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“Torna il collegio. Via le coalizioni. La nuova legge stile Berlino”, di Andrea Carugati

Intesa più solida sulle riforme costituzionali, pronte a partire in Senato tra due settimane. Complicazioni sulla legge elettorale alla tedesca, ma il mini premio al partito più votato è favorito sul correttivo spagnolo. Passi in avanti più decisi sulla riforma costituzionale, ancora qualche incertezza sul nuovo sistema elettorale tedesco corretto.
Dopo il vertice dei tre segretari Pd-Pdl-Udc, che ha dato il via libera allo schema di intesa sulle riforme, procede il lavoro degli esperti che stanno mettendo a punto il testo delle nuove norme che modificheranno il funzionamento del sistema politico. Il primo pacchetto di riforme costituzionali dovrebbe iniziare il suo percorso in Senato già tra 15 giorni, sotto forma di emendamenti ai testi di riforma già incardinati.
LA RIFORMA COSTITUZIONALE
I deputati passano da 630 a 500 (più 8 eletti nelle circoscrizioni Estero) e i senatori da 315 a 250 (più 4 eletti all’estero). Si riduce l’età per l’elettorato attivo e passivo: sarà eleggibile alla Camera chi ha compiuto 21 anni e al Senato chi ha almeno 35 anni. La riforma introduce anche il cosiddetto “bicameralismo eventuale”: sarà la Camera ad occuparsi delle materie di «esclusiva competenza dello Stato», mentre palazzo Madama sarà competente per le materie di «potestà legislativa concorrente» tra Stato e Regioni. Dunque, le leggi saranno approvata da una sola Camera,
salvo che l’altra, entro 15 giorni (e attraverso il voto del 30% dei suoi componenti) non richiami a sè la legge in questione.
La bozza prevede anche un rafforzamento del ruolo dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio potrà proporre al Presidente della Repubblica la nomina e la revoca dei ministri e chiedere al capo dello Stato lo scioglimento delle Camere a meno che le Camere, entro 15 giorni, non approvino la mozione di sfiducia costruttiva che deve essere sottoscritta da almeno un terzo dei componenti di ciascuna Camera e contenere l’indicazione del nuovo premier. Inoltre, il governo potrà chiedere che un disegno di legge sia inserito con priorità all’ordine del giorno della Camera che dovrà rispettare termini stabiliti per l’esame e per approvazione.
Resta aperta una questione: a concedere e revocare la fiducia al governo potrebbe essere la sola Camera dei deputati. La proposta è sostenuta con forza dall’Udc, ma finora non si è arrivati ad una intesa.
LA NUOVA LEGGE ELETTORALE
Qualche complicazione in più sul nuovo sistema elettorale, che necessità, come ha confermato Luciano Violante, di una ulteriore messa a punto. Lo schema però è abbastanza chiaro: metà dei deputati eletti in collegi uninominali e metà in liste bloccate, di piccole dimensioni, per favorire la riconoscibilità dei candidati. Nonostante la presenza dei collegi, che favorisce il rapporto eletto-elettore, l’impianto del sistema, come in Germania, è proporzionale: ogni partito prende un numero di seggi in rapporto ai voti ricevuti. Ci sarà poi una soglia di sbarramento al 4 o 5%, e un «diritto di tribuna» per le forze che non la supereranno. Il punto chiave è la fine delle coalizioni preventive che hanno caratterizzato la seconda Repubblica: questo sistema, eliminando il premio di maggioranza, non favorisce più le coalizioni. Ma non elimina la facoltà dei partiti di dichiarare prima del voto le proprie alleanze.
Sulla unica scheda, l’elettore troverà il nome dei candidati nel collegio uninominale con il simbolo dei rispettivi partiti. Non è ancora stabilito se le liste di ogni partito (con 3-4 nomi per la parte proporzionale) saranno stampate sulla scheda. Ci sono diversi punti aperti. Il primo è l’indicazione sulla scheda del nome del
candidato premier, fortemente voluta dal Pdl. Altro nodo irrisolto riguarda la correzione in senso bipolare del sistema. Il correttivo “spagnolo” lavora sulla dimensione delle circoscrizioni: se il numero di eletti per ogni circoscrizione non supera i 14, si ha “naturalmente” un meccanismo che favorisce i partiti maggiori e penalizza lievemente quelli più piccoli. Se invece, come pare più probabile, la scelta cadrà su un collegio unico nazionale, dunque perfettamente proporzionale, l’ipotesi allo studio è di assegnare un mini premio di maggioranza (36 seggi) al partito più votato, o in aggiunta un ulteriore mini premio al secondo classificato.

L’Unità 29.03.12