attualità, lavoro, politica italiana

” Marciare insieme è un bene per tutto il Paese”, di Bruno Ugolini

L’appuntamento del 13 aprile potrebbe rappresentare una data decisiva. Tornano in campo, questa volta insieme, i sindacati, dopo tanti distinguo e tante polemiche spesso poco chiare alla moltitudine del mondo del lavoro. Non solo Cgil, Cisl e Uil, stavolta, ma anche l’Ugl. Non è la prova di un superamento delle difficoltà. un nuovo cammino, la consapevolezza che solo stando insieme si può realmente incidere negli equilibri politici e aiutare a trovare soluzioni che garantiscano i diritti dei lavoratori. La motivazione dello sciopero riguarda i cosiddetti «esodati», nonché i lavori usuranti. Il linguaggio burocratico nasconde una drammatica realtà che grida vendetta al cielo. Si tratta, infatti, di donne e di uomini (centinaia di migliaia), non più in tenera età, che avevano accettato di lasciare l’azienda dove avevano trascorso gran parte della propria vita per incamminarsi verso la pensione. Persone che nel ciclone della crisi non possono certo confidare in nuovi lavori. Sono stati condannati dall’ennesima riforma previdenziale. Sono rimasti imprigionati in una tagliola disperante. Non avranno più né lavoro né salario né pensione. Fermi in mezzo al guado, privati di un reddito qualsiasi. Un inganno atroce. Simile a quello che ha colpito altri lavoratori chiamati a sborsare cifre esorbitanti per poter ricongiungere contributi pensionistici versati in gestioni diverse. Cioè gente colpevole di non aver inseguito il posto fisso a vita. Un intervento risanatore è inderogabile e bisognerà certo, trovare risorse aggiuntive, oltre quelle derivanti da tutti gli interventi sull’aumento dell’età pensionabile. Un significativo appuntamento unitario, dunque, quello del 13 aprile. Lo si può in qualche modo collegare a tante manifestazioni, specie nel settore metalmeccanico, che in questi giorni si stanno svolgendo nel Paese. Si tratta di un movimento che in molte occasioni ritrova, appunto, adesioni unitarie e non della sola Fiom-Cgil. Un movimento che può accompagnare positivamente il dibattito in sede parlamentare su altre scelte, come quelle che interessano la riforma del lavoro. Sul tema stesso dell’articolo 18 è significativo notare come negli ultimi giorni ci sia stato un avvicinamento di posizioni tra Cgil, Cisl e Uil per impedire che i licenziamenti per discriminazione possano nascondersi anche sotto le sembianze dei licenziamenti economici. Una formale proposta unitaria potrebbe incidere, proprio per questa sua caratteristica, anche sulle posizioni di forze politiche, come il Pdl, meno disponibili a una correzione. Ed è un peccato che tale impostazione convergente non abbia potuto mostrarsi, con tutta la sua forza convincente, nel corso delle pur strane e confuse trattative a Palazzo Chigi. Dove semmai è emerso qualche patriottismo di organizzazione in più. Ritrovare ora un percorso unitario sarebbe un modo per far risorgere dalle ceneri, in altri modi, quella «concertazione» data per spacciata. Dato per spacciato, in realtà, è con questa impostazione il ruolo stesso del movimento sindacale e il mondo che rappresenta. C’è la convinzione, anche in una cerchia o cenacolo d’intellettuali accademici, pure di centrosinistra, che solo così, solo offrendo un qualche «scalpo» vistoso, solo colpendo davvero le condizioni dei salariati, si opera per il bene dei salariati stessi e dei mercati ansiosi di prove. Non credo affatto sia un complotto, ma un disegno miope oltre che ingiusto. Solo un Paese coeso che sa rispettare il ruolo di soggetti intermedi e non trattarli come «consulenti sociali», può accompagnare una fase di sacrifici equamente distribuiti. La boria intellettuale non serve. I sindacati tanto vilipesi sono gli stessi che hanno accompagnato le grandi ristrutturazioni industriali, i grandi accordi per entrare nell’euro. Possono essere decisivi anche oggi in una fase in cui è in gioco ben di più di quanto era in gioco, per fare un esempio, negli anni novanta. Ma se la casa brucia non si può confidare solo in un manipolo di provetti vigili del fuoco. Occorre uno sforzo collettivo e consapevole, da raggiungere non a colpi di ultimatum

L’Unità 29.03.12

******

“Quei cinquantenni scivolati nel limbo senza la pensione”, di Sandro Riccio

Un lavoro ce l’avevano, ma l’hanno lasciato, invogliati dagli incentivi per andarsene e dalla prospettiva di una pensione a portata di mano, nel 2012 o magari un po’ più tardi, nel 2013. E invece dopo la riforma MontiFornero si ritrovano senza reddito e con tempi di attesa per la pensione che, di colpo, si sono allargati ai cinque o sei anni con picchi che arrivano ai nove.

