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"Nell’onorata Protezione civile story le due ferite di Berlusconi e Tremonti", di Francesco Lo Sardo

Dai commissari del 1693 a Gabrielli. Passando per Bertolaso: dai grandi eventi al milleproroghe. Se si dovesse affrontare il caso Protezione civile con il “metodo Protezione civile”, per rimettere le cose a posto gli interventi d’emergenza da attuare sono due: chirurgici. Cancellare le velenose norme nascoste da Tremonti nell’articolo 2, comma 2, del milleproroghe 2011 cioè la legge 10 del 26 febbraio (denunciata da Gabrielli) e riscrivere – per evitare abusi – quel passaggio dell’articolo 5 della legge 401 del 2001 voluto da Berlusconi e Gianni Letta che equipara i «grandi eventi» alle calamità naturali e alle catastrofi.
Perché qui comincia e qui finisce, stringi stringi, la storia della Protezione civile cattiva, che copre business e cricche o che funziona male, che ha scacciato l’onorabile storia della Protezione civile buona. Una storia antica, che affonda le sue radici nella nomina dei commissari straordinari nel 1693 in occasione del terremoto della Val di Noto e di quello di Calabria del 1793, che passa dal regio decreto del 1919 (prima legge sul soccorso) e da quello del 1926, fino alla svolta della legge 996 del 1970 (dopo il terremoto del Belice del 1968) e, infine, alla rivoluzione della legge 225 del 1992: la nascita del Servizio nazionale della Protezione civile, voluta dal supercommissario Zamberletti che, già nel 1982, dopo il terremoto in Irpinia del 1980, aveva creato il dipartimento della Protezione civile presso la presidenza del consiglio.
Gli ultimi passaggi sono storia recente: il decentramento e trasferimento di competenze degli anni ’90 dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, la nascita dell’Agenzia della protezione civile del 1999 collocata sotto il controllo del Viminale e la legge 401 del 2001, quella del governo Berlusconi che resuscita il Dipartimento sottoposto alla presidenza del consiglio e che infila subito i «grandi eventi» tra i compiti della Protezione civile guidata dall’allora, e per lungo tempo onnipotente, Guido Bertolaso.
È in quella legge il primo grave vulnus, la crepa dei «Grandi eventi» attraverso cui passerà di tutto e che creerà le condizioni per le progressive degenerazioni del “sistema Protezione civile” sconfinate negli affari della cricca all’assalto dei lavori del G8 in Sardegna e poi nella ricostruzione nel dopo-terremoto in Abruzzo del 2009.
Franco Gabrielli, succeduto a Bertolaso a fine 2010, se lo lasciò scappare il 20 febbraio del 2011, quando a fianco del papà della Protezione civile Zamberletti, in visita al Villaggio solidale di Lucca, denunciò l’ammanettamento della Protezione civile voluta da Tremonti nel milleproroghe: una rappresaglia postuma ma a futura memoria contro gli arcinemici Gianni Letta e Bertolaso, già stroncati nel tentativo di crearsi la Protezione civile Spa con propria cassaforte.
In caso di dichiarazione di stato d’emergenza le ordinanze sono «emanate di concerto con il ministero dell’economia», quanto al fondo di Protezione civile le spese vanno sottoposte a «visto preventivo» della Corte dei Conti. Gabrielli lanciò un grido di dolore: «Così affonderemo come il Titanic. Dovremo aspettare la prossima catastrofe per un nuovo decreto che ci ridia i poteri che ci tolgono…».
Viceversa, sottolineò Gabrielli ammettendo il cattivo «uso di ordinanze per scopi non propri», «non si tocca il comma per i grandi eventi…», quello della legge del 2001. Il vecchio Zamberletti concordava e concorda: «È indispensabile limitare il ruolo della Protezione civile a quello originario, cioè la previsione, prevenzione e interventi per l’emergenza». Ma così non è e la legge del 2001 sta sempre lì, con la ciliegina dei Grandi eventi che devono essere gestiti dalla Protezione civile quando il governo ravvisi il pericolo che possano determinare «situazioni di grave rischio».
E così, ecco l’incredibile rosario di decine e decine di eventi affidati alla Protezione civile dal 2001 ad oggi: dal Louis Vuitton Trophy ai Giochi del Mediterraneo, dai mondiali di nuoto ai campionati di ciclismo su strada: 31 opinabili emergenze gestite dalla Protezione civile, una già in programma per maggio prossimo, il VII incontro mondiale delle famiglie a Milano. Se non altro, per il 2013, è uscito dalla lista il Forum internazionale delle culture a Napoli. Evento cancellato. Quanto grande sarebbe stato e quanto «grave rischio» potesse costituire non lo sapremo mai.

da Europa Quotidiano 08.02.12