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“Varo del pdl su Autogoverno delle istituzioni scolastiche statali”, di Giovanni Bachelet

Il varo della proposta di legge sull’autogoverno e la rappresentanza delle scuole autonome è un grande passo avanti per la scuola italiana. Alla sua definizione il PD ha dato un contributo determinante con le proprie idee di scuola autonoma, di comunità educante in dialogo con le autonomie territoriali, nella scia delle riforme di Berlinguer e del titolo V della Costituzione.

La scuola italiana attendeva da tempo una riforma alla quale il Forum Nazionale Istruzione del PD ha dedicato il proprio secondo seminario nazionale nel gennaio 2011: la partecipazione e l’autogoverno risultavano sempre meno efficaci, sia perché non piú adeguati ai tempi, sia perché diverse leggi avevano nel frattempo vanificato la funzione degli organi di partecipazione e di autogoverno senza che mai intervenisse un riordino efficace, capace di riportare coerenza fra questi organi e il nuovo principio dell’autonomia scolastica. Le proposte di legge presentate in materia dalle diverse forze politiche erano state abbinate alla discussione della “legge Aprea” a inizio legislatura, ma circa un anno dopo, nel luglio 2009, la discussione presso la VII commissione della Camera si era arenata.

Il PD aveva fin dall’inizio chiarito che non era disponibile ad alcuna discussione sulla trasformazione delle scuole in fondazioni, sul reclutamento dei docenti per chiamata diretta e piú in generale su una visione aziendale della scuola, centrata sul dirigente scolastico, che scippava ai docenti la libertà di insegnamento e cancellava, anziché rilanciare, la dimensione collegiale dell’offerta didattica e della valutazione (collegio docenti e consiglio di classe, per intenderci) e la partecipazione degli alunni e delle famiglie, ma non era per questo che la legge si era arenata. L’avevano messa su un binario morto le strampalate richieste della Lega Nord sull’insegnamento dei dialetti locali (NB questo gruppo di proposte di legge non riguardavano in nessun modo il curriculum) ma soprattutto l’atteggiamento fra disinteressato e ostile del ministro Gelmini, la cui politica centralistica era incompatibile con qualsiasi potenziamento dell’autonomia scolastica.

Non è quindi un caso che la discussione sia ripresa solo a gennaio, dopo che la Gelmini se n’era andata, e non è un caso che, nel nuovo clima, tutte le condizioni poste dal PD siano alla fine entrate nella legge ierilicenziata dalla VII Commissione della Camera. Rispetto ai testi discussi fra 2008 e 2009, ma anche rispetto al nuovo testo proposto dalla Aprea lo scorso gennaio, quello licenziato ieri (che trovate in questa stessa pagina) testimonia il ruolo chiave che il PD ha avuto in questa discussione e il lavoro straordinario del comitato ristretto della VII commissione negli ultimi due mesi. Scomparse le fondazioni e la chiamata diretta (nella sua versione finale la legge non si occupa proprio di reclutamento), restituita la responsabilità di formulare l’offerta formativa all’esclusiva responsabilità del collegio docenti, la nuova autonomia statutaria fornisce strumenti di partecipazione e coinvolgimento del territorio coerenti con la visione di una comunità educante, di una scuola sempre piú aperta, punto di riferimento per i bambini e i ragazzi ma anche per l’educazione permanente. Pone anche, con il nucleo di autovalutazione e l’obbligo di rendicontazione pubblica annuale, premesse importanti per l’avvio di una autonomia responsabile. Promuove, con la riforma della rappresentanza istituzionale delle scuole autonome, un rilancio della partecipazione a tutti i livelli. Insomma realizza molte idee che docenti, dirigenti, studenti e famiglie che si riconoscono nel PD hanno elaborato e proposto insieme a noi in questi anni.

Certo dopo uno stop pluriennale dovuto alla Gelmini alla quale dell’autonomia scolastica in generale e di questa legge in particolare non importava nulla, quasi tutto il lavoro di revisione, una revisione molto profonda e combattuta, è stato fatto nel giro di poche settimane. Il passaggio del testo alle altre commissioni della Camera per il loro parere e soprattutto il passaggio al Senato potranno consentire di rivedere e correggere quel che ancora non va bene.

Certo, come per la (benefica) riforma governativa che da poco ha introdotto l’organico dell’autonomia scolastica (quello che noi avevamo da anni propugnato chiamandolo organico funzionale), l’autonomia statutaria non potrà sviluppare le proprie grandi potenzialità se il governo pro tempore non finanzierà adeguatamente, rendendole indipendenti dal Miur, adeguate strutture di valutazione del sistema scolastico, e soprattutto se continuerà a non fornire adeguate risorse alle scuole autonome, e soprattutto se, mentre autorevoli voci raccomandano un ringiovanimento del corpo docente piú anziano di Europa, continuerà ad allungare l’età pensionabile dei docenti e a non fare i concorsi che pur ha promesso. Queste, però, sono le nostre battaglie di domani. Quella di ieri l’abbiamo vinta.

da http://beta.partitodemocratico.it/doc/233181/varo-pdl-su-autogoverno-delle-istituzioni-scolastiche-statali.htm