Sono i così detti lavoratori esodati su cui è intervenuto ieri il Presidente della Repubblica. «C’è una questione aperta che i sindacati rivendicano e di cui credo il governo stia studiando la soluzione» ha detto Giorgio Napolitano.

Il problema è che non si tratta di pochi casi ma di diverse centinaia di migliaia di persone. Le cifre esatte sui cosiddetti esodati sono ancora indefinite. «Non c’è ancora il dato definitivo» ha detto ieri il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua. Le stime iniziali del governo parlavano di 50 mila casi, ma la quota è stata rivista al rialzo dalla Cgil che ne ha contati 200 mila. Secondo stime circolate in questi giorni arriverebbero addirittura a quota 350 mila, sette volte tanto le valutazioni iniziali fatte dai tecnici.

Un vero e proprio popolo che sta affiorando con forza dalle pieghe della riforma. Tutti quanti prima di fare il grande passo avevano valutato bene ogni aspetto della nuova strada che stavano per prendere. Hanno fatto bene i conti con i risparmi che avevano in banca e con le spese in arrivo. Si credevano tranquilli e tutelati, anche perché avevano firmato accordi – magari collettivi – ben precisi, che li ponevano al riparo da sorprese.

Certo è che il governo ora dovrà individuare la strada migliore da percorrere per tutelare questi lavoratori. Ma allo stesso tempo dovrà riuscire anche a salvaguardare le risorse dell’Inps e quindi il bilancio pubblico. L’esecutivo sta cercando una soluzione e ha assicurato che entro il 30 giugno del 2012 verrà varato un decreto ad hoc. Sul tema nei giorni scorsi è intervenuta la stessa Elsa Fornero che il 19 marzo ha detto che «sono molti più del previsto», per cui «occorre trovare criteri equi per tutelare prima di tutto i più deboli».

Intanto cresce il numero di segnalazioni alle redazioni dei giornali. Come quella di Maurizio 57enne di Gessate, in mobilità dal dicembre 2008. «Dal mese di luglio sono senza un reddito. Ho maturato il diritto alla pensione, i 40 anni li ho fatti nel marzo 2011, la mia data di pensione (indicata come certa sugli accordi presi all’atto del mio licenziamento) era 1/7/2011. La legge 122 ha spostato le finestre di uscita di un anno. Ed io sono entrato in un limbo in un vuoto incredibile, non ero più mobilitato e neppure pensionato. Fatto sta che hanno smesso di pagarmi le indennità di mobilità, ma non mi pagano la pensione».

Ma quello degli esodati non è il solo problema sul tavolo del governo. Tra i nodi che stanno venendo al pettine c’è anche la questione delle ricongiunzioni onerose, previste dalla legge 122 del luglio scorso. Tanti i casi, come quello di Claudio: «Ho 55 anni e tra cinque o sei anni sarei andato in pensione per anzianità con più di 40 anni di contributi versati, più o meno per periodi uguali, all’Inps e all’Inpdap. Ora ho saputo che la mia ricongiunzione di tutto all’Inps avrà un costo di 135.000 euro». Cifre stellari come quella chiesta a Bruno: «per ricongiungere 32 anni di contributi versati nelle casse Inpdap agli otto dell’Inps mi sono stati chiesti dall’Inps 299.605 euro. Da pagare in «comode» 190 rate mensili da 1.576,87 euro l’una, per 15 anni. Vicenda analoga anche quella di «nicsummo», un ex dipendente della società Postel SpA del gruppo Poste Italiane che dopo aver versato per 30 anni i contributi all’Inps e per altri 12 a Ipost, ora si ritrova con un conto ulteriore di 70 mila euro da pagare per avere il diritto alla pensione.

