attualità, lavoro

“Parlamento inutile se non cambia l´articolo 18”, di Silvo Buzzanca

Bersani: sui diritti non sto zitto. D´Alema: Monti è lì solo per un po´. Gelo tra Pd e Colle. «Io isolato, desolato, tribolato, come scrivono i giornali? No, io sono tranquillo, sono tranquillissimo perché noi siamo con gli italiani». Pier Luigi Bersani attacca ancora sull´articolo 18 e la proposta varata dal governo Monti. Attacca fino alle estreme conseguenze, arriva a dire di essere «sereno che in Parlamento si vorrà ragionare altrimenti chiudiamo le Camere e così i mercati si rassicurano». Ma, avverte il segretario del Pd, «il Parlamento c´è e quindi discuteremo». Perché, ricorda il leader del Pd, «in tutti i decreti arrivati, ovviamente il Parlamento è intervenuto e su tutti ha sempre modificato qualcosa». Quindi si può, anzi si deve cambiare, anche la proposta del ministro Fornero sui licenziamenti.
Grande fiducia allora nel lavoro che faranno i gruppi parlamentari. Ma Bersani ha una grande preoccupazione: ha l´impressione che Monti e i suoi ministri non riescano a cogliere bene il disagio che c´è nel paese. Anche per questo, dopo avere detto di stare dalla parte degli italiani, ricorda alle altre forze politiche che il Pd non vuole fare dell´articolo 18 «una bandierina», ma che «al dunque, quando si arriva alla stretta, noi siamo con i lavoratori».
Il segretario, inoltre guarda alle manovre sul dopo Monti, vi intravede cose che non gli piacciono. «Sotto la pelle di questo paese – dice – c´è della roba pesante. Può venire fuori una cosa che assomiglierà più al populismo che alla tecnocrazia. Una cosa che manda a casa sia i politici sia i tecnici».
Un ammonimento sul futuro che in qualche maniera tradisce anche una certa irritazione verso il Quirinale e le continue prese di posizioni di Giorgio Napolitano a favore della riforma del lavoro. Bersani si è già visto costretto dal presidente della Repubblica a “optare” per il governo tecnico a scapito di elezioni anticipate forse vincenti. Quanto basta per un certo gelo tra i due. Così ieri non ha gradito l´assicurazione del capo dello Stato che non ci saranno licenziamenti di massa. «Il presidente Napolitano ha detto una cosa saggia; tuttavia bisogna che noi le norme le sorvegliamo», ha chiosato il segretario del Pd.
Il paese, insiste comunque Bersani, lo sta tenendo in piedi anche il Pd. Dopo deve tornare la politica. Una cosa che pensa anche Massimo D´Alema. «Monti starà qui per un po´, poi verranno altri governi», dice l´ex premier. E nel merito dell´articolo 18, D´Alema sta con il segretario. «Il Parlamento fa le leggi. Il governo dovrà adeguarsi alla volontà del Parlamento», dice il presidente del Copasir. Quella del governo è appunto – aggiunge Anna Finocchiaro – una proposta, e mi auguro che abbia la forza di correggere alcuni aspetti di questo provvedimento che noi non condividiamo».
Nel Pd dunque tutti, o quasi tutti, sono d´accordo con la linea del segretario. Anche Giuseppe Fioroni, responsabile Welfare del Pd, chiede al governo il reintegro per i licenziamenti di natura economica. Ma Paolo Gentiloni, invece non trova «scandaloso ricevere un risarcimento economico in caso di licenziamento». L´ex ministro non vuole neanche il partito «cinghia di trasmissione della Cgil e «vedrebbe molto bene la Fornero nel Pd». Vannino Chiti, invece, annuncia un voto contrario se le proposte non lo convinceranno.

La Repubblica 23.03.12

attualità, lavoro

“Parlamento inutile se non cambia l´articolo 18”, di Silvo Buzzanca

Bersani: sui diritti non sto zitto. D´Alema: Monti è lì solo per un po´. Gelo tra Pd e Colle. «Io isolato, desolato, tribolato, come scrivono i giornali? No, io sono tranquillo, sono tranquillissimo perché noi siamo con gli italiani». Pier Luigi Bersani attacca ancora sull´articolo 18 e la proposta varata dal governo Monti. Attacca fino alle estreme conseguenze, arriva a dire di essere «sereno che in Parlamento si vorrà ragionare altrimenti chiudiamo le Camere e così i mercati si rassicurano». Ma, avverte il segretario del Pd, «il Parlamento c´è e quindi discuteremo». Perché, ricorda il leader del Pd, «in tutti i decreti arrivati, ovviamente il Parlamento è intervenuto e su tutti ha sempre modificato qualcosa». Quindi si può, anzi si deve cambiare, anche la proposta del ministro Fornero sui licenziamenti.
Grande fiducia allora nel lavoro che faranno i gruppi parlamentari. Ma Bersani ha una grande preoccupazione: ha l´impressione che Monti e i suoi ministri non riescano a cogliere bene il disagio che c´è nel paese. Anche per questo, dopo avere detto di stare dalla parte degli italiani, ricorda alle altre forze politiche che il Pd non vuole fare dell´articolo 18 «una bandierina», ma che «al dunque, quando si arriva alla stretta, noi siamo con i lavoratori».
Il segretario, inoltre guarda alle manovre sul dopo Monti, vi intravede cose che non gli piacciono. «Sotto la pelle di questo paese – dice – c´è della roba pesante. Può venire fuori una cosa che assomiglierà più al populismo che alla tecnocrazia. Una cosa che manda a casa sia i politici sia i tecnici».
Un ammonimento sul futuro che in qualche maniera tradisce anche una certa irritazione verso il Quirinale e le continue prese di posizioni di Giorgio Napolitano a favore della riforma del lavoro. Bersani si è già visto costretto dal presidente della Repubblica a “optare” per il governo tecnico a scapito di elezioni anticipate forse vincenti. Quanto basta per un certo gelo tra i due. Così ieri non ha gradito l´assicurazione del capo dello Stato che non ci saranno licenziamenti di massa. «Il presidente Napolitano ha detto una cosa saggia; tuttavia bisogna che noi le norme le sorvegliamo», ha chiosato il segretario del Pd.
Il paese, insiste comunque Bersani, lo sta tenendo in piedi anche il Pd. Dopo deve tornare la politica. Una cosa che pensa anche Massimo D´Alema. «Monti starà qui per un po´, poi verranno altri governi», dice l´ex premier. E nel merito dell´articolo 18, D´Alema sta con il segretario. «Il Parlamento fa le leggi. Il governo dovrà adeguarsi alla volontà del Parlamento», dice il presidente del Copasir. Quella del governo è appunto – aggiunge Anna Finocchiaro – una proposta, e mi auguro che abbia la forza di correggere alcuni aspetti di questo provvedimento che noi non condividiamo».
Nel Pd dunque tutti, o quasi tutti, sono d´accordo con la linea del segretario. Anche Giuseppe Fioroni, responsabile Welfare del Pd, chiede al governo il reintegro per i licenziamenti di natura economica. Ma Paolo Gentiloni, invece non trova «scandaloso ricevere un risarcimento economico in caso di licenziamento». L´ex ministro non vuole neanche il partito «cinghia di trasmissione della Cgil e «vedrebbe molto bene la Fornero nel Pd». Vannino Chiti, invece, annuncia un voto contrario se le proposte non lo convinceranno.

La Repubblica 23.03.12