader è ancora al centro di un imponente assedio giudiziario. Silvio Berlusconi, al contrario, ha scelto il basso profilo e la prudenza, non solo in tema di processi. E ieri ha ribadito che non ha nessuna intenzione di far cadere il governo Monti. Non si tratta solo di un atteggiamento pubblico. Le valutazioni che il Cavaliere insieme ai suoi più stretti collaboratori ha fatto riservatamente nei giorni scorsi non sono diverse. Berlusconi sa di dover attraversare un passaggio assai delicato del suo percorso giudiziario: secondo come gli andrà nei processi Mills e Ruby la sua personale agibilità politica potrebbe risentirne notevolmente.

Se la corte d’appello di Milano il 18 febbraio dovesse accogliere l’istanza di ricusazione, l’accelerata impressa dai giudici del Tribunale per arrivare a sentenza diverrebbe inutile e difficilmente il processo Mills potrebbe sfuggire alla prescrizione. E se la Corte costituzionale dovesse giudicare legittimo il conflitto di attribuzione proposto dal Cavaliere, che per ottenere lo spostamento del caso Ruby al Tribunale dei ministri sostiene di aver agito da presidente del Consiglio quando telefonò alla questura di Milano per difendere la ragazza marocchina, anche in questo caso i tempi del processo si allungherebbero. Berlusconi potrebbe riprendere fiato. E nell’immediato, si capisce, ogni sua decisione è legata allo sbocco che le due vicende avranno.

Ma a sconsigliare iniziative contro il governo, sul tavolo del Cavaliere continuano ad arrivare anche i sondaggi settimanali che segnalano la forte difficoltà del Pdl e il disorientamento degli elettori berlusconiani, che ancora non hanno ben capito cosa ha davvero convinto Berlusconi ad accettare di farsi da parte e cosa lo sta spingendo a sostenere la dura politica di sacrifici imposta dal governo Monti. In queste condizioni, provocare una crisi per ottenere le elezioni anticipate, per poi magari perderle, come dicono i pronostici più accreditati, non avrebbe senso. E questo, pazientemente, il leader del centrodestra sta spiegando ai più impazienti dei suoi uomini. Rimane tuttavia difficile immaginare cosa accadrebbe se il Cavaliere, come non si può escludere, dovesse andare incontro a un rovescio giudiziario: al momento ha il piede ben premuto sul freno. Ma in quel caso la prudenza sarebbe messa a dura prova e la tentazione di riprendere la sfida con i magistrati tornerebbe ad essere più forte per Berlusconi.

La Stampa 02.02.12