La Stampa 29.03.12

******

“In piazza torna l’unità sindacale”, di Massimo Franchi

A otto giorni di distanza dal martedì in cui si sono divisi (davanti a Mario Monti) sull’articolo 18 e la riforma del lavoro, Cgil, Cisl, Uil e Ugl si ritrovano uniti. L’annuncio è arrivato ieri: venerdì 13 aprile Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella parleranno dal palco della stessa manifestazione contro la riforma delle pensioni e per risolvere il drammatico problema degli esodati e delle ricongiunzioni milionarie. Si tratta delle migliaia e migliaia di persone (che l’Inps non riesce ancora a quantificare) che hanno firmato un accordo per lasciare le aziende in prossimità della pensione e poi si sono ritrovate senza lavoro e con l’età pensionabile allungata dai 5anni in su. Accanto a loro, ci sono poi altre migliaia di persone che dovranno pagare, grazie ad un decreto di Giulio Tremonti dell’agosto 2010, centinaia di migliaia di euro per poter ricongiungere gli anni di contributi versati a diversi enti previdenziali. Le loro storie le abbiamo raccontate il 22 febbraio su queste pagine. CAMBIARE LA RIFORMA «Quella del 13 aprile – ha spiegato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso – è una manifestazione di tutti i lavoratori, perché tali li consideriamo, che con la cosiddetta riforma delle pensioni sono diventati esodati: dovevano accedere alla pensione invece non hanno né lavoro né ammortizzatori e sono alla ricerca di una soluzione ».Maanche «di tutti quei lavoratori che per effetto delle norme delle finanziarie del governo precedente si trovano a dover affrontare ricongiunzioni molto onerose per poter ricostruire le loro carriere pensionistiche. Tutti quei soggetti che pagano un prezzo altissimo a una riforma che è stata fatta senza tener conto di una realtà presente e dei diritti in essere dei lavoratori ». Dello stesso avviso anche Raffaele Bonanni. «Il governo e il Parlamento -ha detto il leader Cisl – devono risolvere il problema di centinaia di migliaia di persone rimaste già senza stipendio e senza pensione», i cosiddetti esodati, per effetto della riforma delle pensioni. Deve essere chiaro che su questo problema delle pensioni non faremo sconti a nessuno ». Molto duro il leader Uil Luigi Angeletti: «I lavoratori esodati hanno fatto una scelta fidandosi delle regole esistenti. Un qualunque governo decente deve garantire la validità di patti precedentemente sottoscritti. Si pone un problema di credibilità. Noi lo sollecitiamo ad onorare impegni che lo Stato si è assunto nei confronti di tanti suoi cittadini». L’argomento “esodati” sarà poi al centro della relazione con cui oggi Giovanni Centrella a Roma darà il via al terzo congresso confederale dell’Ugl, che lo vede unico candidato alla rielezione. «Anche l’Ugl parteciperà alla manifestazione nazionale con Cgil, Cisl e Uil contro la riforma delle pensioni del 13 aprile a Roma- annuncia Centrella – . Resta fermo il nostro “No” ad un provvedimentoiniquo, che ha colpito categorie già deboli, dai lavoratori interessati da accordi di mobilità lunga, i cosiddetti “esodati”, a coloro che erano ormai vicini alla pensione. Le modifiche attuate successivamente – prosegue Centrella -nonsono sufficienti a colmare l’ingiustizia di una riforma che non tiene conto dei sacrifici già affrontati da chi è già stato colpito dalla crisi». ESODATI: MISTERO SUL NUMERO Sull’argomento ieri è stato ascoltato in commissione Lavoro alla Camera il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua. A chi gli chiedeva conferma del numero (350mila), Mastrapasqua ha risposto che la cifra «non è ancora definita», ma al ministero del Lavoro è al lavoro un tavolo a cui partecipa anche l’Inps. «Confermo che il ministero ha l’impegno di emanare un decreto al 30 giugno per risolvere il problema e che sta lavorando per rispettare la scadenza temporale del Parlamento», ha spiegato Mastrapasqua. Il problema principale è quello di, dopo aver accertato ilnumero delle persone coinvolte, individuare la copertura finanziaria sufficiente. Nei giorni scorsi la ministra Elsa Fornero aveva annunciato un tavolo con i sindacati proprio su questi temi. Ma la convocazione non è ancora arrivata.❖

L’Unità 29.03.12